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Tik tok contro il Willow Project petrolifero in Alaska. Diventa virale la campagna per salvare la fauna artica

Tik tok contro il Willow Project

Il primo febbraio, il Bureau of Land Management (BLM) ha pubblicato la sua dichiarazione finale sull'impatto ambientale del Willow Project  nel North Slope, in Alaska, che autorizza ConocoPhillips a portare avanti il ​​progetto che è una delle più grandi nuove proposte petrolifere degli Stati Uniti d’America. Il sito di tivellazione si troverebbe nella National Petroleum Reserve, la più vasta area di territorio pubblico vergine negli Stati Uniti.
Le associazioni ambientaliste si sono subito dichiarate contrarie. In una nota congiunta Sovereign Iñupiat for a Living Arctic, Alaska Wilderness League, Trustees for Alaska, Friends of the Earth, Conservation Lands Foundation, Environment America, Earthjustice, Defenders of Wildlife, League of Conservation Voters, Northern Alaska Environment Center, Sierra Club, The Wilderness Society, Evergreen Action, Chesapeake Climate Action Network e Greenpeace Usa  hanno ricordato che «L'amministrazione Biden ha il potere di negare i permessi e dovrebbe farlo quando emetterà la sua decisione finale. Un enorme contributo pubblico e scientifico ha dimostrato la minaccia che questa proposta rappresenta per la regione artica e per le persone e gli animali che vi abitano. Willow inquinerebbe l'acqua e l'aria, interromperebbe le migrazioni degli animali, distruggerebbe l'habitat degli animali, emetterebbe tanto carbonio quanto il funzionamento di 76 centrali a carbone per un anno e fungerebbe da hub per la futura industrializzazione del petrolio e del gas e l'inquinamento per i decenni a venire. Il progetto avrebbe impatti devastanti sull'intera regione artica occidentale, ponendo gravi minacce per la salute, l'ambiente e la sicurezza alimentare alle comunità native dell'Alaska».
Per Sierra Club, «Nessun singolo progetto di petrolio e gas rappresenta una minaccia maggiore per gli obiettivi climatici e di protezione delle public lands  dell'amministrazione Biden. Il Willow Project ha il potenziale per annullare completamente i progressi dell'energia pulita che abbiamo già fatto e bloccarci nella trivellazione di combustibili fossili per altri 30 anni». Ma Sierra Club è convinta che «Il presidente Biden ha ancora l'opportunità di essere un eroe climatico rifiutando la raccomandazione del BLM». L’associazione (la più grande e vicina al Partito democratico) è però consapevole che questo accadrà «Solo se dimostreremo che le persone in tutto il paese non vogliono che questo progetto vada avanti. Questa è la nostra ultima occasione per fermare questo disastroso progetto una volta per tutte! Dobbiamo dire al presidente Biden forte e chiaro che fermare il progetto Willow è fondamentale se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi climatici!»
Per questo Sierra Club (che ha circa 3 milioni di soci) ha lanciato una petizione online che chiede al presidente Biden di non approvare il Willow Project.  Ma l’ostacolo più grosso sembra venire da un social media inaspettato: l'opposizione è cresciuta rapidamente nelle ultime settimane perché la campagna #stopwillow è diventata virale su TikTok.
ConocoPhillips è corsa ai ripari e ha lanciato una campagna “informativa” nella quale assicura che il progetto creerà migliaia di posti di lavoro e entrate per la gente del posto. E, rispondendo alle accuse degli ambientalisti, il portavoce di ConocoPhillips Dennis Nuss ha dichiarato abbastanza spericolatamente alla BBC: «Riteniamo che questo progetto si adatti alle priorità dell'amministrazione Biden in materia di giustizia ambientale e sociale, facilitando la transizione energetica e migliorando la nostra sicurezza energetica».
