Un oceano di sangue: perché Cina e Giappone continuano a sostenere lo spinnamento degli squali (shark finning)?
Nonostante il sostegno della maggioranza dei Paesi membri, i due Stati asiatici hanno impedito alla Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tonni Atlantici (ICCAT) di adottare misure più severe contro la pratica che minaccia la sopravvivenza degli squali e l’equilibrio marino
Battuta d’arresto per la protezione degli squali alla riunione annuale della Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tonni Atlantici (ICCAT) – l’organismo intergovernativo che riunisce 53 Paesi con l’obiettivo di tutelare i tonni e le specie affini nell’Oceano Atlantico -, che si è conclusa il 18 novembre a Limassol, Cipro.
La proposta di rafforzare il divieto di shark finning, sostenuta da 42 dei 53 Paesi membri, è stata bloccata dall’opposizione di Cina e Giappone, principali consumatori e esportatori di pinne di squalo.
L’iniziativa, guidata da Stati Uniti, Belize e Brasile, prevedeva l’obbligo di sbarcare gli squali con le pinne naturalmente attaccate, una misura cruciale per contrastare la rimozione delle pinne in mare e facilitare la raccolta di dati scientifici.
Nonostante il parere favorevole della comunità scientifica e il largo consenso internazionale, i giganti economici
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