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Di cosa si è parlato questa settimana

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I giorni dell'addio: ai rave party in Italia, a Bolsonaro in Brasile e al posto di lavoro per i dipendenti di Twitter.Polemiche – Rave against the machine Nemmeno una settimana di governo e l’esecutivo Meloni ha già eliminato la piaga dei rave illegali e clandestini. Quanto successo a Modena servirà da esempio a tutti quelli che … Continued

Sottobosco

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Ricetta di Gaetano Trovato, socio Euro-Toques e chef due stelle Michelin del ristorante Arnolfo a Colle di Val d'Elsa (Si).

Lee Miller e Man Ray, un racconto d’amore e di fotografia

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“Preferisco fare una foto che essere una foto”, ha detto una volta Lee Miller. Eppure ancora oggi molti la conoscono per essere stata la modella e amante di Man Ray. Mentre al cinema si prepara l’uscita del biopic Lee, con Kate Winslet nel ruolo della protagonista, a Venezia una grande mostra rende omaggio alla fotografa surrealista. Dal 5 novembre al 10 aprile, 140 fotografie, oggetti d’arte e rari documenti video ne illustreranno i numerosi talenti a Palazzo Franchetti, restituendo finalmente la realtà del legame con Man Ray, prima suo mentore, poi compagno e infine grande amico. Man Ray, Autoritratto, 1931 (1982). Collezione privata I Courtesy Fondazione Marconi, Milano © Man Ray 2015 Trust / ADAGP-SIAE 2022Si deve a Suzanna, defunta moglie di Anthony Penrose (il secondo marito di Lee), la riscoperta delle mille vite di quest’artista straordinaria. Galeotte furono alcune scatole dimenticate in soffitta con un mondo dentro: 60 mila fotografie, negativi, documenti, riviste, lettere e oggetti. Musa, fotografa, icona del Novecento, prima donna reporter di guerra a documentare gli orrori dei campi di concentramento liberati dalle truppe americane, Lee Miller ha attraversato la vita con incredibile passione e determinazione. Il percorso curato da Victoria Noel-Johnson ripercorre le tappe della sua avventura tra scatti segreti e immagini che hanno scritto la storia, con prestiti dai Lee Miller Archives e Fondazione Marconi. “La mostraci permette di rivivere l'intensità degli anni ruggenti, la Parigi crocevia di moda, letteratura e arte che si apriva al Surrealismo. E poi la Miller testimone dell’orrore della Seconda Guerra Mondiale… Estetica e storia, bellezza e tragedia”, sintetizza Vittorio Verdone, direttore Corporate Communication e Media Relation di Unipol, che ha sostenuto il progetto. George Hoyningen-Huene, Lee Miller and Agneta Fisher, Vogue, 1932 © George Hoyningen-Huene Estate ArchivesA Venezia scopriremo Lee nelle vesti di modella e icona di stile sulle pagine di Vogue, dove approdò negli anni Venti su invito del celebre editore Condé Nast. O a Parigi negli ambienti dell’avanguardia, tra ritratti di Pablo Picasso, Max Ernst, Jean Cocteau, e delle amiche fotografe Dora Maar e Meret Oppenheim. Ne ripercorreremo amori e matrimoni, dal businessman egiziano Aziz Eloui Bey al surrealista britannico Roland Penrose, e riconosceremo nell’arte il riflesso di questi incontri. Dalla fascinazione dell’Egitto, per esempio, nacque l’indimenticabile Portrait of Space, che con la sua tenda strappata sull’infinito ispirò il Bacio di Magritte. Lee Miller, Portrait of Space, Al Bulwayeb, near Siwa, Egypt, 1937 © Lee Miller Archives England 2022. All rights reserved. www.leemiller.co.ukCuore della mostra è il rapporto con Man Ray, raccontato attraverso intense fotografie scattate da entrambi. Come The Neck, che ritrae il collo lungo ed elegante di Lee: dopo una lite furibonda, l’amante lo avrebbe rappresentato tagliato da un rasoio e adorno di gocce di inchiostro rosso. Nel 1933, invece, un Man Ray accecato dal dolore della separazione sostituì l’occhio del suo celebre metronomo Perpetual Motif con quello di Lee Miller. Profonda, sensuale e travolgente per entrambi, la relazione tra i due riserva sorprese che vanno al di là della narrazione di un amore. Pochi sanno per esempio, che fu Lee a scoprire la tecnica fotografica della solarizzazione, passata alla storia come una rivoluzionaria innovazione di Man Ray. Man Ray, The Tears (Les deux yeux, le nez et les larmes), 1930 (1988). Collezione privata I Courtesy Fondazione Marconi, Milano © Man Ray 2015 Trust / ADAGP – SIAE – 2022Quando l’amore finisce, Miller torna a New York e apre uno studio fotografico di successo, l’unico in città fondato e gestito da una donna. Ma la vita la porterà presto altrove: in Egitto, a Londra e sui teatri del secondo conflitto mondiale. Come corrispondente di guerra e fotoreporter per Vogue, Lee documenterà i bombardamenti di Londra, la liberazione di Parigi, i campi di concentramento di Buchenwald e Dachau, e nel 1944 sarà accreditata come corrispondente dell'esercito americano. Il faccia a faccia con le brutalità del Novecento non la lascerà indifferente. Lee Miller soffrirà di depressione e disturbi post-traumatici, Man Ray le sarà vicino per sempre. Lee Miller, Fire Masks, 21 Downshire Hill, London, England, 1941 (3840-8) © Lee Miller Archives England 2022. All rights reserved. www.leemiller.co.ukA cura di Victoria Noel-Johnson, Lee Miller Man Ray. Fashion Love War sarà visitabile a Palazzo Franchetti dal 5 novembre 2022 al 10 aprile 2023. Il catalogo edito da Skira contiene testi di Anthony Penrose e di Ami Bouhassane, rispettivamente figlio e nipote dell’artista.  "Lee Miller Man Ray. Fashion, Love, War", Palazzo Franchetti, Venezia 

