<meta property="og:image:width" content="1200"/> <meta property="og:image:height" content="1050"/> redazione2 | La Città News | Pagina 368 di 737
redazione2

redazione2

Il peso della colpa: la biomassa del bestiame supera quella dei mammiferi selvatici

la biomassa del bestiame supera quella dei mammiferi selvatici 1

Guardando i documentari in televisione, ci viene da credere che la Terra sia un regno infinito di grandi pianure, giungle e oceani popolato da innumerevoli  animali selvatici, aa Secondo lo studio “The global biomass of wild mammals”, il primo censimento globale della biomassa dei mammiferi selvatici pubblicato recentemente su PNAS da un team di ricercatori israeliani,  in realtà quel mondo popolato da animali iconici sta scomparendo rapidamente, sostutuito dai nostri animali di allevamento e da noi stessi. Infatti, lo studio dimostra che «La biomassa dei mammiferi selvatici sulla terraferma e in mare è molto meno dell peso combinato di bovini, maiali, pecore e altri mammiferi domestici».
Il team di ricercatori guidato da Ron Milo del Weizmann Institute of Science ha scoperto che «La biomassa del bestiame ha raggiunto circa 630 milioni di tonnellate, 30 volte il peso di tutti i mammiferi terrestri selvatici (circa 20 milioni di tonnellate) e 15 volte quello dei mammiferi marini selvatici (40 milioni di tonnellate)».
Il precedente studio “Global human-made mass exceeds all living biomass”, pubblicato dallo stesso Team di Milo su Nature nel dicembre 2020, aveva dimostrato che nel 2020 la massa di oggetti creati dall'uomo - qualsiasi cosa, dai grattacieli ai giornali - aveva superato l'intera biomassa del pianeta, dalle sequoie alle api . Nel nuovo studio i ricercatori isrealiani forniscono una nuova prospettiva dell'impatto in rapido aumento dell'umanità sul nostro pianeta, mostrando il rapporto tra esseri umani e mammiferi domestici e mammiferi selvatici..
Milo spiega che «Questo studio è un tentativo di vedere il quadro più ampio. L'abbagliante diversità delle varie specie di mammiferi può oscurare i drammatici cambiamenti che interessano il nostro pianeta. Ma la distribuzione globale della biomassa rivela prove quantificabili di una realtà che può essere difficile da cogliere altrimenti: mette a nudo il dominio dell'umanità e del suo bestiame sulle popolazioni molto più piccole dei mammiferi selvatici rimasti».
Per calcolare la biomassa dei mammiferi, la classe alla quale apparteniamo, i ricercatori hanno messo insieme i censimenti esistenti delle specie di mammiferi selvatici e le caratteristiche distintive di altre centinaia.  Lior Greenspoon e Eyal Krieger del Department of plant and environmental Sciences del Weizmann  - diretto da Milo - hanno guidato la trasformazione delle informazioni accumulate in stime della biomassa animale e umana. I censimenti raccolti hanno prodotto dati su circa la metà della biomassa globale dei mammiferi. Il team ha calcolato la metà rimanente utilizzando un modello computazionale di apprendimento automatico addestrato sulla metà iniziale e che incorporava più parametri, tra cui il peso corporeo degli individui, la distribuzione dell'area, la nutrizione e la classificazione zoologica.
L'analisi ha mostrato che «L'influenza umana influenza fortemente anche la presenza relativamente limitata di mammiferi rimanenti in natura. Molti dei mammiferi selvatici in cima alla tabella della biomassa, come le specie di cervo dalla coda bianca e il cinghiale, sono arrivati che sono ​​lì in parte a causa dell'attività antropica e che ora in alcune aree sono visti come parassiti».
I ricercatori sono convinti che le stime del nuovo studio sui rapporti tra la biomassa selvatica e umani/bestiame «Possono aiutare a monitorare le popolazioni di mammiferi selvatici a livello globale e aiutare a valutare il rischio rappresentato dalle malattie che si diffondono dagli animali all'uomo, una dinamica che molti epidemiologi avvertono continuerà a generare epidemie».
Al Weizmann Institute of Science  ricordano che «Per l'umanità, i mammiferi selvatici sono un'ispirazione e spesso fungono da icone che incoraggiano gli sforzi di conservazione della natura». Per comprendere meglio l'impatto umano sull'ambiente, gli scienziati del laboratorio di Milo stanno attualmente analizzando come è cambiata la biomassa dei mammiferi nel secolo scorso. Greenspoon spiega a sua volta: «Trovo importante capire, ad esempio, quando esattamente il peso combinato dei mammiferi domestici ha superato quello di quelli selvatici. Una migliore comprensione dei cambiamenti indotti dall'uomo può aiutare a stabilire obiettivi di conservazione e offrirci una prospettiva sui processi globali a lungo termine».
Milo  conclude: «Più siamo esposti al pieno splendore della natura, sia attraverso i film, i musei o l'ecoturismo, più potremmo essere tentati di immaginare che la natura sia una risorsa infinita e inesauribile. In realtà, il peso di tutti i mammiferi terrestri selvatici rimasti è inferiore al 10% del peso combinato dell'umanità, il che equivale a circa 2, 7 Kg di mammiferi terrestri selvatici per persona. In altre parole, la nostra ricerca mostra, in termini quantificabili, l'entità della nostra influenza e come le nostre decisioni e scelte nei prossimi anni determineranno ciò che resterà della natura per le generazioni future».
L'articolo Il peso della colpa: la biomassa del bestiame supera quella dei mammiferi selvatici sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

