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Raee, la Toscana resta prima nell’Italia centrale ma la raccolta procapite scende del 5,4%

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La raccolta dei rifiuti tecnologici, che rappresentano una delle più preziose “miniere urbane” che abbiamo a disposizione per rispondere alla necessità di materie prime utili alla transizione ecologica, vede la Toscana tra le migliori regioni d’Italia seppur con una performance in calo nell’ultimo anno.
Come a livello nazionale, dove la raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) di origine domestica è diminuita nel 2022 dopo 8 anni di crescita, la Toscana si è fermata a 30.196 ton (6,2%). Il dato arriva direttamente dal nuovo rapporto regionale del Centro di coordinamento Raee, l’organismo che sintetizza i risultati ufficiali conseguiti da tutti i sistemi collettivi che si occupano della gestione dei rifiuti tecnologici in Italia.
Nonostante tutto, la Toscana si confermi in quinta posizione nella classifica nazionale per volumi complessivi. Cala (-5,4%) anche la raccolta pro capite che si attesta a 8,24 kg per abitante: il valore è in ogni caso di gran lunga superiore tanto alla media dell’area di riferimento (6,21 kg/ab) quanto della media italiana (6,12 kg/ab). Nel confronto con il resto del Paese, il dato posiziona la regione al quarto posto della relativa classifica nazionale e la conferma prima tra le regioni del centro Italia.
Un solo raggruppamento di Raee non è interessato al calo di volumi, ovvero freddo e clima (R1), che cresce anzi dell’1,7% per un totale di 7.347 tonnellate; si riduce invece del 7,3% la raccolta di grandi bianchi (R2) che si ferma a 12.604 tonnellate; in contrazione del 14,6% anche Tv e apparecchi con schermo (R3), i cui volumi scendono a 4.322 tonnellate; scende a 5.836 tonnellate, in diminuzione del 5,7%, la raccolta di elettronica di consumo e piccoli elettrodomestici (R4); idem la raccolta di sorgenti luminose (R5), che perde il 10% e si attesta a 88 tonnellate.
«La Toscana nel 2022 raccoglie più di 30.000 tonnellate di Raee e ha un risultato complessivo molto superiore alla media nazionale – commenta Fabrizio Longoni, dg del Centro di coordinamento – Non tutte le province evidenziano performance più o meno in linea con l’anno precedente. Risulta fuori dal coro la provincia di Prato che con un pro capite di solo 4,8 chilogrammi è il fanalino di coda della raccolta regionale, sotto la media non solo nazionale, ma anche di tutte le singole aree del Paese. Rappresenta inoltre un terzo della raccolta della provincia di Pistoia. Positivo in ogni caso il risultato regionale e meritevole di una valutazione su come migliorare ulteriormente le performance soprattutto sul raggruppamento 4, che sarà il bacino da cui attingere i volumi che oggi mancano per raggiungere i risultati auspicati».
Guardando più in dettaglio ai dati provinciali, l’analisi del Cdc mette in evidenza luci e ombre della raccolta Raee toscana dell’ultimo anno.
olto alti e ben al di sopra della media dell’area quasi tutte le restanti province; non raggiungono la media del centro Italia solo Massa Carrara, nonostante un incremento dell’1,1% che porta il dato pro capite a 6,15 kg/ab, e Prato, che al contrario registra la peggiore flessione a livello nazionale (-43,5%) col dato crolla a 4,83kg/ab.
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Altro che hub del gas, Terna: «Italia hub elettrico europeo e mediterraneo»

