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Liberiamo l’Arno dalle plastiche

Liberiamo lArno dalle plastiche
Liberiamo l’Arno dalle plastiche. L’appello arriva alla vigilia della giornata mondiale dell’acqua dal Contratto di Fiume Casentino H2O che ha promosso  una eco-giornata di pulizia del fiume. L’iniziativa nasce sotto l’egida di Puliamo il Mondo, la manifestazione nazionale voluta da Legambiente per sensibilizzare i cittadini contro l’abbandono dei rifiuti. In Casentino, è fissato il primo appuntamento toscano del 2023 e ha per protagonista il tratto dell’Arno su cui, di recente, è stato sottoscritto Casentino H2O, il primo contratto di fiume, nato all’interno del Patto per l’Arno,   summa dei percorsi partecipativi che si svilupperanno lungo l’intera asta fluviale. Quasi quattro i chilometri da passare al setaccio e, armati di sacchetti e guanti,   da ripulire dalle plastiche trascinate, disperse e depositate lungo gli argini e sulla vegetazione circostante dalle recenti piene del fiume. Sono stati proprio i Pescatori Casentinesi, associati a Fipsas Arezzo, i primi a dare l’allarme, insieme agli amministratori locali, preoccupati per le conseguenze della sgradevole  e massiccia presenza di brandelli di materiale, pericoloso per gli animali e l’ambiente. Immediata la mobilitazione per recuperare i rifiuti e ripristinare l’immagine, l’ecologia, la funzionalità dell’Arno. E’ nata così, all’interno del Contratto di Fiume Casentino H2O, voluto e coordinato dal Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, l’idea di un’edizione speciale di Puliamo il Mondo, per una straordinaria operazione di pulizia e di educazione, a cui hanno aderito con convinzione, oltre ai comuni di Pratovecchio Stia, Poppi e Castel San Niccolò, l’Unione dei Comuni Montani del Casentino, Sei Toscana e alcune associazioni impegnate sul fronte della difesa dell’ambiente: da Legambiente ai Pescatori Casentinesi, da Casentino 2030 a Fipsas, da Pratoveteri a Civitas. Tutti insieme per una giornata di “pulizie ambientali” necessarie per mantenere vivo, efficiente e pulito il grande fiume. L’appuntamento è fissato per sabato mattina alle ore 09.30 al parcheggio del River Piper a Castel San Niccolò, dove saranno distribuiti gli attrezzi necessari ai volontari, che sono invitati a presentarsi con abbigliamento comodo, muniti possibilmente di guanti da lavoro e   stivali di gomma. Di qui, con il sistema di carpooling si raggiungerà il punto di partenza dell’iniziativa, in località San Paolo. Sei Toscana in collaborazione con i comuni provvederà alla raccolta, alla differenziazione e allo smaltimento. Serena Stefani, presidente Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, sottolinea che «Il Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, come ente promotore del Contratto di Fiume Casentino H2O, partecipa con convinzione a questa iniziativa di pulizia ambientale. Pur non essendo la mission del nostro ente recuperare e smaltire i rifiuti rinvenuti  nei corsi d’acqua, ci mettiamo a disposizione, con tanti altri partner, per affrontare insieme una problematica ambientale seria. Contiamo che operazioni di questo tipo possano servire a sensibilizzare i cittadini e a promuovere comportamenti più corretti e rispettosi del fiume e dell’ambiente». Ilaria Violin, vice presidente Legambiente Arezzo, ricorda che «L'acqua è una risorsa indispensabile per la vita  e abbiamo il compito di proteggerla. Lo sversamento delle plastiche in Arno mette in pericolo un tratto importante di un corso d'acqua già provato dai cambiamenti climatici. Il contratto di Fiume ci è servito per accelerare i tempi e a  reagire in modo tempestivo». Alessandro Fabbrini, presidente di Sei Toscana, evidenzia che «Oltre a svolgere quotidianamente al meglio i nostri servizi, credo sia importante parlare e mettere in pratica la sostenibilità ambientale anche grazie a iniziative come questa. Ringrazio tutti gli Enti e le Associazioni che hanno aderito, come noi, al Contratto di Fiume Casentino H2O promosso dal Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, permettendoci di mettere al centro della nostra attività quei valori della sostenibilità, del rispetto e dell’attenzione verso l’ambiente che sono propri di Sei Toscana». Nicola Venturini, vice presidente Pescatori Casentinesi, associati a Fipsas Arezzo, conclude: «Sono stati proprio i pescatori che frequentano il fiume a segnalare la presenza di materiale plastico disperso dentro e lungo il fiume.  