La Finlandia continua a comprare gas GNL dalla Russia

La Finlandia continua a comprare gas GNL dalla Russia

La Finlandia ha chiesto di entrare nella NATO e appoggia le sanzioni energetiche europee contro la Russia, ma il fornitore di gas statale Gasum, ha ammesso che sta continuando a importare il gas russo "proibito".
Infatti, come si legge in una nota della compagnia energetica finlandese, «Gasum ha un contratto di approvvigionamento di gas naturale a lungo termine con la russa Gazprom Export. Lo scorso aprile, Gazprom Export ha presentato una richiesta a Gasum, secondo la quale i pagamenti concordati nel contratto di appalto dovrebbero in futuro essere pagati in rubli invece che in euro. Gasum non ha accettato questa richiesta. Inoltre, le società avevano un significativo disaccordo su alcune altre richieste avanzate sulla base dell'accordo. Per tali motivi, Gasum ha sottoposto le controversie relative al contratto di appalto alla procedura arbitrale prevista dal contratto. Gazprom Export ha sospeso le consegne di gas naturale a Gasum a maggio». Il 14 novembre 2022, il tribunale arbitrale ha emesso una decisione sul caso. Secondo la decisione del tribunale arbitrale, Gasum non è obbligata a pagare in rubli o con il metodo di pagamento proposto. Il tribunale arbitrale ha ordinato a Gasum e Gazprom Export di proseguire le trattative contrattuali bilaterali per risolvere la situazione. Le consegne dalla Russia in base al contratto di approvvigionamento di gas naturale di Gasum erano state bloccate.
Ora l’agenzia di stampa Yle  rivela che la cosa si è sbloccata e che Gasum intende continuare ad acquistare gas dalla Russia. La Compagni statale finlandese ha spiegato che il congtratto con Gazprom  «Sarà valido per molti altri anni» e che è «Obbligata a pagare in base al contratto e non intende violare questo accordo. Il contratto è un cosiddetto contratto take or pay, che è comune nei contratti di fornitura di gas. Significa che Gasum è obbligata a pagare una certa quantità di gas naturale liquefatto (GNL) ogni anno, che lo riceviamo dalla Russia o meno»,  ha spiegato la compagnia finlandese in una e-mail inviata a Yle, aggiungebndi di «Non saver motivi  legali per rescindere il contratto o portarlo in arbitrato».
Anche se la Finlandia si era rifiutata di pagare il gas russo in rubli invece che in euro o dollari, Helsinki ha continuato a importare gas naturale liquefatto (GNL) dall'impianto GNL Cryogas-Vysotsk della compagnia russa Novatek. Gasum afferma di importare solo il minimo indispensabile di GNL russo per evitare di violare i contratti firmati: «Gasum ha importato dalla Russia solo la quantità minima di GNL prevista dal contratto. Non abbiamo concordato eventuali spedizioni aggiuntive e non abbiamo intenzione di farlo in futuro».
Secondo il servizio doganale finlandese, dal febbraio 2022. Dopo l’invasione dell’Ucraina, Gasum ha acquistato gas naturale dalla Russia per un valore di circa 188 milioni di dollari. Nel 2021, Gazprom aveva fornito a Gasum 1,49 miliardi di metri cubi di gas, pari ai due terzi del consumo totale della Finlandia.
L'articolo La Finlandia continua a comprare gas GNL dalla Russia sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Un senso nel disordine. Praticare la complessità all’università di Pisa

