Il Globalista. Europarlamento e Qatargate

Le riforme dopo il tradimento

Questo articolo è pubblicato sul numero 2-3 di Vanity Fair in edicola fino al 18 gennaio 2023

Il 2022 è stato l’anno del tradimento. Provate a chiedere a parenti e amici qual è la foto dell’anno dell’Ue. Tanti risponderanno: l’immagine dei contanti sequestrati dalla polizia belga. Mentre gli europei erano alle prese con il caro prezzi, da Bruxelles arrivava la notizia del giro di soldi partito da Qatar e Marocco per influenzare le posizioni dell’Europarlamento. Le istituzioni europee sono sottoposte a un’enorme pressione. Lasciando da parte le mazzette, c’è tutta una galassia di influenze registrate: sappiamo, per esempio, che nel 2022 Bayer e Apple sono le aziende che hanno speso di più – sei milioni e mezzo ciascuna – per l’attività lobbistica verso le istituzioni Ue. Google e Meta arrivano subito dopo con sei milioni. Seguono Microsoft, Qualcomm, Shell, Exxon, Huawei, Amazon: ecco la top ten delle lobby. 

Il loro ruolo diventa problematico quando è squilibrato, e spesso a Bruxelles lo è: da troppi dossier si evince che molto spesso la Commissione riceve i portatori di grandi interessi privati, ma non incontra


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