Un problema immediatamente segnalato a Polizia provinciale e Forestale. Ringraziamo il Consorzio, i Comuni e tutte le associazioni ambientaliste del Contratto di Fiume Casentino H2O per l’immediato sostegno: con questa giornata, uniremo tutte le forze,  per rimuovere i rifiuti presenti in Arno. Un fiume a noi caro, che, ogni giorno, ci impegniamo a migliorare, a valorizzare e a promuovere anche attraverso la gestione di aree di pesca, capaci di richiamare migliaia di presenze ogni anno». L'articolo Liberiamo l’Arno dalle plastiche sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Nell’Ue aumentano l’esportazione di rifiuti pericolosi e i rilevamenti di spedizioni illegali

esportazione di rifiuti pericolosi
Nell’Unione europea i rifiuti “notificati” sono rifiuti soggetti a una procedura specifica per l'importazione e l'esportazione, sia per le spedizioni tra Stati membri dell'Ue che per le spedizioni tra un Paese Ue e un paese terzo. La definizione copre tipi specifici di rifiuti che richiedono un esame particolare (come i rifiuti pericolosi o i rifiuti urbani misti) e che possono essere spediti solo se entrambi i Paesi acconsentono, sulla base delle informazioni che i traders devono "comunicare" a entrambi. L'Unione europea e tutti i suoi Stati membri sfanno parte della Convenzione di Basilea del 22 marzo 1989 sul controllo dei movimenti transfrontalieri di rifiuti pericolosi e del loro smaltimento e che erve a proteggere la salute umana e l'ambiente dagli effetti negativi dei rifiuti pericolosi. Ogni anno, ogni Stato membro dell’Ue presenta al Segretariato della Convenzione una relazione sull'attuazione della Convenzione di Basilea nell'anno precedente. Una copia di questa relazione viene inviata anche alla Commissione Ue, insieme alle informazioni aggiuntive richieste dall'allegato IX del regolamento (CE) n. 1013/2006 sulle spedizioni di rifiuti. Questi rapporti includono dati sulle spedizioni di rifiuti e sull'attuazione nazionale attraverso la politica e l'applicazione.   Ogni tre anni la Commissione redige un rapporto sull'attuazione basato su queste relazioni. La Commissione europea ha appune pubblicato la sesta relazione di attuazione del regolamento sulla spedizione di rifiuti per il periodo 2016-2019, che riporta dati e analisi sul controllo delle spedizioni di rifiuti nell’Ue e verso paesi terzi. Secondo la Commissione Ue. la relazione dimostra due rend principali: «Innanzitutto, la quantità totale di rifiuti pericolosi spediti all’interno e al di fuori dell’Ue è più che raddoppiata, passando da 3,9 milioni di tonnellate nel 2001 a 8,1 milioni di tonnellate nel 2019, nonostante la quantità di rifiuti segnalati sia rimasta stabile durante il periodo preso in considerazione dalla relazione. La grande maggioranza di queste spedizioni avviene entro i confini dell’Ue e il volume limitato esportato dall’Ue verso Paesi terzi riguarda Paesi dell’OCSE. In secondo luogo, aumentano le spedizioni illegali individuate dalle ispezioni degli Stati membri». La Commissione Ue evidenzia che «I risultati della presente relazione sull'attuazione sono in linea con le conclusioni della valutazione dell'attuale regolamento, che la Commissione ha pubblicato nel gennaio 2020 e che ha portato alla proposta della Commissione di rivedere le attuali norme sulle spedizioni di rifiuti». Questa proposta è stata presentata nel novembre 2021 con tre obiettiviG garantire che l'Ue non esporti i suoi problemi in materia di rifiuti verso Paesi terzi; semplificare il trasporto dei rifiuti per il riciclaggio e il riutilizzo nell'Ue; affrontare meglio le spedizioni illegali di rifiuti. Con tre obiettivi: garantire che l'Ue non esporti le sue sfide in materia di rifiuti a Paesi terzi; semplificare il trasporto dei rifiuti per il riciclaggio e il riutilizzo nell'Ue; e affrontare meglio le spedizioni illegali di rifiuti». In base alle nuove regole, le esportazioni di rifiuti verso Paesi non OCSE saranno limitate e consentite solo se i Paesi terzi sono disposti a ricevere determinati rifiuti e sono in grado di gestirli in modo sostenibile. Le spedizioni di rifiuti verso i Paesi OCSE