Ma le argomentazioni della multinsazionale petrolifera non convincono per nulla u i leader degli  Iñupiaq, un popolo nativo dell'Alaska, che sono molto preoccupati pèer gli impatti ambientali locali del progetto, compresi il disturbo alla fauna selvatica locale, l'interruzione delle pratiche di caccia tradizionali e il declino della qualità dell'aria.
Ospita specie critiche tra cui orsi polari e popolazioni di caribù istrice.
Rosemary Ahtuangaruak, del comitato consultivo del movimento Iñupiaq e sindaca di Nuiqsut, ha detto che «Le misure di mitigazione non sono sufficienti. Conosciamo il nostro modo di vivere e l'importanza delle nostre generazioni future e non c'è nulla nel nuovo documento che ci dia garanzie che non saremo messi a rischio».
Na altri leader locali del North Slope - sono favorevolial progetto e ai benefici economici che potrebbe portare alle comunità locali. Come Asisaun Toovak, sindaco di Utqiaģvik che ha detto: «Sono molto favorevole al Willow Project e lo è anche la maggior parte della mia comunità. Il gettito fiscale derivante dal progetto sarebbe un'ancora di salvezza per il North Slop che ha un disperato bisogno di alloggi a prezzi accessibili».
Anche il sindaco di Toovak, Nagruk Harcharek, presidente di Voice of the Arctic Iñupiat, una rete di 24 gruppi indigeni locali, ha detto alla BBC  di essere fiducioso che il progetto verrà realizzato in modo responsabile: «Stiamo coesistendo con lo sviluppo sin dal gasdotto Trans-Alaska. Se mai ci fosse un progetto che pensassimo possa minacciare il nostro stile di vita di sussistenza, non lo sosterremmo». Poi, mettendo da parte la sussistenza, se l’è presa con la crescente opposizione sui social media: «E’ davvero difficile da vedere. Le nostre voci sono sminuite da persone che non vivono qui. Non capiscono la durezza della vita sul North Slope».
Infatti, nell’ultima settimana i video #stopwillow su TikTok hanno avuto 20 milioni di visualizzazioni negli Usa e i giovani TikToker che li pubblicano chiedono di inviare lettere a Biden chiedendogli di non approvare il progetto e a Biden sarebbero gu ià arrivate un milione di lettere, anche da imprese come Patagonia.
A febbraio, la ventenne Elise Joshi, studentessa universitaria alla università della California Berkley e direttrice esecutiva di Gen Z for Change, una coalizione di giovani ambientalisti  che utilizzano piattaforme online per stimolare il cambiamento sociale.
ha creato uno dei primi TikTok contro il Willow Project, definendolo «Una bomba al carbonio» e aggiungendo: «Non possiamo permetterci più progetti sui combustibili fossili» ed è rimasta sorpresa quando il suo video #StopWillow ha avuto oltre 300.000 visualizzazioni perché «Il clima non ha il suo momento di grandeviralità». , ha detto Joshi.
Anche il 25enne Alex Haraus  fa parte di #StopWillow Tiktok e sottolinea che «Migliaia di altre persone stanno facendo contenuti come questo. Non è una persona in particolare. Sono solo così tante persone con così tanti background, perché tutti si sentono autorizzati a parlarne».
Intanto, una petizione messa ieri online su change.org che chiede di fermare il Willow Project  per motivi ambientali ha già raccolto già più di 3e milioni di firme, risultando già  una delle petizioni più firmate sulla piattaforma.
Il senatore repubblicano dell'Alaska Dan Sullivan, ha ipotizzato che questo trend dei social media possa essere opera di influenze esterne e ha presentato un nuovo disegno di legge per limitare TikTok dicendo che «Forse è il Partito Comunista Cinese che cerca di influenzare i giovani americani». Ma probabilmente il segretario del Partito Comunista Cinese Xi Jinping, appena rieletto presidente della Repubblica popolare cinese e presidente della Commissione Militare Centrale (CMC), in questi giorni aveva altro a cui pensare.
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Avifauna migratoria: i cacciatori all’assalto dei calendari venatori

