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Cent’anni di fotografia nei capolavori della Collezione Bachelot

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Un secolo di storia dell’immagine va in scena a Villa Medici nelle fotografie della Collezione Bachelot: da Brassai a Sabine Weiss, da Diane Arbus a Mitch Epstein, 150 scatti esplorano lo sguardo sull’umanità di circa 50 grandi maestri. A confronto due grandi tradizioni, la scuola umanista francese (Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau, Willy Ronis) e la fotografia di strada americana, con autori come Dave Heath, Helen Levitt, Vivian Maier, Robert Frank, Joel Meyerovitz. Il percorso immaginato da Florence e Damien Bachelot con il curatore Sam Stourdzé è di ampio respiro: la dimensione corale del reportage e quella intima del ritratto si incrociano di continuo, spaziando dai grandi eventi della storia al racconto intimo. Al cuore del progetto, l’indagine su come il corpo e il ritratto definiscano lo spazio, in una fotografia dove la figura umana funge sempre da unità di misura."Collection", allestimento a Villa Medici: Diane Arbus, Joel Meyerowitz, Bruce Davidson, Susan Meiselas, Judith Joy © Daniele Molajoli Rimandi e corrispondenze disegnano una trama di legami e influenze tra gli artisti in mostra, in un panorama di notevole varietà: accanto agli autori già citati, troviamo pionieri del modernismo come Paul Strand, grandi reporter come Dorothea Lange o Josef Koudelka, protagonisti della fotografia contemporanea come Luc Delhaye, Mohamed Bourouissa, Véronique Ellena, Laura Henno (al centro di un focus speciale nella cisterna di Villa Medici), e non mancano nemmeno scatti made in Italy, con Luigi Ghirri e Mario Giacomelli. Tra i fiori all’occhiello dell’allestimento, una serie di circa 40 stampe d’epoca di Saul Leiter, testimonianza della rivoluzione del colore.Sabine Weiss, Paris, Enfants, 1955. Collection Bachelot © Sabine Weiss Collection – questo il titolo della mostra visitabile fino al 15 gennaio – è un racconto da leggere su più piani: dal punto di vista dei singoli artisti, o nella prospettiva storica riflessa nello sguardo del curatore che, come un sismografo, registra i momenti salienti di un secolo denso di eventi. O ancora, attraverso gli occhi di una coppia di collezionisti che in vent’anni ha dato vita a una delle più importanti raccolte private di fotografia in Francia. Per loro la collezione è prima di tutto un racconto personale, dove la dimensione privata si intreccia alla continua ricerca di pezzi eccezionali per qualità e storia e all’impegno nel sostenere la fotografia nella sua materialità e unicità, specie attraverso i giovani artisti."Collection", allestimento a Villa Medici: Luc Delahaye, Saul Leiter © Daniele Molajoli

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Il PAC prosegue la sua esplorazione delle culture internazionali sulle tracce della contemporaneità con una mostra che si propone di introdurci alle diverse espressioni dell’arte contemporanea giapponese degli anni duemila, concentrandosi in particolare sulle tendenze che coinvolgono i corpi degli artisti, sugli elementi della performance, e sulle dinamiche e i movimenti ad essa pertinenti. Analizzando criticamente le relazioni tra queste espressioni corporee e la società, l'ambiente e la materialità, nonché la tecnologia, gli artisti invitati racconteranno le loro visioni della vita e della morte, il senso di urgenza sulla politica di identità e come la politica sociale - lo spirito del nostro tempo - si sia rivelato attraverso le pratiche artistiche. Il progetto proverà a contestualizzare le attuali forme d’arte nella genealogia delle avanguardie giapponesi del dopoguerra, o nel recente passato, generando dialoghi multistrato tra le opere in mostra. Artisti Makoto Aida, Dumb Type, Finger Pointing Worker/Kota Takeuchi, Mari Katayama, Meiro Koizumi, Yuko Mohri, Saburo Muraoka, Yoko Ono, Lieko Shiga, Chiharu Shiota, Kishio Suga, Yui Usui, Ami Yamasaki, Chikako Yamashiro, Fuyuki Yamakawa, Atsuko Tanaka, Kazuo Shiraga.