saranno monitorate e potranno essere sospese se generano gravi problemi ambientali nel Paese di destinazione. Tutte le imprese dell'Ue che esportano rifiuti al di fuori dell'Ue dovrebbero garantire che gli impianti che ricevono i loro rifiuti siano soggetti a un audit indipendente che dimostri che gestiscono tali rifiuti in modo rispettoso dell'ambiente. All'interno dell'Ue, l'obiettivo è quello di «Semplificare notevolmente le procedure stabilite, facilitando il reinserimento dei rifiuti nell'economia circolare, senza abbassare il necessario livello di controllo. Ciò contribuisce a ridurre la dipendenza dell'Ue dalle materie prime primarie e sostiene l'innovazione e la decarbonizzazione dell'industria dell'Ue per raggiungere gli obiettivi climatici dell'UE. Le nuove regole stanno anche portando le spedizioni di rifiuti nell'era digitale introducendo lo scambio elettronico di documentazione». La Commissione Ue è convinta che la nuova proposta  attualmente in discussione al Parlamento europeo e al Consiglio Ue «Potrebbe aprire nuove opportunità commerciali ed espandere i mercati nazionali, costringendo gli operatori del settore a migliorare le proprie capacità di selezione e trattamento per soddisfare le esigenze di un'economia verde e circolare». L'articolo Nell’Ue aumentano l’esportazione di rifiuti pericolosi e i rilevamenti di spedizioni illegali sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Agrolab Ambiente, Fossi, Furfaro e Scotto (Pd): «Il governo convochi un tavolo per affrontare la crisi»

Agrolab Ambiente
In una interrogazione al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, i deputati del Pd Emiliano Fossi, Marco Furfaro e Arturo Scotto, evidenziano che «Alla Agrolab Ambiente di Carrara ci sono 34 lavoratori che rischiano il posto. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy convochi subito un tavolo con enti locali, sindacati e azienda per affrontare la crisi». I tre deputati spiegano che «Agrolab Group, holding tedesca, ha acquisito nel marzo del 2020 l’asset della società che si occupava delle analisi ambientali. Con le sue sedi di Carrara (Toscana), Pisticci (Basilicata), Priolo e Gela (Sicilia), completa la presenza di Agrolab nel territorio nazionale. I laboratori di Agrolab Ambiente gestiscono l’intero processo analitico, dal campionamento alle analisi, al reporting, con un rapido flusso delle informazioni. Le attrezzature e gli strumenti dei laboratori sono all’avanguardia. Nello specifico le analisi che vengono effettuate nel sito produttivo di Carrara sono analisi ambientali, delle acque, servizi di consulenza, classificazione, campionamento e monitoraggio. I maggiori clienti che si rivolgono ad Agrolab ambiente sono: Eni, Eni Power, Enel spa, Sogin, Solvay Rosignano e Massa, Solvay Solution Livorno, Italferr Gruppo ferrovie dello stato, Scapigliato srl, Belvedere spa, Ecofor. Società di primo piano». Fossi, Furfaro e Scotto ricordano che «A settembre 2022 l’azienda, incontrando i sindacati, ha presentato il quadro di un'azienda sana, ben radicata sul territorio in termini di progettualità futura e ben lontana quindi da ipotesi di dismissioni della produzione. Ma lo scorso gennaio l’azienda ha comunicato ai lavoratori e alle lavoratrici del laboratorio di Carrara che nel corso dell’anno ci sarà una ristrutturazione sulla base del business plan relativo al 2022 e che i reparti di laboratorio, in cui sono occupati 40 addetti, saranno chiusi con il conseguente trasferimento dei lavoratori. Durante un incontro dello scorso febbraio, alla presenza dell’assessore regionale Nardini e della sindaca di Carrara Arrighi, si è parlato per la prima volta di licenziamenti. Il 10 marzo l’azienda ha attivato la procedura di licenziamento collettivo per 34 lavoratori su 63. Secondo i sindacati, l’azienda sta smobilitando il lavoro al laboratorio di Carrara dirottando i campioni alla sede di Vicenza». I deputati PD concludono: «Il Ministero deve occuparsene: è chiamato ad affrontare velocemente questa crisi aziendale difendendo i livelli occupazionali».   L'articolo Agrolab Ambiente, Fossi, Furfaro e Scotto (Pd): «Il governo convochi un tavolo per affrontare la crisi» sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Legambiente Carrara: «Materiali estratti dalle cave: chi ha paura della trasparenza?»