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Federcaccia, Enalcaccia, AnuuMigratoristi, Associazione Nazionale Libera Caccia, Italcaccia e il Comitato Nazionale Caccia e Natura (CNCN) riunite nella Cabina di regia unitaria del mondo venatorio, hanno scritto al ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin e a quello dell’agricoltura, sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida  per fornire loro quello che definiscono «Un esperto contributo atto a porre fine a errori, incongruenze ed ai dannosi effetti che una mancanza di corretta analisi e di concertato esame stanno producendo ed ancor più possono produrre senza interventi autorevoli, tempestivi e adeguatamente motivati, per i quali si conferma ancora una volta la nostra piena disponibilità collaborativa».
Si tratta in realtà dei calendari venatori sulle specie migratorie che ogni anno le Regioni Italiane tentano di modificare e che ogni anno vengono sonoramente bocciati non solo dall’Unione europea ma anche da TAR e da altre istanze e dagli stessi governi fin qui succedutisi
Prima di tutto, le associazioni venatorie ritengono che «Sia urgentissima una presa di posizione del Governo italiano, in particolare dei Ministeri dell’Ambiente e Agricoltura congiunti, affinché giunga comunicazione alle Regioni Italiane per legittimare le date di apertura e chiusura della stagione venatoria previste dalla Legge Nazionale. Parimenti ravvisiamo l’impellenza di una azione tempestiva nei confronti della Commissione Europea al fine di modificare le date di inizio migrazione stabilite nel nuovo documento Key Concepts, oltre ad un intervento per l’approvazione corretta dei Piani di gestione delle specie moriglione e pavoncella».
La Cabina di regia unitaria del mondo venatorio accusa: «Il processo di modifica del documento Key concepts, svoltosi dal 2018 al 2021, non ha seguito in Italia le procedure di condivisione con i portatori d’interesse, come raccomandato invece dalla Commissione Europea, né la scala di priorità nei riferimenti scientifici, sempre indicata dalla Commissione. Le proposte di modifica sono state inviate dal Ministero dell’Ambiente senza la concertazione chiesta dalle Regioni, dal Ministero delle Politiche Agricole e dalle Associazioni Venatorie, e i riferimenti utilizzati sono stati rapporti interni dell’ISPRA mai pubblicati, e in alcuni casi addirittura gli stessi dati utilizzati nel 2001, per identificare una decade diversa. Il risultato ottenuto è stato di fatto quello di avere decadi d’inizio migrazione di molte specie anticipate da venti a cinquanta giorni rispetto a quelle dei paesi vicini o di latitudine simile. La conseguenza è che, proprio a causa delle posizioni italiane, per le specie oggetto delle modifiche, non si è raggiunto il risultato di dati omogenei per areali trans-nazionali, auspicato dalla Commissione, che ha dovuto spiegare le discrepanze con la possibilità di avere confuso, da parte delle Autorità italiane, i movimenti invernali non migratori con l’inizio della vera e propria migrazione. Un altro risultato negativo è che oggi i KC italiani e i pareri ISPRA sono incoerenti con le date dell’articolo 18 della legge 157/92, che non è stata modificato su questi punti. Come noto, tale situazione causa da 12 anni continui contenziosi con la Giustizia Amministrativa fra Regioni e associazioni animal-ambientaliste, e riteniamo che sia compito della politica far terminare questo dispendio di tempo e denaro su un tema facilmente risolvibile».
I cacciatori fanno presente che il  problema è stato già segnalato alla Commissione europea dal precedente Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani
Nella lettera – che sembra più una road-map per la deregulation venatoria applicata ai migratori – i cacciatori dicono ai due ministri che lo Stato italiano «Dovrebbe agire urgentemente secondo queste proposte: Inviare una circolare, o ancora meglio un decreto ministeriale congiunto, a tutte le Regioni Italiane, in cui si fa presente di avere preso atto dell’inaffidabilità dei Key Concepts italiani 2021, a seguito delle valutazioni tecnico-scientifiche e procedurali sopra esposte. Per questo motivo, in vista della redazione dei Calendari Venatori 2023-24, i Ministeri giudicano corretto l’operato delle Regioni Italiane che utilizzino dati scientifici regionali o nazionali per stabilire le stagioni di caccia e la decade di sovrapposizione, in armonia con i paragrafi 2.7.2, 2.7.3, 2.7.9 e 2.7.10 della Guida alla Disciplina della Caccia. Modificare i dati KC italiani, preferibilmente da parte dei due suddetti Ministeri congiuntamente, oppure con un Tavolo tecnico nazionale, che sposti nel mese di febbraio le decadi d’inizio migrazione secondo quanto sotto specificato: Tordo bottaccio: FEB1; Tordo sassello: FEB1, Cesena: FEB1, Alzavola: FEB1, Beccaccia: FEB3, Gallinella d’acqua: MAR1. Scrivere alla Commissione Europea una lettera per verificare una concordanza sui key concepts».
Insomma, il compito assegnato a Pichetto Fratin e Lollobrigida è quello di rivedere il calendario venatorio secondo le indicazioni dei cacciatori. Vedremo se i due ministri accetteranno di farlo come hanno già fatto per altre istanze venatorie che hanno sollevato subito la perplessità dell’Unione europea.
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Il miglioramento ecologico degli ecosistemi di acqua dolce avvantaggia i pesci e pescatori