Orizzonti tremanti: Olafur Eliasson torna a Torino con sei nuove installazioni immersive

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Olafur Eliasson fa il bis. Mentre è ancora in corso la grande mostra di Palazzo Strozzi, l’artista scandinavo conquista Torino con una nuova serie di installazioni. Luci e colori trasformano la Manica Lunga del Castello di Rivoli in un paesaggio immersivo, che gioca con i sensi, lo spazio e il tempo sfidando le percezioni del pubblico. “In Orizzonti tremanti”, racconta la curatrice Marcella Beccaria, “Eliasson ci invita ad aprire il nostro sguardo oltre i confini del visibile, dalla vertigine dello spazio profondo all’emozione dell’incontro con noi stessi e i nostri paesaggi interiori. Coinvolgendo corpo e mente, le sue opere contribuiscono a rendere percepibile il ruolo di ciascuno nella produzione della realtà e nella costruzione di questo instabile presente”. Nello studio di Olafur Eliasson, testando le proiezioni di luce, 2019. Foto Maria Pilar Garcìa Ayensa / Studio Olafur EliassonNei Kaleidorama fasci di luce elettrica si riflettono in bacini d’acqua e sistemi di lenti, dando origine a mondi di linee, forme e motivi da percorrere e abitare. Temi o stati d’animo differenti caratterizzano le singole installazioni, dal Kaleidorama curioso e quello riflessivo, esitante, potente, fino al Kaleidorama vivente e alla Memoria del Kaleidorama. Oggetti ibridi e mutanti, i Kaleidorama sono il frutto delle ultime sperimentazioni condotte da Eliasson a Berlino e nascono da un incrocio tra i dispositivi ottici del caleidoscopio e del panorama. Queste opere “usano l’effetto specchio del caleidoscopio per evocare spazi panoramici o paesaggistici che sembrano più grandi del luogo fisico in cui vengono mostrati”, spiega l’artista: “Aprono nuovi orizzonti grazie alle loro superfici specchianti, spalancando spazi in cui si incontrano onde, linee dell’orizzonte, riflessi, bande di luce diffratte nei colori dello spettro visibile, e le ombre moltiplicate, la tua e quella degli altri visitatori. Stando all’interno dei Kaleidorama, ci si sente come di fronte al tempo mentre si svolge. È un’opportunità per riconsiderare il nostro senso della proporzione e del tempo, come quando si guardano le immagini di un telescopio, uno spazio profondo ai confini della nostra immaginazione”. Esperimenti di luce per la mostra "Orizzonti tremanti" al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 2022. Foto Tegan Emerson I Courtesy Studio Olafur EliassonLa dimensione sensoriale incontra le istanze ecologiche - altro tema centrale nella ricerca di Eliasson - nell’opera Your non-human friend and navigator, che segna il culmine del percorso torinese. In parte sospesa nell’aria, in parte distesa sul pavimento, l’installazione è composta da driftwood, tronchi trasportati dal mare e logorati dall’azione degli elementi che l’artista ha raccolto sulle spiagge dell’Islanda, dove spesso approdano resti di legname partiti da paesi lontani. Una calamita orienta la parte sospesa dell’opera lungo l’asse Nord-Sud, mentre a terra le sottili velature di acquerello applicate sul legno rievocano l’azione dell’acqua e delle correnti che lo hanno sospinto per migliaia di chilometri. “L’opera di Olafur Eliasson contiene echi dell’Arte povera, in particolare di Giuseppe Penone, Pier Paolo Calzolari, Giovanni Anselmo e Marisa Merz”, osserva il direttore del museo Carolyn Christov-Bakargiev: “Nella sua arte, il pensiero processuale ed ecologico degli anni Sessanta si collega alla visione contemporanea attraverso uno sviluppo organico”. Olafur Eliasson, Navigation star for utopia, 2022. Foto Jens Ziehe In corso al Castello di Rivoli fino al prossimo 26 marzo, Orizzonti tremanti trova una naturale appendice nelle collezioni del museo, dove l’artista ha già esposto due volte: nel 1999, in occasione della sua prima mostra fuori dalla Scandinavia, e nel 2008 durante la Biennale di Torino. Lo testimonia una coppia di installazioni site-specific, allestite negli ambienti per i quali furono originariamente concepite: Your circumspection disclosed (1999) nel mezzanino della Manica Lunga e The sun has no money (2008) nella sala a volta del Settecento. Esperimenti di luce per la mostra "Orizzonti tremanti" al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 2022. Foto Tegan Emerson I Courtesy Studio Olafur EliassonLeggi anche: • “Nel tuo tempo”. Al via la grande mostra di Olafur Eliasson a Firenze• Nella Vita Reale: Olafur Eliasson al Guggenheim di Bilbao

L’ignoto spazio profondo di Olafur Eliasson

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Fino al 26 marzo il Castello di Rivoli ospita la mostra Orizzonti tremanti, un percorso di giochi di luce immerso nel buio per ripensare il nostro rapporto con il tempo e lo spazio.Nel 2003 Olafur Eliasson realizzò alla Turbine Hall della Tate Modern di Londra “The Weather Project”, un’installazione che riproduceva un tramonto senza fine. … Continued