Vanità: la caduta degli dei di Hollywood e l’Olimpo social

Dal mito di Brigitte Bardot, sesso e anima insieme, ai personaggini molli come formaggini lanciati dal web passando per i Rolling Stones che con Satisfaction suonano il De Profundis. Il divismo è morto, ma la star è sopravvissuta

Questo articolo è pubblicato sul numero 41 di Vanity Fair che celebra i nostri straordinari 20 anni di storia e che sarà in edicola fino al 10 ottobre 2023. Qui trovate gli articoli da non perdere

«C’è un mistero in te», sussurrava alla Garbo l’innamorato John Gilbert nella Regina Cristina.
E la sventurata rispondeva: «Non c’è forse in ogni essere umano?». Mai battuta di copione si è adattata meglio a questo enigma che si fece mito rifiutando la differenza tra spettacolo e vita e rinchiudendosi in quel Truman Show di ombre in bianco e nero che fu l’Olimpo 
hollywoodiano.

Quando il diavolo creò Brigitte Bardot, fu la riprova che il divismo è il fenomeno sociale più buio e insondabile. Il mito Bardot, prima della Lolita di Sue Lyon, liquida un’epoca inventando per il cinema la bellezza adolescente, la disponibilità femminile a esprimersi in maniera libera, erotica, sfuggente, mai volgare, quindi autentica, scandalosa, quindi totalmente amorale ma viva. È come uno schiaffo alla noia della


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