miglioramento ecologico degli ecosistemi di acqua dolce

La biodiversità delle acque dolci sta diminuendo a ritmi allarmanti, molte azioni di conservazione si concentrano su singole specie. Un approccio alternativo consiste nel migliorare in modo completo i processi e gli habitat ecologici, sostenendo così intere comunità di specie. Questa gestione basata sugli ecosistemi è tuttavia attuata raramente perché è costosa e, inoltre, mancano prove del fatto che sia più efficace di alternative usuali, come il rilascio di pesci per migliorare gli stock. Ma, mentre in Italia si sta andando addirittura verso il rilascio di specie alloctone nei corsi d’acqua –già impoveriti di specie autoctone - per soddisfare le richieste dei pescatori sportivi, in Germania si va in tutt’altra direzione grazie a un lavoro di ampio respiro che coinvolge scienziati e pescatori.
Infatti, Lo studio “Ecosystem-based management outperforms species-focused stocking for enhancing fish populations”, pubblicato su Science e realizzato per 6 anni da un team di ricercatori del Leibniz-Institut für Gewässerökologie und Binnenfischerei (IGB), Hochschule Bremen e dell’Humboldt Universität zu Berlin (HU) in stretta collaborazione con numerosi club di pesca sportiva  organizzati nell Anglerverband Niedersachsen (Associazione dei pescatori della Bassa Sassonia), è il frutto di una serie di esperimenti realizzati su laghi e della valutazione dei risultati del miglioramento dell'habitat basato sull'ecosistema.  rispetto allo stoccaggio dei pesci in 20 laghi di ex cave di ghiaia per un periodo di 6 anni. In alcuni laghi sono state create ulteriori zone di acque poco profonde. In altri laghi sono stati aggiunti fascine di legno grossolano per migliorare la diversità strutturale. In alcuni laghi dello studio sono stati immessi 150.000 pesci di 5 specie di interesse per la pesca, i laghi non manipolati sono serviti da controllo.
Il principale risultato può sembrare controintuitivo: «La creazione di zone di acque poco profonde è stato il metodo più efficace per migliorare le popolazioni ittiche. Queste zone sono ecologicamente importanti per molte specie ittiche, in particolare come zone di riproduzione e aree di nursery per gli avannotti. L'introduzione del legno grezzo ha avuto solo effetti positivi nei ​​laghi selezionati; l'allevamento di pesce è completamente fallito».
Il principale autore dello studio, Johannes Radinger dell'IGB, sottolinea che «Il ripristino dei processi e degli habitat ecologici centrali - la gestione basata sugli ecosistemi - potrebbe avere effetti a lungo termine più forti per la ricostruzione delle specie e delle popolazioni ittiche rispetto ad azioni di conservazione ristrette e incentrate sulle specie».
Mai prima d'ora le comunità ittiche erano state studiate su una serie così ampia di esperimenti su interi sistemi lacustri e coinvolgendo numerosi club di pescatori sportivi e professionistii. Thomas Klefoth, professore alla Hochschule Bremen e co-iniziatore del  progetto evidenzia che «In contrasto con gli studi in laboratorio, gli esperimenti sul campo, che considerano la variazione dell'ecosistema naturale e le interazioni ecologiche e sociali, consentono di ottenere solide prove sull'efficacia delle misure di gestione».
L’autore senior dello studio, Robert Arlinghaus dell?IGB e dellHU, aggiunge che «Includere più laghi delle cave di ghiaia negli esperimenti è stato possibile solo attraverso una stretta collaborazione tra ricerca e pratica. L'approccio transdisciplinare ha contribuito a un ripensamento dell'allevamento ittico e ha favorito l'accettazione di alternative di gestione più sostenibili e basate sull'ecosistema»
Lo studio evidenzia due messaggi centrali che sono rilevanti anche per altri ecosistemi acquatici: «Il ripristino dei processi ecologici ha un impatto più sostenibile sulle comunità e sulle specie rispetto ad azioni di conservazione ristrette e incentrate sulle specie. Inoltre, la conservazione della biodiversità dell'acqua dolce è più efficace quando i gruppi di utenti, come i club di pescatori, si assumono la responsabilità e sono supportati nei loro sforzi da autorità, associazioni e scienza. Questo approccio consente di conciliare conservazione e utilizzo, poiché sia ​​le specie che le attività di pesca traggono vantaggio dalla gestione basata sugli ecosistemi».
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I Campi Flegrei sono uno degli 8 maggiori emettitori naturali di anidride carbonica del mondo

