Bari, bollette energetiche quadruplicate per la catena di pasticcerie Jèrôme: “Rischiamo chiusura d dicembre”

Bari, bollette energetiche quadruplicate per la catena di pasticcerie Jèrôme: "Rischiamo chiusura d dicembre"baritoday.it

“Le bollette della luce per i miei 6 punti vendita, 5 a Bari ed uno a Taranto, sono passate da 15mila euro totali a 62mila. I costi energetici sono quadruplicati, l’impegno economico è divenuto insostenibile. Mi sono dato un tempo limite fino al 30 novembre: se non cambia la situazione, il primo dicembre chiuderò gli esercizi commerciali in ‘lockdown energetico’ e sarò costretto a mettere 80 dipendenti in cassa integrazione”. È questa la denuncia di Mino Dalonzo, titolare delle pasticcerie Jèrôme, nel centro del capoluogo pugliese.

L’aumento vertiginoso dei costi energetici sta piegando le attività dei commercianti della città, anche i marchi consolidati vivono la crisi con profonda difficoltà: “Ho pagato tutte le bollette, ma sto lavorando in perdita ormai da mesi. I costi hanno assottigliato i ricavi. Se non riesce la mia azienda, con una robusta struttura industriale, a far fronte all’aumento dei costi energetici, come potranno riuscirci le piccole realtà commerciali?”

Il titolare delle pasticcerie baresi snocciola la drammatica progressione di cifre cui a dovuto far fronte in questi ultimi mesi: “Nelle bollette energetiche di luglio era già presente un aumento del 250% rispetto ai mesi precedenti, ad agosto ho ricevuto fatture con una crescita dei costi del 450%, la stessa cosa si è ripetuta il mese successivo. In un breve periodo mi sono trovato a dover sborsare 50mila euro in più, ogni mese, per l’utilizzo della luce elettrica”.

La crisi potrebbe sfociare presto in clamorose decisioni: “Aspetterò l’evolversi della situazione fino a novembre, pagherò tutte le bollette e gli stipendi dei miei 80 collaboratori. A dicembre, se non saranno presi provvedimenti che arrestino l’aumento dei costi, chiuderò i miei punti vendita e manderò i ragazzi in cassa integrazione. A quel punto sarà lo Stato a dover versare circa 90mila euro per sostenere la forza lavoro presente

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