
Van Gogh era autistico? Lo studio che dovrebbe farci riflettere sulla genialità del pensiero divergente
Non si può comprendere il genio di Vincent van Gogh se non si guarda oltre la sofferenza. Non solo oltre la malattia mentale — quella che per decenni è stata la spiegazione dominante del suo tormento — ma oltre l’intero modo in cui giudichiamo chi è “diverso”. Un recente studio pubblicato sull’International Journal of Forensic...
Sempre più studi rileggono la mente tormentata di Van Gogh come quella di un uomo neurodivergente. Oggi siamo pronti a riconoscere il valore di chi pensa in modo diverso?
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Non si può comprendere il genio di Vincent van Gogh se non si guarda oltre la sofferenza. Non solo oltre la malattia mentale — quella che per decenni è stata la spiegazione dominante del suo tormento — ma oltre l’intero modo in cui giudichiamo chi è “diverso”. Un recente studio pubblicato sull’International Journal of Forensic Sciences riaccende i riflettori su un’ipotesi potente e necessaria: Van Gogh potrebbe essere stato autistico. O, per dirlo con maggiore precisione, potrebbe aver vissuto una forma di neurodivergenza mai riconosciuta né compresa ai suoi tempi.
La sua vita, riletta con gli occhi della scienza moderna, somiglia a quella di molte persone neurodivergenti: sensibilità estrema, routine rigide, interessi totalizzanti, difficoltà nei contesti sociali, ma anche una profondità emotiva e una visione del mondo radicalmente originale. Non è solo storia dell’arte. È una riflessione urgente sul presente.
L’artista che vedeva troppo
Nato nel 1853
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