Campi Flegrei

Secondo lo studio ”Discriminating carbon dioxide sources during volcanic unrest: The case of Campi Flegrei caldera (Italy)”, pubblicato su Geology da Gianmarco Buono, Stefano Caliro, Antonio Paonita, Lucia Pappalardo e Giovanni Chiodini dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INVG), «I campi vulcanici flegrei appena ad ovest di Napoli, in Italia, sono tra i primi 8 emettitori di anidride carbonica vulcanica nel mondo. Dal 2005, il cratere della Solfatara, una delle tante depressioni circolari nel territorio lasciate da una lunga storia di eruzioni, ha emesso i maggiori volumi di gas». Attualmente  emette 4.000 - 5.000 tonnellate di anidride carbonica al giorno, equivalenti alle emissioni prodotte dalla combustione di circa 1,9 milioni di litri di benzina.
Nei Campi Flegrei c’è attività vulcanica sin dalla prima eruzione circa 40.00 anni fa, con l'eruzione più recente nel 1538. Dagli anni ’50 in poi, ci sono state diverse fasi di attività. L'attuale ricerca fa parte del progetto strategico dell'INGV LOVE-CF: Linking surface Observables to sub-Volcanic plumbing-system: a multidisciplinary approach for Eruption forecasting at Campi Flegrei caldera (Italy).
Gli autori del nuovo studio stimano che «Fino al 20-40% delle attuali emissioni di anidride carbonica provengano dalla dissoluzione della calcite nelle rocce, mentre il 60-80% provenga dal magma sotterraneo».
Buono evidenzia che «Stimare la fonte dell'anidride carbonica è importante per ricostruire correttamente ciò che sta accadendo nel sistema magmatico e nel sistema idrotermale. Il nostro obiettivo è fornire uno strumento per discriminare meglio il contributo di anidride carbonica magmatica e non magmatica che possa essere applicato anche ad altri sistemi».
Alla Geological Society of America, che ha pubblicato lo studio italiano sul suo giornale Geology, spiegano che «Quando il magma si sposta verso la superficie terrestre, la diminuzione della pressione sul magma provoca il degassamento, il rilascio di gas precedentemente intrappolati all'interno del magma, inclusi vapore acqueo, anidride carbonica e anidride solforosa. Gli scienziati monitorano i vulcani per disordini e possibili eruzioni utilizzando una varietà di osservazioni, rilevando terremoti e tremori legati al movimento del magma, effettuando misurazioni dettagliate della deformazione del suolo e valutando i tipi e i volumi di gas rilasciati in superficie dalle fumarole, aperture nella terra che emettere vapore e altri gas. Le eruzioni sono spesso precedute da maggiori flussi di gas, ma ciò non significa che ogni aumento delle emissioni di gas sarà seguito da un'eruzione. E’ anche possibile che l'anidride carbonica provenga da fonti diverse dal magma. Anche l'interazione tra i fluidi sotterranei caldi e le rocce ospiti può rilasciare anidride carbonica».
L'INGV ha monitorato le emissioni di gas dal cratere della Solfatara dal 1983, fornendo una lunga registrazione delle variazioni di volume e composizione dei gas ivi emessi. In precedenza, confrontando i rapporti di azoto, elio e anidride carbonica nelle emissioni, i ricercatori avevano stabilito che i gas provenivano da fonti profonde di magma. Buono spiega che «Ci siamo concentrati principalmente sulla variazione geochimica, in particolare per l'anidride carbonica, l'elio e l'azoto, perché sono specie non reattive. Contengono informazioni su ciò che sta accadendo nel magma».
Ma quando nel 2005 il Campi Flegrei hanno iniziato a mostrare un aumento dei fenomeni, i dati hanno cominciato a deviare dalle impronte chimiche dei magmi, un trend che ha continuato ad aumentare nel tempo insieme all'aumento delle temperature nel sistema idrotermale poco profondo. I fenomeni sono continuati e nel 2012 il livello di allerta è stato innalzato da verde a giallo, indicando che «C'è un'attività intensificata ma non una minaccia imminente di eruzione».
Oltre a piccoli terremoti e maggiori emissioni di gas, i Campi Flegrei hanno subito anche deformazioni della superficie del suolo. I ricercatori dicono che «La circolazione di fluidi caldi nel sottosuolo potrebbe spiegare l'aumento delle temperature, la deformazione del suolo e l'aumento delle emissioni di gas: anche l'interazione di fluidi acidi caldi con la calcite nelle rocce rilascia anidride carbonica. I carotaggi delle rocce di studi precedenti rivelano che la calcite nelle rocce ha una composizione simile alle emissioni di gas». Gli scienziati stimano che «Il 20% -40% dell'anidride carbonica nel sito del cratere della Solfatara provenisse dalla rimozione della calcite nella roccia ospite».
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Per i bambini dell’Europa e dell’Asia centrale si aggravano le disuguaglianze