Un senso nel disordine

Doppio appuntamento con l’eccellenza per il Dipartimento di civiltà e forme del sapere dell’università di Pisa che  ha presentato il bilancio del progetto di eccellenza 2018-2022, finanziato complessivamente con circa 8 milioni di euro, e illustrato il progetto di eccellenza per il quinquennio 2023-2027, finanziato dal MUR con una cifra che potrà variare da circa 5 a 8 milioni di euro.
Il progetto scientifico del quinquennio 2018-2022, “I tempi delle strutture. Resilienze, accelerazioni e percezioni del cambiamento” (nello spazio euro-mediterraneo), era articolato in 4 linee di ricerca che andavano dall'antichità al mondo contemporaneo. Oltre a essere stato sviluppato attraverso l’organizzazione di convegni, iniziative scientifiche e culturali e la pubblicazione di oltre 20 volumi nella specifica collana inaugurata da Carocci, il progetto di eccellenza ha permesso al Dipartimento di assumere personale, professori associati e ricercatori, e di offrire nuove opportunità ai giovani ricercatori, per esempio attraverso il conferimento di 32 assegni di ricerca.
Il direttore Simone Maria Collavini ha sottolineato che «Per la seconda volta su due, il nostro Dipartimento è stato riconosciuto fra i 180 di eccellenza in Italia, a testimonianza della qualità della ricerca umanistica che si svolge a Pisa, in particolare nelle discipline storiche e filosofiche. Il merito è di tutta la nostra comunità e di quanti, in particolare alcuni giovani ricercatori, hanno contribuito a fare squadra e a elaborare il progetto».
Il tema di ricerca del progetto di eccellenza per il quinquennio 2023-2027  “Un senso nel disordine. Praticare la complessità”, punta a «Evidenziare l’articolazione del problema al fine di osservare e comprendere l’intima natura del disordine e gestirlo attraverso un’educazione alla complessità del reale». Il progetto è suddiviso in 4 filoni di ricerca e prevede un percorso di condivisione con altri ricercatori e soprattutto il coinvolgimento della società civile, dedicandosi a sviluppare programmi di educazione e diffusione culturale, oltre a essere in linea con diverse delle mission del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e degli Obiettivi d sviluppo sostenibile dell’Onu.  All’ateneo pisano sono convinti che «La collaborazione fra discipline diverse e il coinvolgimento di partner nazionali e internazionali permetterà di rafforzare il ruolo del Dipartimento all’interno di una partnership globale per lo sviluppo sostenibile che porti in particolare allo sviluppo di una visione culturale globale e dia un contributo concreto alle trasformazioni che la società sta vivendo».
L'articolo Un senso nel disordine. Praticare la complessità all’università di Pisa sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

L’acqua in Italia al tempo del cambiamento climatico: gli investimenti salgono a 56 euro annui per abitante