Materiali estratti dalle cave
Legambiente Carrara denuncia che «E’ da oltre 15 anni che le amministrazioni comunali succedutesi respingono la nostra richiesta di trasparenza e rilasciano i dati dei quantitativi di materiali estratti cava per cava rendendole anonime, in modo da impedirne l’identificazione. Questa opacità ostacola i cittadini sia nell’individuazione delle cave che violano le norme (perché producono quantità spropositate di detriti o abbandonano al monte le terre, ecc.) sia nell’avanzare proposte di pianificazione e regolamentazione basate sulla concreta conoscenza dei dati». Per questo, Legambiente ha presentato un ricorso al Responsabile comunale per la trasparenza e la Prevenzione della corruzione, nonché al Difensore civico regionale, che ripercorre puntigliosamente tutte le richieste avanzate e l’iter burocratico e amministrativo e le leggi che tutelano il diritto di associazioni e cittadini a ottenere le informazioni richieste. Legambiente Carrara conclude chiedendo all’RPCT del Comune di Carrara e al Difensore Civico della Regione Toscana, di: «1. accertare la sussistenza dei motivi di esclusione “relativi” all’accesso civico generalizzato. 2. verificare che nella valutazione delle opposizioni formulate dai controinteressati l’Amministrazione abbia esercitato le prerogative assegnatele dalle norme relative alla concreta valutazione della sussistenza di concreti e non generici interessi privati meritevoli di tutela. 3. se in tale attività l’Amministrazione abbia tenuto in considerazione le disposizioni dell’art. 40 e degli ivi richiamati precedenti D.Lgs. E pertanto, accolti i rilievi sopra formulati, 4,voglia disporre con provvedimento motivato in merito alla presente richiesta di riesame. 5. voglia valutare infine se le informazioni richieste rientrino nelle fattispecie di cui all’art. 40 del D.Lgs. 33/2013 (“Informazioni Ambientali”) e pertanto debbano essere oggetto di tempestiva pubblicazione – anche in assenza di istanze d’accesso – nella relativa sezione di “Amministrazione Trasparente”». Sul fronte estrattivo apuano interviene anche  il Gruppo di Intervento Giuridico (CrIG)  ricordando che «I fossi di cava sono i fondamentali impluvi naturali che consentono il deflusso delle acque nelle zone estrattive del marmo sulle Alpi Apuane. Pur essendo intuitiva la loro importanza per la difesa del suolo e il regime idrogeologico, nel corso del tempo spesso sono stati oggetto di scarichi illeciti di detriti da estrazione e lavorazione del marmo trasformandosi in ravaneti e scoli dell’inquinante marmettola. La marmettola, poi, va a inquinare sorgenti, falde e torrenti. Un vero e proprio disastro ambientale strisciante che l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha denunciato in tutte le sedi». I GrIG fa notare che la stessa Arpat nello studio  "Progetto Cave: qualità ecologica nel triennio 2017-2019”, pubblicato nel febbraio 2021, evidenzia che questo produce «Pesanti ripercussioni sull’ambiente fluviale”, degradando drasticamente la qualità ecologica» dei corsi d’acqua delle Apuane. Il GrIG accusa le amministrazioni pubbliche competenti di adoperarsi per sdemanializzare i corsi d’acqua ridotti a ravaneti marmettolizzati e, così, premiare gli inquinatori, invece di sanzionali e chiedere loro il ripristino ambientale L’associazione denuncia che «Da tempo, infatti, su richiesta delle amministrazioni comunali interessate, in particolare a Carrara, si ipotizza l’avvio di una procedura di sdemanializzazione dei fossi di cava nelle aree interessate da estrazioni minerarie, così, in pratica, da farli rientrare in qualche modo nella normale attività estrattiva». Per questo, oggi il GrIG ha inviato una specifica istanza di accesso civico per chiedere «Iinformazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti finalizzata a scongiurare l’ipotesi nefasta della sdemanializzazione dei fossi di cava, con la richiesta di adozione dei necessari provvedimenti di ripristino ambientale e idrogeologico. Coinvolti i Ministeri dell’Ambiente e della Cultura, la Regione Toscana, il Comune di Carrara, i Carabinieri Forestale, la Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Lucca, informata per opportuna valutazione degli aspetti di competenza la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Massa». Il GrIG auspica che «Questo gravissimo fenomeno di illegalità ambientale sia finalmente eliminato, per il risanamento ambientale e idrogeologico, nonchè la difesa da nuove alluvioni, vere e proprie calamità innaturali».   L'articolo Legambiente Carrara: «Materiali estratti dalle cave: chi ha paura della trasparenza?» sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Giani accoglie il rigassificatore a Piombino

Giani accoglie il rigassificatore a Piombino