bambini ineguaglianza

Secondo il nuovo rapporto "Situation Analysis of Children Rights in Europe and Central Asia: Unequal progress, Children left behind" pubblicato dall'Unicef, «Una pandemia globale, le calamità naturali e i conflitti in corso negli ultimi due anni hanno avuto un impatto sul benessere di un numero crescente di famiglie e bambini in Europa e Asia centrale, rendendoli più vulnerabili alle disparità».
Il rapporto, il primo nel suo genere a riunire i dati e le analisi esistenti per tutti i Paesi della regione, evidenziando al contempo le lacune cruciali di dati che devono essere colmate, evidenzia l'aggravarsi delle disuguaglianze e sollecita i Paesi a «Mettere in atto sistemi efficaci per sostenere i bambini a rischio di povertà ed esclusione sociale».
Afshan Khan, direttore regionale dell'Unicef per l'Europa e l'Asia centrale, sottolinea che «La guerra in Ucraina, la pandemia da Covid-19, i cambiamenti climatici e l'attuale crisi economica ed energetica hanno spinto molte famiglie nell'incertezza, incidendo sul loro benessere e su quello dei loro figli. Tuttavia, la mancanza di dati su come questi eventi abbiano influito sui diritti dei bambini rende difficile valutare come soddisfare le esigenze dei bambini e delle famiglie più vulnerabili, in modo che nessun bambino della regione venga lasciato indietro».
Lo studio traccia un quadro preoccupante delle disparità nell'accesso alla salute e all'istruzione per i bambini più poveri e vulnerabili de tra questi i bambini rom e gli 11 milioni di bambini con disabilità sono tra i più svantaggiati quando si tratta di accedere a un'istruzione di qualità: «Mentre i bambini rom in Europa hanno maggiori probabilità di abbandonare la scuola, sia a livello primario che secondario, senza aver acquisito le competenze fondamentali, i bambini con disabilità rimangono esclusi dalla scuola e dall'apprendimento di alta qualità».
Le disparità nell'assistenza sanitaria ai bambini sono enormi: «Sebbene l'Europa e l'Asia centrale includano i Paesi con il minor numero di decessi fra i bambini con meno di un anno e con meno di cinque anni a livello globale – dice l’Unicef - alcuni Paesi registrano tassi di mortalità al di sotto dei cinque anni superiori alla media mondiale. Più della metà di questi decessi sono dovuti a malattie prevenibili e curabili». La pandemia da Covid-19 ha colpito duramente i servizi di vaccinazione di routine, con il 95% dei Paesi che ha registrato un arretramento nella copertura vaccinale e ogni anno quasi 1 milione di bambini nella regione non riceve le vaccinazioni previste.
La regione dell'Europa e dell'Asia centrale ha uno dei tassi più alti al mondo di bambini separati dalle famiglie e di bambini in strutture di assistenza residenziale. I dati disponibili mostrano che «I bambini rom e i bambini con disabilità sono rappresentati in modo sproporzionato nelle strutture di assistenza residenziale».
I problemi principali sono il benessere emotivo e l’inquinamento ambientale.
La pandemia di Covid-19 ha avuto anche ripercussioni anche sul benessere emotivo e mentale dei bambini: «Il suicidio è oggi la seconda causa di morte nei Paesi ad alto reddito dell'Europa e dell'Asia centrale», si legge nel rapporto.
Nella regione l'inquinamento atmosferico è il rischio ambientale più significativo: si stima che in Europa e Asia centrale 4 bambini su 5 respirino aria inquinata. Inoltre, molte comunità  non hanno le conoscenze e le competenze necessarie per proteggersi dagli impatti del cambiamento climatico.
Oltre al numero senza precedenti di rifugiati in fuga dalla guerra in Ucraina, i rifugiati e migranti provenienti da altre parti del mondo che arrivano in Europa e in Asia centrale continuano ad aumentare, «Mettendo a dura prova le capacità dei governi ospitanti di sostenere un accesso equo a servizi di base di qualità – evidenzia l’Unicef - Le carenze riguardano le strutture di alloggio e i servizi igienici, i servizi sanitari e di protezione, le opportunità di apprendimento, le misure per prevenire e affrontare la violenza di genere e l'assistenza e il sostegno ai bambini non accompagnati e separati».
Sin dalla pubblicazione  nel 2022 del rapporto "L'impatto della guerra in Ucraina e della successiva recessione economica sulla povertà dei bambini nell'Europa orientale e nell'Asia centrale", l'Unicef  ha chiesto «Un sostegno continuo ed esteso per rafforzare i sistemi di protezione sociale in tutta l'Europa e l'Asia centrale e di dare priorità ai finanziamenti per i programmi di protezione sociale, compresi i programmi di assistenza in denaro per i bambini e le famiglie vulnerabili». Ora, dopo aver aggiornato il quadro  della situazione dei bambini in Europa e Asia centrale, l'Unicef «Esorta i sistemi nazionali della regione - compresi i sistemi per l'istruzione, la salute, la protezione dell'infanzia e l'assistenza sociale - a soddisfare i bisogni di tutti i bambini, soprattutto quelli più vulnerabili, e a dare priorità ai bambini nella raccolta e nell'analisi dei dati».
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Emergenza a Vanuatu, devastata in pochi giorni da due cicloni e un terremoto