Lacqua in Italia al tempo del cambiamento climatico

Alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Acqua, Utilitalia ha anticipato i dati del suo Blue Book 2023  – la monografia completa dei dati del Servizio idrico integrato –  realizzato dalla Fondazione Utilitatis con la partnership di The European House – Ambrosetti e in collaborazione con Istat, Ispra, Cassa Depositi e Prestiti, il Dipartimento della Protezione Civile e le Autorità di Bacino, Ne emerge che «Gli investimenti realizzati in Italia nel settore idrico raggiungono i 56 euro annui per abitante, in crescita del 17% dal 2019 e del 70% dal 2012, un trend che si riflette sul miglioramento della qualità del servizio seppur con marcate differenze tra Nord e Sud. Tra queste, permane un profondo divario in termini di capacità di investimento tra le gestioni industriali e quelle comunali “in economia”, diffuse soprattutto al Meridione. Un gap che va necessariamente colmato anche alla luce delle recenti fasi siccitose, fenomeno che potrebbe essere più frequente in un futuro dominato dagli effetti climatici del riscaldamento globale».
Uitilitalia evidenzia che «Con l’avvio della regolazione ARERA nel 2012, dopo anni di instabilità gli investimenti realizzati hanno registrato un incremento costante: per il 2021 si stima un valore pro capite di 56 euro, un dato in aumento del 17% rispetto al 2019 (49 euro per abitante) e di circa il 70% rispetto al 2012 (33 euro per abitante)». Numeri in crescita ma ancora lontani dalla media europea relativa ai dati degli ultimi cinque anni disponibili, che è pari a 82 euro per abitante.
Dall’analisi della destinazione degli investimenti realizzati dai gestori viene fuori come obiettivo prioritario il contenimento dei livelli di perdite idriche (22%); seguonoil miglioramento della qualità dell’acqua depurata (18% del totale) e gli investimenti nelle condotte fognarie (14%).
Il rapporto sottolinea che «Restano comunque ancora grandi differenze tra le diverse aree del Paese. La stima degli investimenti realizzati dai gestori industriali nel 2021 per il Centro Italia è pari a 75 euro l’anno per abitante, seguito dal Nord-Est (56 euro) e dal Nord-Ovest (53 euro). Decisamente più bassa la stima per il Sud, pari a 32 euro l’anno per abitante. Ancora bassissimi i dati relativi alle gestioni “in economia”, dove gli enti locali si occupano direttamente del servizio idrico: qui gli investimenti medi annui si attestano a 8 euro. Dei 1.519 Comuni in cui la gestione di almeno uno dei servizi è “in economia”, il 79% si trova al Sud per una popolazione interessata pari a circa 7,7 milioni di persone».
Secondo il Blue Book 2023, «L’efficacia del generale incremento degli investimenti osservato negli ultimi anni sembra essere confermata dagli indicatori della qualità del servizio idrico, come dimostrano i dati sulle perdite di rete (da circa il 44% del 2016 al 41% del 2021) o sulla frequenza degli sversamenti/allagamenti in fognatura (dai 12 eventi l’anno ogni 100 km di rete del 2016 ai 5 del 2021). Tuttavia, si osservano differenti performance tra Nord e Sud, a riprova del divario territoriale: un esempio è il numero di interruzioni del servizio, che nel Meridione è di due ordini di grandezza superiore rispetto al Settentrione, o le perdite di rete, che nelle regioni del Sud si attestano a circa 47% contro il 31% del Nord-Ovest».
Per  Stefano Pareglio, presidente della Fondazione Utilitatis, «Risolvere le problematiche che affliggono il servizio idrico in diverse aree del Sud è una questione non più procrastinabile. Bisogna lavorare per elevare il livello degli investimenti e per ridurre il gap infrastrutturale, agendo rapidamente sulla governance favorendo la partecipazione di operatori industriali. Come dimostrano le positive esperienze del Centro-Nord, e in alcuni casi anche del Meridione, solo in questo modo è possibile ottenere un incremento degli investimenti e della qualità dei servizi offerti ai cittadini. Laddove la gestione è ancora affidata direttamente ai comuni, si registra infatti un livello di investimenti talmente basso da non consentire programmi di sviluppo delle reti, né un’adeguata manutenzione».