Ieri notte il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani (PD), era l’unica “autorità” presente al Porto di Piombino ad accogliere il rigassificatore Golar Tundra. Intestandosi così. da Commissario straordinario, il “merito” politico di una scelta fortemente voluta dal governo Draghi (con dentro PD, M5S, renziani, centristi, Lega e Forza Italia) e ancora di più dal governo Meloni a guida Fratelli d’Italia, il Partito del Sindaco di Piombino Ferrari che continua a opporsi al rigassificatore, così come fanno in Regione Lega e Forza Italia che lo hanno fortemente voluto quando c’era Draghi e ora che c’è  la Meloni. A Giani, criticato per questo da sinistra e all’interno del suo stesso partito, va riconosciuta coerenza nel suo granitico sì al rigassificatore, nonostante sia stato utilizzato come specchietto per le allodole dalla destra per far scordare le politiche energetiche pro-gas a livello europeo e nazionale. Una coerenza che ora Giani rivendica accollandosi quelli che per qualcuno sono meriti e che a Piombino e dintorni sono soprattutto colpe. E lo fa  ribadendo la necessità che, «In parallelo all'insediamento della nave, vada avanti spedito l'iter delle compensazioni». Per Giani, «L'arrivo della Golar Tundra rappresenta, simbolicamente, un traguardo della Toscana del fare. Una Toscana che vuole essere guida e punto di riferimento sia sul piano energetico che su quello ambientale e che si mette a disposizione per consentire al Paese di affrontare i riflessi della crisi legata alla guerra in Ucraina. Per le compensazioni  essenziali per lo sviluppo di Piombino, penso che prevarrà lo spirito di squadra. E la prima prova sarà l'emendamento presentato da alcuni esponenti Pd, in linea con la strategia della Regione, al decreto legge ora in parlamento sul Piano di ripresa e resilienza, che prevede 40 milioni in più in aggiunta ai 40 milioni già previsti dall'accordo di programma. Il ministro Fitto, con cui ho avuto un colloquio preventivo, si è detto d'accordo. Se il parlamento approverà l'emendamento, ci saranno 80 milioni disponibili, che Invitalia potrà utilizzare per le bonifiche, che sono il primo passo per le compensazioni». L'articolo Giani accoglie il rigassificatore a Piombino sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

L’Australia vuole i sottomarini nucleari AUKUS, ma nessuno vuole le loro scorie radioattive

sottomarini nucleari AUKUS
I Paesi che compongono l'alleanza trilaterale AUKUS - Australia, Stati Uniti e Regno Unito – si sono incontrati a San Diego, in California, dove hanno approvato la vendita di sottomarini a propulsione nuclere statunitensi all’Australia. Inoltre, il primo ministro laburista australiano, Anthony Albanese, ha confermato che il suo Paese costruirà una propria flotta di sottomarini nucleari, che saranno operativi all'inizio degli anni 2040. Un accordo che vale miliardi di dollari e che vedrà l'Australia diventare la settima nazione con sottomarini a propulsione nucleare nel suo arsenale militare. L’accordo nucleare AUKUS è stato presentato come risposta alle preoccupazioni occidentali sull'espansione militare della Cina nella regione indo-pacifica. Pechino ha criticato l'accordo sui sottomarini nucleari accusando Usa, Australie

Il nuovo Piano regionale dell’economia circolare propone scenari, in attesa degli impianti

piano regionale economia circolare toscana 1
Il vecchio Piano regionale su rifiuti e bonifiche (Prb), approvato in Toscana nel 2014, è arrivato da anni a conclusione senza aver raggiunto nessuno dei principali obiettivi che si era dato. Avrebbe dovuto essere aggiornato nel 2018, con orizzonte 2023, ma in realtà ci sono stati cinque anni di vuoto. La nuova proposta di Piano dell’economia circolare e delle bonifiche (Prec) è stata presentata dalla Giunta toscana solo ieri. Il documento, approvato pochi giorni fa con la Proposta di deliberazione al C.R. n.23 del 13-03-2023, non è comunque quello definitivo: dovrà passare adesso all’esame del Consiglio regionale per le fasi di adozione e approvazione. Si tratta di un puntuale lavoro di ricognizione che si snoda lungo centinaia di pagine, offrendo possibili soluzioni ai problemi che gravano sulla gestione rifiuti toscana, ma senza confermarne alcuna: dove, quali e quanti impianti localizzare non è dato sapere al momento. «Il nuovo Piano dell’economia circolare – spiega il presidente Eugenio Giani – apre una prospettiva di modernizzazione  e innovazione nel processo di trasformazione e assorbimento dei rifiuti, con nuovi possibili impianti, che consentiranno una sempre maggiore autosufficienza nello smaltimento e nella conversione dei rifiuti in materiali recuperati ed energia». Sulla stessa linea l’assessora regionale all’Ambiente, Monia Monni: «Il nuovo Piano dell’economia circolare è un punto di partenza. È una strategia complessiva e una visione della Toscana del futuro che può sostanziarsi unicamente attraverso il protagonismo dei territori. È una chiamata, se volete. Perché se intendiamo davvero percorrere compiutamente la strada verso l’economia circolare, possiamo farlo solo assieme». Ad oggi Di fatto, il Piano si limita a indicare degli scenari, sia per i rifiuti urbani sia per gli speciali. Ai sensi di legge guarda all’orizzonte temporale dei prossimi sei anni, spingendosi comunque a sbirciare fino al 2035 quando per i rifiuti urbani – in base alle più recenti direttive Ue in materia – il riciclo effettivo dovrà arrivare minimo al 65% e lo smaltimento in discarica massimo al 10%. Di fatto, si dà per