Auguri a Roberto Baggio, patrimonio dell’Italia e dell’umanità

Le luci dello stadio, i cori, il profumo dell’erba e lui, Roberto Baggio, con il suo codino e il mitico numero 10, patrimonio dell’Italia e dell’umanità, uno dei più grandi campioni di calcio della storia nazionale: il talento e la volontà.

Sembra passata un’eternità da quando giocò la sua ultima partita il 16 maggio 2004.

Oggi compie 54 anni e ci manca.

“Da quando Baggio non gioca più non è più domenica”, cantava Cesare Cremonini: quanta verità in questo verso. Sì, perché Codino sapeva trasformare una domenica normale in una festa. Bastavano i suoi dribbling e i goal a illuminare il campo di calcio e le nostre giornate.

Tantissimi gli auguri arrivati all’indimenticabile Divin Codino: innumerevoli i messaggi di stima e affetto pubblicati sui social da amici, ex squadre e tifosi.

La figlia Valentina gli ha scritto su Instagram: “Buon compleanno Papito.” E poi: “Trova qualcuno che ti guardi come mio padre fa con mia madre dopo 40 anni insieme. E grazie di tutto”.

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Netflix ha diffuso il primo poster promozionale del film dedicato alla sua vita: Il Divin Codino.

Il film, prodotto da Fabula, per la regia di Letizia Lamartire, ha come tema un giocatore eccezionale e i suoi 22 anni di carriera, il suo modo di vivere, i suoi diverbi con alcuni allenatori . È la storia di un grande campione.

Caldogno è un piccolo paese alle porte di Vicenza. Lì, il 18 febbraio 1967 in via Marconi nr.3, alle ore 18:15, nasce Roberto Baggio.

Il papà si chiama Florindo, la mamma Matilde. Sesto di otto fratelli: Gianna, Walter, Carla, Giorgio, Anna Maria, lui, Nadia, Eddy. Una gran bella famiglia di sportivi: il padre gioca qualche anno in una squadretta di calcio dilettanti, ma diventa ciclista. Florindo ama molto la bici.

Il più piccolo dei fratelli di Roberto si chiama Eddy in onore di Merckx. Giorgio si chiama come Chinaglia e Roberto come Bettega e Boninsegna.
Timido, testardo e appassionato di calcio, Roberto gioca a pallone già nel corridoio di casa e in strada. A volte, per tirare le punizioni,  colpisce i lampioni e viene inseguito dai Carabinieri.  Roberto gioca anche al campetto e si diverte. Dal campetto di paese ai grandi stadi. Ma la Dea Bendata spesso non gli sorride. Il Conte Pontello della Fiorentina lo paga 2 miliardi e 700 milioni di lire.
Roberto ha 18 anni.

Il 3 maggio 1985, due giorni dopo aver firmato contratto, gioca a Rimini (allenato da Arrigo Sacchi), segna il gol del Vicenza, poi si fa male.  L’ infortunio è molto grave: rottura del crociato e del menisco della gamba destra. Un trauma terribile, rischia di non giocare più. Lo operano in Francia, intervento delicatissimo del professor Bousquet, il chirurgo dei campioni.

Momento molto difficile, la Fiorentina lo aspetta. A Firenze trova amici e comprensione, conosce i campioni del mondo Antognoni e Oriali.

Nel campionato 1986-87 i primi goal in serie A.

È il 21 settembre 1986. Sette giorni dopo, in allenamento, il ginocchio operato si spacca. Ancora in Francia, altre operazioni e tre mesi di inattività.

Dolore e sconforto. Si riprende a fatica, rientra. Ma il destino è feroce: un’altra rottura, menisco.  Roberto ha solo vent’anni, è disperato e pensa:” È finita! Smetto con il calcio. Ma mamma Matilde lo assiste e gli dà coraggio. Rientra, gioca, segna con la Fiorentina e in nazionale.

Foto Roberto Baggio pallone doro

Si sposa con Andreina, che conosce da sempre. “Avevamo 15 anni, abitava vicino a casa mia, veniva nella mia scuola. Andreina all’inizio ha fatto fatica ad accettare la mia fede nel buddismo. Venivamo da famiglie cattoliche, poi abbiamo pregato insieme”. Poi la Juve, la nazionale, il Pallone d’oro, il Milan, il Bologna, i Mondiali, gli Europei e una carriera esaltante.

Tra i riconoscimenti brillano il “FIFA World Player” e il “Pallone d’oro” nel 1993 e il “Golden Foot” del 2003. La rivista World Soccer lo colloca al 16° posto dei migliori calciatori del 20° secolo (primo degli italiani).

Lucio Dalla disse: «A veder giocare Baggio ci si sente bambini… Baggio è l’impossibile che diventa possibile, una nevicata che scende giù da una porta aperta nel cielo».
Una porta azzurra come la maglia della nazionale a dire ancora al grande Roberto Baggio:” Grazie! Auguri campione!”.

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