Con gli impatti dei cambiamenti climatici, per superare il gap territoriale e migliorare il grado di resilienza delle infrastrutture sono necessari ulteriori investimenti. Il rapporto ricorda che «Il 2022 è stato l’anno più caldo e meno piovoso della storia italiana, con temperature che hanno raggiunto i +2,7° C rispetto alla media 1981-2010 e anomalie pluviometriche significative soprattutto nelle regioni centro-settentrionali. Queste variazioni si inseriscono nel contesto degli effetti dei cambiamenti climatici in corso: negli ultimi 70 anni, in Italia, si è osservato un aumento statisticamente significativo delle zone colpite da siccità estrema e, negli ultimi 9 anni, la temperatura nelle principali città italiane è aumentata di 1,3° C. Variazioni meteo-climatiche che hanno un’influenza significativa sul ciclo idrologico: la stima di disponibilità idrica media per l’ultimo trentennio mostra una riduzione del 20% rispetto al periodo 1921-1950».
Ma Utilitalia fa presente che le cause delle crisi idriche non sono legate esclusivamente al clima che cambia: «Sono da addurre anche a fattori di vulnerabilità che connotano il settore idrico italiano. Durante la crisi 2022-2023, le azioni messe in campo dalla Protezione Civile, dalle Autorità di Bacino, dai loro Osservatori, dai gestori del servizio e dagli altri attori interessati hanno permesso di limitare i disagi per la popolazione. Per il futuro, al fine di fronteggiare al meglio eventi simili, occorre adottare una strategia operativa che combini misure di breve termine (es. utilizzo autobotti, serbatoi e nuove fonti di approvvigionamento) orientate prevalentemente alla minimizzazione degli impatti, con interventi di medio-lungo termine (es. interventi infrastrutturali), finalizzati a migliorare la resilienza dei sistemi di approvvigionamento idrico». E Utilitalia ha stimato che «Per fronteggiare gli effetti della crisi climatica, i gestori nei prossimi anni investiranno almeno 10 miliardi di euro aggiuntivi rispetto agli interventi finanziati dal PNRR - la metà dei quali entro il 2024 - per un volume complessivo di acqua recuperata stimato in circa 620 milioni di metri cubi».
Il Libro Bianco 2023 “Valore Acqua per l'Italia”, contenuto in parte nel Blue Book 2023,  sottolinea che «Per mitigare i problemi di sicurezza dell’approvvigionamento, l’esperienza della crisi idrica ha ribadito la necessità di adottare un approccio preventivo nella gestione dell’acqua, dove le cosiddette “5 R” - Raccolta, Ripristino, Riuso, Recupero e Riduzione - costituiscono le azioni necessarie per garantire la circolarità della risorsa e la sicurezza dell’approvvigionamento. Inoltre le azioni da mettere in campo per fronteggiare questi episodi devono prevedere necessariamente una combinazione di fattori che riguardano non solo un utilizzo efficiente, ma anche la realizzazione di infrastrutture moderne che consentano la diversificazione della strategia di approvvigionamento e, non ultimo, il superamento delle criticità gestionali e di governance che oggi frenano lo sviluppo del settore e riducono la qualità del servizio in alcune zone del Paese. Da questo punto di vista è importante promuovere interventi in innovazione e digitalizzazione anche facendo ricorso a strumenti di veloce sviluppo come il venture capital».
Utilitalia ha presentato  8 proposte per favorire l’adattamento infrastrutturale delle reti idriche al cambiamento climatico: «Tra quelle di breve periodo (entro 3 mesi) figurano: favorire il riuso efficiente, contrastare il cuneo salino, diversificare la strategia di approvvigionamento e sostenere la presenza di gestioni industriali; tra quelle di medio periodo (entro 6 mesi) il rafforzamento della governance dei distretti idrografici e la semplificazione per la realizzazione degli investimenti, mentre tra quelle di lungo periodo (oltre 6 mesi) la promozione dell’uso efficiente dell’acqua e la realizzazione di opere infrastrutturali strategiche.
Il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini, conclude: «Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla disponibilità della risorsa idrica sono sempre più evidenti e danno luogo ad eventi che non si possono più considerare eccezionali. Bisogna affrontarli con interventi che favoriscano la resilienza delle reti e dei sistemi acquedottistici all’interno di un approccio globale che consideri tutti i diversi utilizzi dell’acqua nel nostro Paese, garantendo la priorità all’uso civile. Al contempo, dai dati del Blue Book emerge chiaramente la necessità di interventi urgenti sul fronte della governance, in mancanza dei quali sarà impossibile portare il livello degli investimenti vicino alla media europea e colmare il water service divide tra le diverse aree italiane».
 