Art Days – Napoli Campania

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La seconda edizione degli Art Days Napoli Campania si svolgerà dal 24 al 27 novembre 2022, in ogni capoluogo della più votata tra le regioni europee ai linguaggi del contemporaneo.L’Associazione promotrice, Attiva Cultural Projects, celebra anche il successo della prima edizione (16-19 dicembre 2021) a cui hanno preso parte 46 tra istituzioni, gallerie e spazi indipendenti per un totale di 51 eventi specificamente creati per gli Art Days tra Napoli, Benevento, Caserta, Salerno e relative province nonostante il difficile scenario internazionale e la legislazione d’emergenza ancora vigente in quel periodo. ‘Art Days – Napoli Campania è il primo grande evento diffuso dedicato all’arte contemporanea in tutta la regione: ha l’obiettivo di valorizzare le eccellenze artistiche del territorio innescando un dialogo tra gli attori del sistema, offrendo visibilità dal respiro nazionale e internazionale ad un territorio già tra i più sensibili per la produzione, la fruizione ed il collezionismo di arte contemporanea. La Campania si distingue già, anche a livello extra-europeo, per la caratura degli attori dell’art system che operano in regione ma resta l’unico territorio a non avere ancora appuntamenti dedicati che mettano a sistema tutti gli operatori ed artisti che il territorio stesso esprime invitando il pubblico ad esplorare un unico calendario concentrato di performance, mostre e progetti speciali, premi e conferenze. Per questo abbiamo sentito l’esigenza di progettare gli Art Days e non una fiera: per dare la possibilità a visitatori da tutto il mondo (ma anche dalle altre regioni italiane e da ogni zona della stessa Campania) di prenotare un weekend lungo con la possibilità di fruire anche di alloggi convenzionati e tour dedicati che raccontino il milieu regionale interagendo direttamente con gli attori che lo esprimono tutto l’anno nella loro struttura: un museo, una collezione privata, una galleria, uno spazio indipendente e molto altro. Con un programma completamente bilingue (Italiano/Inglese), i visitatori di ogni nazionalità potranno anche godere di un percorso speciale in ogni istituzione e galleria aderenti e, perché no, conoscere tutte le altre eccellenze e luoghi iconici del territorio campano oltre l’arte contemporanea grazie alla nostra campagna social che racconta luoghi, monumenti e storie ricche di emozione accompagnando i futuri visitatori fino ai giorni dell’evento’ affermano le fondatrici di Attiva, Martina Campese e Raffaella Ferraro (1991, Napoli/Vico Equense), l'associazione che, insieme a Letizia Mari (1994, Bergamo) ha ideato e cura il festival e che, per questa seconda edizione, si avvale anche del contributo di Valeria Bevilacqua (1989, Ferrara), program manager. Mostre, interventi site-specific, performance, talk, visite guidate e tour, attività didattiche, workshop (e per la prima volta un programma by-night dedicato) affolleranno la seconda edizione degli Art Days: importanti le partnership con i principali musei ed istituzioni nazionali e regionali. Il MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) nonostante la sua missione di valorizzazione  copra un periodo storico ben situato, si è distinto negli ultimi decenni per lo spazio dato a grandi mostre di artisti contemporanei affermati ed emergenti. L’utilizzo di tutti i linguaggi del contemporaneo, inclusi musica e gaming, è parte integrante dell’offerta annuale. Lo staff del museo ha aperto un dialogo con le curatrici degli Art Days con l’idea di progettare uno dei percorsi dedicati al capoluogo di regione, Napoli, che vede anche l’Accademia di Belle Arti tra i main partner grazie alla realizzazione di un progetto formativo dedicato realizzato con l’associazione riTROVO.Il Museo Madre ospiterà alcuni talk degli Art Days e offrirà un ingresso ridotto ai visitatori del circuito. Tra le altre istituzioni museali già confermate vi sono anche il Museo Filangieri (Napoli) mentre altre importanti realtà di rilievo internazionale stanno completando l’iter di adesione in queste ore. Tra le fondazioni di origine privata od i luoghi di cultura, si segnalano tra le altre che prenderanno parte con eventi dedicati o con aperture speciali, Casa Morra (Napoli), la Fondazione Morra Greco (Napoli), l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (Napoli) che ospiterà la conferenza stampa inaugurale della quattro giorni internazionale, la Fondazione Plart (Napoli). Diverse le gallerie e gli spazi indipendenti che hanno già confermato la loro