scontato che da qui al 2028 potrà cambiare molto poco nell’assetto impiantistico regionale. «Poiché gli interventi funzionali alla virtuosa “chiusura del ciclo gestionale” potranno concretizzarsi, almeno per le componenti impiantistiche riferite al trattamento dei rifiuti urbani e dei rifiuti decadenti dal loro trattamento, solo dall’anno 2028, è evidente – si legge nel documento – come il periodo temporale di vigenza del presente Piano sia per lo più da definirsi “transitorio” verso il nuovo assetto impiantistico; tutto il Piano è pertanto impostato evidenziando la progressiva evoluzione del sistema gestionale attraverso: la contrazione della produzione di rifiuti, l’incremento del recupero e del riciclaggio, la progressiva minimizzazione dello smaltimento in discarica sino a tendere all’anno 2027 ad una percentuale di smaltimento intorno al 20%». Più nel dettaglio, il Piano sviluppa due ipotesi per i rifiuti urbani: uno scenario inerziale (senza l’attivazione di azioni di Piano) e uno programmatico con «prestazioni di “eccellenza” per quanto concerne i servizi di raccolta e l’attivazione di impiantistica innovativa». Sui rifiuti speciali, che sono circa un quintuplo degli urbani, si limita a fornire «indirizzi per l’evoluzione nella direzione di massimizzare il recupero sia di materia che di energia anche attraverso l’utilizzo dell’impiantistica innovativa, contraendo conseguentemente i fabbisogni di smaltimento». Per quanto riguarda ad esempio la produzione complessiva di rifiuti urbani, nello scenario inerziale si prevede una contrazione al 2028 del 2,1% e al 2035 del 3,6%, rispetto alla produzione 2019; nello scenario programmatico una contrazione al 2028 del 4,9% e al 2035 del 10,5%, rispetto alla produzione 2019. La raccolta differenziata crescerebbe nella media degli ultimi anni nello scenario inerziale (+12% e -27% di indifferenziata al 2035), mentre in quello programmatico arriverebbe all’82% al 2035 (+22%, -60%); per il riciclo effettivo, cui guarda l’Ue, si parla invece del 61,6% al 2028. Numeri che resterebbero però campati in aria, se non si realizzassero le proposte impiantistiche necessarie a dargli corpo. Su questo fronte le ipotesi in campo sono sempre le 39 manifestazioni di interesse presentate nell’ambito dell'Avviso pubblico bandito dalla Regione a fine 2021. «Le potenzialità “teoriche” di trattamento che si genererebbero con l’attivazione di tutti gli impianti proposti attraverso le manifestazioni di interesse sono pari ad oltre 3 milioni di tonnellate di rifiuti», osserva il Piano. In questo caso il sistema gestionale regionale si troverebbe «nella condizione di pieno soddisfacimento dei fabbisogni di trattamento a recupero dei rifiuti urbani e derivati, in totale autosufficienza», e non solo per gli urbani: lo sviluppo della nuova impiantistica si configura «come un’occasione per conseguire gli obiettivi normativi per la gestione dei rifiuti urbani ma anche un’opportunità per migliorare la gestione dei rifiuti speciali prodotti negli importanti distretti produttivi regionali, rendendo gli stessi più “ambientalmente sostenibili” e più competitivi sul mercato […] La “nuova impiantistica di mercato per economia circolare” sarà inoltre fondamentale per l’integrazione gestionale tra rifiuti urbani e rifiuti speciali, con l’obiettivo di incrementare le sinergie tra i diversi settori industriali e minimizzare quanto più possibile gli smaltimenti in discarica». Senza impianti alternativi, invece, continueranno ovviamente a crescere le discariche e/o l’export di rifiuti. Più concretamente, lo scenario programmatico prevede al 2028 un fabbisogno di smaltimenti in discarica per 7,8 mln di metri cubi (3,9 mln mc urbani e 3,9 mln mc speciali), mentre quello inerziale 10,3 mln mc (6,3 mln mc urbani e 4 mln mc speciali). Una differenza non da poco. Ma se non arriveranno decisioni precise di politica industriale, per inerzia la Toscana andrà dritto verso lo scenario meno sostenibile. L'articolo Il nuovo Piano regionale dell’economia circolare propone scenari, in attesa degli impianti sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Nel 2022 la Toscana del sud ha avviato a riciclo 95mila ton di imballaggi

SeiToscana giornata mondiale del riciclo
La raccolta differenziata è uno strumento indispensabile al riciclo, rispetto al quale agisce in via preliminare: i rifiuti correttamente differenziati dai cittadini vengono poi raccolti dal gestore dell’igiene urbana, vagliati ulteriormente in apposite piattaforme di selezione, e infine avviati a riciclo effettivo nelle filiere industriali di competenza (cartiere per la carta, vetrerie per il vetro, etc). Un processo non esente da scarti, sia nella fase di selezione sia in quella di riciclo vero e proprio, da avviare dunque a recupero energetico o a smaltimento in discarica. Per ridurre al minimo tali quantitativi, è essenziale una raccolta differenziata di qualità, dove imballaggi e rifiuti organici vengano differenziati correttamente dai cittadini. Nel corso dell’ultimo anno, nella Toscana del sud – come informa il gestore unico dei servizi d’igiene urbana, Sei Toscana, in vista della Giornata