Vanuatu

Dopo che due cicloni consecutivi di categoria 4 e un terremoto di magnitudo 6,5 hanno colpito  Vanuatu la scorsa settimana, l’8 marzo le Nazioni Unite hanno dispiegato 8 esperti nella capitale, Port Vila, per sostenere la risposta del governo a questa emergenza. Un dispiegamento che fa seguito a una lettera ufficiale del Primo Ministro di Vanuatu,  Alatoi Ishmael Kalsakau, che ha accettato il sostegno e l'assistenza del Pacific Humanitarian Team (PHT), l'organismo di coordinamento umanitario regionale della comunità internazionale, composto da agenzie umanitarie dell’Onu, ONG internazionali e  Red Cross Movement.
Alpha Bah, coordinatore residente ad interim dell’Onu per Vanuatu, Fiji, Isole Salomone, Tonga e Tuvalu, ha detto che «I team delle Nazioni Unite sul campo qui e alle Fiji continueranno a seguire le indicazioni del Vanuatu National Disaster Management Office (Vanuatu NDMO) e del governo di Vanuatu per garantire che il nostro supporto sia allineato alle loro priorità di ripristinoo. Vanuatu ha mostrato una leadership eccezionale in queste difficili circostanze e le Nazioni Unite sono al tuo fianco».
Secondo il Vanuatu NDMO, oltre 250.000 persone,  quasi l'80% della popolazione del Paese insulare – uno dei più poveri del mondo -  sono state colpite dai disastri. Attualmente sono ancora in corso le valutazioni dei danni e dei bisogni. Le aree più colpite sono state Shefa e Tafea, Penama e Malampa, la provincia di Northern Penama, la parte occidentale della provincia di Malampa e le province di Sanma e Torba.
Il primo marzo Vanuatu è stata colpita dal ciclone Judy e il 3 marzo è stata devastata dal ciclone Kevin, una tempesta di categoria 4 con forti piogge e venti a oltre 230 chilometri all'ora. Poi le 13 isole che formano  Vanuatu sono state scosse da un terremoto di magnitudo 6,5  con epicentro a 90 chilometri dalla seconda città più grande del Paese, Luganville.
Secondo Vanuatu NDMO, «I forti venti e le ingenti quantità di pioggia hanno causato gravi allagamenti, danni a strutture e infrastrutture, nonché interruzioni di corrente e guasti ai sistemi di comunicazione. L'entità completa dei danni non è ancora nota, poiché le prime valutazioni sono iniziate solo di recente. Le zone più colpite si trovano nella parte orientale del Paese e a sud, compresa la capitale Port Vila. Il 2 marzo le autorità nazionali hanno dichiarato lo stato di emergenza, il 5 marzo lo stato di emergenza è stato aggiornato per includere l'intero Paese per le aree che sono state colpite. Le attuali priorità riguardano il ripristino di energia e comunicazioni, sistema dei trasporti a rifugi».
Il 6 marzo l’Unicef ha lanciato un allarme: «La situazione di circa 58.000 bambini a Vanuatu rimane estremamente precaria. I bambini delle province più colpite di Tafea e Shefa, in particolare, hanno bisogno di aiuto urgente, poiché molti hanno perso la casa, la scuola, il quartiere e tutte le cose familiari della loro vita».
Jonathan Veitch, rappresentante dell'Unicef per il Pacifico, ha aggiunto che «Con l'elettricità ancora assente in molti luoghi, e barche e aerei bloccati o danneggiati dai cicloni, non abbiamo ancora informazioni sufficienti sull'impatto sui  bambini nelle isole esterne di Tafea. Sappiamo che scuole e centri sanitari sono stati danneggiati in tutto il Paese. Unicef Pacific, in collaborazione con il governo di Vanuatu, ha iniziato a sostenere i bambini e le famiglie più colpiti».