L'articolo L’acqua in Italia al tempo del cambiamento climatico: gli investimenti salgono a 56 euro annui per abitante sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Liberiamo l’Arno dalle plastiche

Liberiamo lArno dalle plastiche

Liberiamo l’Arno dalle plastiche. L’appello arriva alla vigilia della giornata mondiale dell’acqua dal Contratto di Fiume Casentino H2O che ha promosso  una eco-giornata di pulizia del fiume. L’iniziativa nasce sotto l’egida di Puliamo il Mondo, la manifestazione nazionale voluta da Legambiente per sensibilizzare i cittadini contro l’abbandono dei rifiuti.
In Casentino, è fissato il primo appuntamento toscano del 2023 e ha per protagonista il tratto dell’Arno su cui, di recente, è stato sottoscritto Casentino H2O, il primo contratto di fiume, nato all’interno del Patto per l’Arno,   summa dei percorsi partecipativi che si svilupperanno lungo l’intera asta fluviale.
Quasi quattro i chilometri da passare al setaccio e, armati di sacchetti e guanti,   da ripulire dalle plastiche trascinate, disperse e depositate lungo gli argini e sulla vegetazione circostante dalle recenti piene del fiume.
Sono stati proprio i Pescatori Casentinesi, associati a Fipsas Arezzo, i primi a dare l’allarme, insieme agli amministratori locali, preoccupati per le conseguenze della sgradevole  e massiccia presenza di brandelli di materiale, pericoloso per gli animali e l’ambiente. Immediata la mobilitazione per recuperare i rifiuti e ripristinare l’immagine, l’ecologia, la funzionalità dell’Arno.
E’ nata così, all’interno del Contratto di Fiume Casentino H2O, voluto e coordinato dal Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, l’idea di un’edizione speciale di Puliamo il Mondo, per una straordinaria operazione di pulizia e di educazione, a cui hanno aderito con convinzione, oltre ai comuni di Pratovecchio Stia, Poppi e Castel San Niccolò, l’Unione dei Comuni Montani del Casentino, Sei Toscana e alcune associazioni impegnate sul fronte della difesa dell’ambiente: da Legambiente ai Pescatori Casentinesi, da Casentino 2030 a Fipsas, da Pratoveteri a Civitas. Tutti insieme per una giornata di “pulizie ambientali” necessarie per mantenere vivo, efficiente e pulito il grande fiume.
L’appuntamento è fissato per sabato mattina alle ore 09.30 al parcheggio del River Piper a Castel San Niccolò, dove saranno distribuiti gli attrezzi necessari ai volontari, che sono invitati a presentarsi con abbigliamento comodo, muniti possibilmente di guanti da lavoro e   stivali di gomma. Di qui, con il sistema di carpooling si raggiungerà il punto di partenza dell’iniziativa, in località San Paolo.
Sei Toscana in collaborazione con i comuni provvederà alla raccolta, alla differenziazione e allo smaltimento.
Serena Stefani, presidente Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, sottolinea che «Il Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, come ente promotore del Contratto di Fiume Casentino H2O, partecipa con convinzione a questa iniziativa di pulizia ambientale. Pur non essendo la mission del nostro ente recuperare e smaltire i rifiuti rinvenuti  nei corsi d’acqua, ci mettiamo a disposizione, con tanti altri partner, per affrontare insieme una problematica ambientale seria. Contiamo che operazioni di questo tipo possano servire a sensibilizzare i cittadini e a promuovere comportamenti più corretti e rispettosi del fiume e dell’ambiente».
Ilaria Violin, vice presidente Legambiente Arezzo, ricorda che «L'acqua è una risorsa indispensabile per la vita  e abbiamo il compito di proteggerla. Lo sversamento delle plastiche in Arno mette in pericolo un tratto importante di un corso d'acqua già provato dai cambiamenti climatici. Il contratto di Fiume ci è servito per accelerare i tempi e a  reagire in modo tempestivo».
Alessandro Fabbrini, presidente di Sei Toscana, evidenzia che «Oltre a svolgere quotidianamente al meglio i nostri servizi, credo sia importante parlare e mettere in pratica la sostenibilità ambientale anche grazie a iniziative come questa. Ringrazio tutti gli Enti e le Associazioni che hanno aderito, come noi, al Contratto di Fiume Casentino H2O promosso dal Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, permettendoci di mettere al centro della nostra attività quei valori della sostenibilità, del rispetto e dell’attenzione verso l’ambiente che sono propri di Sei Toscana».
Nicola Venturini, vice presidente Pescatori Casentinesi, associati a Fipsas Arezzo, conclude: «Sono stati proprio i pescatori che frequentano il fiume a segnalare la presenza di materiale plastico disperso dentro e lungo il fiume.  Un problema immediatamente segnalato a Polizia provinciale e Forestale. Ringraziamo il Consorzio, i Comuni e tutte le associazioni ambientaliste del Contratto di Fiume Casentino H2O per l’immediato sostegno: con questa giornata, uniremo tutte le forze,  per rimuovere i rifiuti presenti in Arno. Un fiume a noi caro, che, ogni giorno, ci impegniamo a migliorare, a valorizzare e a promuovere anche attraverso la gestione di aree di pesca, capaci di richiamare migliaia di presenze ogni anno».
L'articolo Liberiamo l’Arno dalle plastiche sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Clara Soccini ha rubato “Origami all’alba” a Matteo Paolillo? Lei risponde all’accusa!

clara soccini matteo paolillo

In questi giorni è sorta una polemica riguardo la canzone ”Origami all’alba” della serie ”Mare Fuori”. Ma cosa è successo? E perché Clara Soccini, che interpreta Crazy J nella serie, è stata accusata di aver rubato la canzone a Matteo Paolillo? Proviamo a fare chiarezza sulla questione! A fine febbraio è uscito il singolo di […]
L'articolo Clara Soccini ha rubato “Origami all’alba” a Matteo Paolillo? Lei risponde all’accusa! proviene da Webboh.