mondiale del riciclo del 18 marzo – sono stati avviati a riciclo quasi 95mila ton di rifiuti da imballaggio (carta, vetro, plastica, metalli) e altre 65mila ton di organico sono andate a compostaggio. «Un impegno che cresce nel tempo, grazie ai servizi sul territorio e soprattutto grazie alla sensibilità dei cittadini che ogni giorno separano correttamente i propri rifiuti», commentano da Sei Toscana. In particolare, nel corso del 2022 nella Toscana meridionale sono state avviate a riciclo poco meno di 48.000 tonnellate di carta e cartone; 5.130 tonnellate di metalli (con un aumento di oltre 300 tonnellate rispetto al 2021); 15.150 tonnellate di plastica (più 3.150 tonnellate rispetto all’anno precedente); 26.700 tonnellate di vetro (di cui 12.900 t provenienti dalle raccolte mono-vetro. Modalità di raccolta separata che sta progressivamente introdotta su tutto il territorio). Sono state inoltre avviate a compostaggio circa 65.000 tonnellate di organico. L'articolo Nel 2022 la Toscana del sud ha avviato a riciclo 95mila ton di imballaggi sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Mobilità elettrica, operative le prime cinque stazioni di ricarica installate a Rosignano

coloninna ricarica elettrica scapigliato
Nonostante il rinvio subito in Europa al via libera definitivo per lo stop alla vendita di auto e furgoni con emissioni di CO2 dal 2035, arrivato anche a causa delle resistenze del Governo Meloni, a Rosignano Marittimo proseguono gli investimenti per favorire la mobilità elettrica di residenti e turisti. Si sono concluse positivamente le operazioni di allaccio delle prime cinque stazioni di ricarica installate da Scapigliato sul territorio comunale di Rosignano, annunciate nel dicembre 2022. A partire da oggi sono infatti operative le colonnine poste a Castiglioncello (via Gorizia), Vada (piazza Garibaldi) e Rosignano Solvay (piazza Monte alla Rena, via della Repubblica e via dell’Energia in località Le Morelline, nei pressi dell’attuale sede dello sportello “Scapigliato Energia”). L’iniziativa nasce grazie alla convenzione siglata col Comune di Rosignano Marittimo e nell’ambito del progetto “Scapigliato Energia”, con cui la Società intende massimizzare sul territorio locale i benefici legati alla produzione di energia rinnovabile a partire dal biogas di discarica. Le stazioni di ricarica, ognuna delle quali dotata di 2 prese standard Tipo2 da 22kW, possono essere utilizzate da tutti, con particolari benefici per i clienti “Scapigliato Energia” che possono avvalersi in corso d’anno di 2.000 kWh di ricarica gratuita: un quantitativo sufficiente a percorrere circa 13mila chilometri. La ricarica dei veicoli elettrici alle colonnine di Scapigliato può essere effettuata con più modalità: tramite tessera Rfid, da richiedersi gratuitamente online sul sito www.scapigliato.it alla pagina “Colonnine di ricarica per veicoli elettrici”; con l’app Eco E-Mobility scaricabile su smartphone da Appstore o Google play store, che consente la ricarica anche presso tutte le colonnine sul territorio nazionale interoperabili con E.co–Neogy; tramite carta di credito, seguendo le istruzioni del codice Qr presente in ogni stazione di ricarica. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito web di Scapigliato all’indirizzo www.scapigliato.it (percorso Iniziative per il territorio/Scapigliato Energia/Colonnine di ricarica per veicoli elettrici), oppure rivolgersi allo sportello “Scapigliato Energia” (tel. 0586-03.23.23 / e-mail info.energia@scapigliato.it), aperto al pubblico dal lunedì al sabato, con orario 9.00 – 12.30, e il martedì e il giovedì anche dalle 15.00 alle 18.00, in località Le Morelline Due, a Rosignano Solvay. L'articolo Mobilità elettrica, operative le prime cinque stazioni di ricarica installate a Rosignano sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

I sabotaggi dei gasdotti Nord Stream hanno messo a rischio focene e merluzzi del Baltico

sabotaggi dei gasdotti Nord Stream
Le guerre, oltre ad avere gravi impatti sulle vite umane e sulle infrastrutture, hanno anche ripercussioni sull'ambiente, che devono essere valutate e documentate. Il 26 settembre 2022, autori sconosciuti – gli occidentali dicono un commando ucraino, i russi e un’inchiesta giornalistica del premio Pulitzeri  Seymour Hersh un’azione militare organizzata da statunitensi e norvegesi che hanno piazzato bombe a tempo con la copertura di manovre navali NATO -  hanno deliberatamente fatto saltare i due gasdotti Nord Stream 1 e 2 con quattro esplosioni coordinate vicino a un importante deposito di munizioni chimiche –la discarica CWA - al largo all'isola danese di Bornholm nel Mar Baltico. Mentre il massiccio rilascio di gas naturale nell'atmosfera ha sollevato serie preoccupazioni per il clima, le esplosioni hanno sollevato, e lasciato in  sospensione per oltre un mese, 250.000 tonnellate di sedimenti fortemente contaminati  da tossine a lungo sepolte che potrebbero minacciare la vita marina. L’area interessata dagli attentati è una discarica storica per agenti della guerra chimica della seconda guerra mondiale. I contaminanti, tra cui il piombo e un interferente