Il 5 marzo, l'Unicef e la Croce Rossa di Vanuatu hanno consegnato il primo lotto di aiuti umanitari a 450 persone nel centro di evacuazione di Wan Smolbag, nella provincia di Shefa. Nei giorni successivi 1.000 famiglie hanno ricevuto forniture di emergenza, che includono kit per la dignità, secchi e teloni. Il magazzino dell'Unicef  a Port Vila è stato completamente rifornito di beni di emergenza in preparazione della stagione dei cicloni, e altri sono già in arrivo dalle Fiji. L'Unicef ha già 17 dipendenti sul campo a Vanuatu che supportano il governo con valutazioni dei bisogni e risposte ai bisogni immediati che riguardano soprattutto acqua potabile e servizi igienico-sanitari, servizi sanitari, beni non alimentari e alloggi di emergenza.
L’Unicef ha detto che «Nel breve termine i sistemi idrici dovranno essere controllati e ripristinati e le scuole riaperte ove possibile. Il supporto psicosociale e altri servizi di protezione dell'infanzia devono essere istituiti il ​​più rapidamente possibile per consentire ai bambini di ritrovare un senso di normalità».
I primi rapporti Onu indicano che  «Abitazioni, mezzi di sussistenza e linee elettriche sono stati danneggiati, ma le valutazioni di impatto sono state  ostacolate da problemi di connettività  legati all'emergenza».
La Francia ha inviato navi ed elicotteri con aiuti e per soccorrere gli sfollati dalla vicina Nuova Caledonia e altrettanto hanno fatto Australia e Nuova Zelanda. Ma per Vanuatu e per il suo magnifico popolo che vive con poco e pesando quasi nulla sul mondo - tanto che la sua più grande ricchezza, i maiali, figurano raffigurati con con una zanna ricurva nella bandiera e nello stemma nazionale -  questa volta sarò davvero dura risollevarsi da tre catastrofi di fila.
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Paradosso di Andromeda: spiegazione

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Bob si trova seduto su una panchina all’interno del parco, nutrendo i piccioni che si avvicinano. Improvvisamente, nota Alice che si avvicina mentre sta correndo al mattino. “Come stai?” chiede a voce alta. Alice risponde senza fiato: “Bene, ma ho appena sentito che un’armata proveniente dalla Galassia di Andromeda è diretta verso la Terra.” Bob […]
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L’Universo è stato creato dagli alieni?

Universo.

Noi di Ufo e Alieni siamo qui per parlare di un argomento che ha affascinato l’umanità per decenni: l’esistenza di vita extraterrestre e la possibilità che abbiano creato l’universo in cui viviamo. Non c’è dubbio che l’idea di creature aliene intelligenti che visitano il nostro pianeta e creano mondi interi sia affascinante e stimolante per […]
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La Teoria del Big Bang: Origine dell’universo

big bang

L’universo è uno dei più grandi misteri che l’uomo ha cercato di comprendere fin dall’alba della civiltà. Da millenni, le varie culture del mondo hanno cercato di spiegare l’origine dell’universo attraverso miti e leggende, ma solo recentemente, grazie alla scienza, siamo riusciti ad avvicinarci a una comprensione più completa di questo fenomeno. In questo articolo, […]
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