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Mentre il Governo Meloni magnifica le potenzialità italiane in termini di hub del gas (fossile) con la contrarietà di tutto il mondo ambientalista, Terna – la società guidata da Stefano Donnarumma che gestisce la rete elettrica nazionale – mostra che un futuro diverso è possibile quanto auspicabile: che hub sia, ma per l’energia elettrica da fonti rinnovabili.
Nel suo nuovo Piano di sviluppo decennale, Terna punta non a caso al rafforzamento e allo sviluppo delle interconnessioni con l’estero, prevedendo un investimento complessivo di circa 2 miliardi di euro, per iniziare a fare dell’Italia «un hub elettrico europeo e mediterraneo».
Fondamentale in questi’ottica sarà il progetto di interconnessione tra Italia e Tunisia, intervento di rilevanza strategica che garantirà l’ottimizzazione delle risorse energetiche tra l’Europa e il Nord Africa. A dicembre 2022 il ministero dell’Ambiente ha avviato il procedimento autorizzativo del ponte energetico sottomarino da 600 MW per il quale è previsto un investimento, da parte di Terna e di Steg, l’operatore elettrico tunisino, di circa 850 milioni di euro complessivi.
Nel Piano di sviluppo di Terna è confermato anche il progetto Sa.Co.I.3, il collegamento tra i sistemi elettrici della Sardegna, della Corsica e della penisola italiana, per un investimento complessivo di 950 milioni di euro.
Inoltre, nel secondo semestre del 2023 Terna avvierà la consultazione pubblica per il nuovo cavo sottomarino con la Grecia, 200 km di lunghezza e 500 MW, che raddoppierà la capacità di scambio tra i due Paesi. Per l’opera Terna investirà 750 milioni di euro.
«Queste interconnessioni – concludono da Terna – insieme agli elettrodotti tra Italia-Francia, Italia-Svizzera e Italia-Austria, consentiranno al nostro Paese, in virtù della sua posizione geografica strategica, di rafforzare il suo ruolo di hub energetico dell’Europa e dell’area mediterranea, diventando protagonista a livello internazionale».
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Terna, investimenti da 21 mld di euro sulla rete elettrica per sviluppare le rinnovabili

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A neanche ventiquattro ore dalla proposta avanzata dalla Commissione Ue per la riforma del mercato elettrico, Terna – la società che gestisce la rete elettrica nazionale – ha presentato oggi il proprio Piano di sviluppo 2023, con investimenti da 21 mld di euro nei prossimi dieci anni (che arrivano a oltre 30 mld di euro considerando l’intera vita delle opere previste).
«Gli investimenti inseriti nel Piano di sviluppo 2023 sono i più alti mai previsti da Terna – dichiara l’ad, Stefano Donnarumma – Mai come oggi, in un contesto particolarmente sfidante, è necessario uno sforzo di programmazione di lungo periodo, un coordinamento fra le istituzioni che consenta all’Italia di cogliere tutte le opportunità che la transizione porta con sé. Le fonti rinnovabili rappresentano il nostro petrolio: abilitarne la diffusione e l’integrazione fa parte della nostra missione di registi del sistema elettrico e sarà determinante per la sicurezza energetica del nostro Paese».
Un petrolio che però ancora l’Italia non riesce a sfruttare appieno. Secondo i dati Terna aggiornati a gennaio, ci sono circa 340 GW di proposte impiantistiche rinnovabili in attesa di via libera: cento volte tanto gli impianti effettivamente entrati in esercizio nell’ultimo anno (3 GW), a causa delle ampie difficoltà ancora esistenti lungo l’iter autorizzativo.
Non tutti questi 340 GW potranno entrare in produzione, ma per rispettare gli obiettivi Ue al 2030 dovranno essere almeno 70 GW (secondo lo scenario Fit for 55 preso come riferimento da Terna) o meglio 85 GW (secondo la più recente proposta europea RePowerEu).
Secondo le proiezioni elaborate da Terna insieme a Snam, tali impianti saranno localizzati soprattutto al centrosud (dove è maggiore la presenza di fonti rinnovabili come eolico e fotovoltaico), mentre la domanda elettrica continuerà ad arrivare soprattutto dal nord.
Per questo la principale novità introdotta nel Piano di sviluppo 2023 è la rete Hypergrid, che sfrutterà le tecnologie della trasmissione dell’energia in corrente continua (Hvdc).
Nel merito, Terna ha pianificato cinque nuove dorsali elettriche per 11 mld di euro – la Milano-Montalto, la Central link tra Umbria e Toscana, la Dorsale sarda, la Dorsale Ionica-Tirrenica tra Sicilia e Lazio, la Dorsale adriatica Foggia-Villanova-Fano-Forlì –, funzionali all’integrazione di capacità rinnovabile.
Si tratta di un’imponente operazione di ammodernamento di elettrodotti già esistenti sulle dorsali Tirrenica e Adriatica della penisola e verso le isole, che prevede nuovi collegamenti sottomarini a 500 kV; complessivamente, con le Hypergrid sarà possibile raddoppiare la capacità di scambio tra zone di mercato, passando dagli attuali 16 GW a oltre 30 GW.
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