Al New York Times piacciono le polpette calabresi
Calabrian Meatballs. Polpette calabresi. È, questo, il titolo dello speciale sullo storico New York Times, a cura di Anna Francese Gass, chef e autrice di origini italiane per la sezione Cooking. La ricetta è quella di sua nonna, calabrese doc, contenuta anche nel suo libro Heirloom Kitchen: Heritage Recipes and Family Stories from the Tables of Immigrant Women (Ricette del patrimonio e storie di famiglia dalle tavole delle donne immigrate).
Le polpette di Mi ‘Ndujo
Il sugo – si legge – funge da liquido di cottura e allo stesso tempo da ingrediente essenziale, aggiungendo sapore e succosità. Le polpette si spaccano al tocco con la forchetta e sono l’ideale per la cena della domenica, da servire in porzioni abbondanti. La salsa, allo stesso tempo, può essere anche usata per condire la pasta.
«Riuscire a far passare come autentico ed efficace strumento di sviluppo turistico ed economico l’impegno quotidiano nostro e di quanti come noi investono attenzione, risorse e progetti nella valorizzazione dell’enogastronomia di qualità dei nostri territori, rappresenta oggi una delle sfide più complesse ed al tempo stesso più entusiasmanti. È una sfida anzi tutto culturale, sia per le istituzioni che per le imprese perché traduce la consapevolezza di potere e dovere competere nel mercato globale delle esperienze del cibo con la straordinaria biodiversità e le produzioni d’eccellenza della nostra terra. Esattamente come quella delle polpette delle nostre tradizioni esaltate nei giorni scorsi dal New York Times». È con queste parole che tutta la grande squadra di Mi ‘Ndujo, la rete del cibo calabrese veloce, territoriale e di qualità esprime grande soddisfazione per lo speciale dedicato dal prestigioso quotidiano statunitense alle polpette autentiche e genuine di una terra che troppo spesso, invece, si dimostra dimentica e perfino ostile a presentare ed a proporre i piatti della propria memoria collettiva.
«Le stesse polpette – sottolineano gli artigiani del primo panino calabrese, ormai famoso in tutt’Italia – diventate ormai una delle icone delle nostre proposte identitarie, dei nostri eventi e della nostra mission più sociale e culturale che commerciale di restituire ogni giorno, insieme ad una selezione sempre in progress dei migliori prodotti dei nostri territori, tanta consapevolezza, dignità ed orgoglio ad una regione che deve superare a tavola e nella ristorazione la propria antica oicofobia».
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