endocrino utilizzato per proteggere gli scafi delle navi, sono rimasti al di sopra della soglia di sicurezza per più di un mese. L’impatto  sugli animali che vivono nella zona, come il merluzzo e  la rara focena comune, non è ancora noto. Lo studio “Environmental impact of sabotage of the Nord Stream pipelines”, pubblicato su Research Square (no peer reviewed) da un team d internazionale di ricercatori danesi, tedeschi e polacchi guidato da Signe Sveegaard dell’Aarhus Universitet, valuta proprio l'impatto diretto trascurato di questo sabotaggio sull'ecosistema marino ed evidenzia che «Foche e focene entro un raggio di quattro km sarebbero state ad alto rischio di essere uccise dall'onda d'urto, mentre ci si aspetterebbe un impatto temporaneo sul loro udito fino a 50 km di distanza. Poiché la popolazione di focene del Mar Baltico (Phocoena phocoena) è in grave pericolo di estinzione, la perdita o il ferimento grave anche di un solo individuo è considerato un impatto significativo sulla popolazione». I ricercatori confermano che «La rottura [dei gasdotti] ha provocato la risospensione di 250.000 tonnellate di sedimenti fortemente contaminati dal bacino sedimentario di acque profonde per oltre una settimana, con conseguenti rischi inaccettabili per i pesci e altri biota in 11 km3 di acqua per più di un mese». A preoccupare è in particolare  la sorte della popolazione di focene del Baltico che è ridotta a circa 500 individui. I ricercatori evidenziano che «Durante la stagione riproduttiva (maggio-ottobre), questa popolazione si raduna intorno ai banchi Hoburgs e Midsjö nelle acque territoriali svedesi, situate a circa 40 km a est delle esplosioni più settentrionali. E’ quindi probabile che individui di questa popolazione fossero presenti nell'area alla fine di settembre e quindi potrebbero essere stati colpiti. Sebbene la bassa densità di focene significhi che il numero di individui colpiti è stato probabilmente basso, la popolazione è così piccola che la perdita o il ferimento grave anche di un solo animale, specialmente se una femmina adulta, può avere un impatto sulla popolazione». Per quanto riguarda la popolazione di foche grigie (Halichoerus grypus) del Baltico e la popolazione locale di foche di Kalmarsund, sono sia più numerose che meno vulnerabili delle focene. Gli scienziati nord-europei spiegano che «L'acqua di Bornholm Deep è caratterizzata da stratificazione e basso rimescolamento verticale. I siti sono inoltre caratterizzati da bassi livelli di ossigeno e quindi attività biologica relativamente bassa. Questo significa che, mentre si trovavano nei sedimenti imperturbati, questi contaminanti sono stati "bloccati" lontano da esposizioni biologiche significative, causando rischi ambientali limitati». E pensare che la risospensione di sedimenti contaminati era stata una delle principali preoccupazioni ambientali dei Paesi che si affacciano sul Mar Baltico durante l'installazione dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 e  che sono state anche il motivo per il quale i gasdotti che collegavano la Russia alla Germania non sono stati realizzati lungo il percorso più breve attraverso la discarica CWA. I ricercatori ricordano che, grazie a queste osservazioni, il progetto Nord Stram è stato realizzato con l’intento di ottenere «Una risospensione minima dei sedimenti e probabilmente non ha causato rischi per la comunità ittica a causa del rilascio di residui della CWA».  Ma lo studio fa notare che «La rottura delle pipeline e il conseguente getto di gas hanno però provocato una risospensione di 2,5 - 10 tonnellate di sedimenti. L'evento ha rilasciato inquinanti introdotti storicamente nel sito più profondo del bacino di Bornholm e ha smosso grandi volumi di acqua che hanno superato la soglia tossica ambientale per un massimo di 34 giorni, che non hanno raggiunto la superficie del mare né le coste circostanti. La causa del rischio per l'ambiente marino era principalmente la risospensione di TBT e Pb che rappresentano i tre quarti dei contributi totali di tossicità della miscela». Il bacino di Bornholm è il tradizionale luogo di deposizione delle uova e nursery della popolazione di merluzzo del Baltico orientale (Gadus morhua) e il dsabotaggio è avvenuto  alla fine della normale stagione riproduttiva del merluzzo che va da marzo a settembre. Lo studio fa notare che «La risospensione dei sedimenti tossici potrebbe inoltre aver raggiunto per più di un mese i pesci così come i giovani merluzzi e le uova nell'area. L'impatto a lungo termine più probabile sui pesci sarebbe l'interruzione del sistema endocrino dovuta all'esposizione al TBT. L'esposizione al piombo (Pb) nei pesci può indurre stress ossidativo, influenzare le funzioni biochimiche e fisiologiche tra cui interrompere i neurotrasmettitori causando neurotossicità e interruzioni del sistema immunitario. Il carico contaminante derivante dalla risospensione dei sedimenti da parte di questo evento probabilmente aggiunge ulteriore pressione su quelli già esistenti, sottoponendo, ad esempio, lo stock di merluzzo del Baltico a ulteriore stress». 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