adesione, nonostante la pausa estiva, con programmi dedicati: Aa29 (Caserta), Acappella (Napoli), Le 4 Pareti (Napoli), Spot Home Gallery (Napoli), SyArt Gallery (Sorrento), Swing Gallery (Benevento). Atelier Alifuoco (Napoli), Collettivo Zero | Viale delle Metamorfosi (Napoli), Fenice in Pigiama (Casalnuovo, NA), Gaudium Gallery (Napoli), Labinac, (Napoli), LaCasaforte S.B. (Napoli), Opificio Puca (Sant’Arpino, CE), puntozerovaleriaapicella (Napoli), SMMAVE, (Napoli), Spazio Amira (Nola, NA), Tramandars (Somma Vesuviana, NA), Underneath the arches (Naples). Tra le collezioni private che partecipano agli Art Days con programmi ed iniziative dedicati vi sono: Agovino, Frasca e Rossetta. Tra le residenze d’artista figura ExtrArtis - Relais La Rupe, Sorrento (NA). Due sono i premi che le curatrici e fondatrici di Art Days Napoli Campania presentano per la prima volta quest’anno: entrambi dedicati ad artisti emergenti residenti in Italia senza limite di età oltre a dare spazio qualificato per una residenza artistica (ed un premio di produzione in denaro per la realizzazione dell’opera) promuovono in sinergia due eccellenze territoriali: il vino ed il paesaggio agricolo campano, l’enorme patrimonio archeologico attualizzando un sito fortemente antropizzato. Wine Wise. Metodologie della trasformazione, è la prima open call volta alla promozione del legame tra arte contemporanea e aziende vitivinicole realizzata nella regione Campania e rivolta ad artisti emergenti. Il progetto si sviluppa in collaborazione con l’associazione The Emotional Experience (Cristina Varchetta, Natascia Sole, Rosa Puorro) all’interno di quattro aziende vitivinicole campane distribuite in altrettante province: Villa Matilde (CE), Villa Raiano (AV), Cantine Astroni (NA), Cantine Iannella (BN).  Il bando di partecipazione si chiude il 10 settembre, saranno quattro gli artisti vincitori selezionati dalle curatrici di Art Days coadiuvate da una giuria di eccezione: il collezionista Fabio Agovino, il team The Emotional Experience, la giornalista e critica d’arte Stella Cervasio (La Repubblica), un rappresentante per ciascuna delle cantine coinvolte. Le opere site specific realizzate durante il periodo di residenza saranno acquisite dalle cantine partecipanti e saranno presentate dagli artisti tra il 17 ed il 20 novembre attraverso l’organizzazione di tour speciali tra arte e degustazione che faranno da vera e propria vigilia ai giorni clou della manifestazione, 24-27 novembre. La trasformazione dell’uva in vino implica la collaborazione tra umani e non-umani favorendo tra loro relazioni chimiche, tecnologiche, estetiche e affettive. Una riflessione olistica sui processi di produzione del vino suggerisce un cambio di prospettiva in cui la collaborazione inter-specie apre nuove opportunità alla sostenibilità ambientale, alla sopravvivenza collaborativa, all’interazione estetica. WineWise - Metodologie della trasformazione è molto più di un premio d’arte contemporanea per emergenti. E’ un progetto di valorizzazione artistica e territoriale rivolto a tutti gli artisti, duo e collettivi interessati a esplorare il rapporto tra arte, territorio e produzione vinicola nella sua complessità. Flegreo per il contemporaneo - Art Residency, il secondo premio nel ricco parterre di Art Days, ha l’obiettivo di coinvolgere la comunità flegrea, chiamata a ridefinire - attraverso il lavoro svolto insieme all’artista - la propria relazione con il sito del Macellum - Tempio di Serapide, simbolo del centro storico della città di Pozzuoli. E' l’archeologia più antropizzata nel distretto culturale dei Campi Flegrei, inglobata ormai nel panorama urbanistico al punto da sottovalutare la sua importanza. Qual è il ruolo che l’artista ...

LE “INVENZIONI DI TANTE OPERE”, Domenico Fontana (1543-1607) e i suoi cantieri

132673 11 Willem van Nieulandt Veduta di piazza San Pietro a Roma

Domenico Fontana, ticinese di origine ma lungamente attivo a Roma e a Napoli, viene solitamente abbinato al ricordo di quell’“acqua alle corde” che, leggenda vuole, abbia consentito all’architetto di innanzare l’obelisco di Piazza San Pietro. Un episodio di colore per dar conto dell’ammirazione vissuta dai contemporanei nell’assistere a questo evento, partecipe nei decenni conclusivi del Cinquecento del grandioso riordino di Roma voluto da papa Sisto V (1585-1590), per farne una città moderna degna della funzione di cuore del Cattolicesimo.Egli è, ora, protagonista di una originale mostra promossa dalla Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate (Mendrisio, Cantone Ticino, Svizzera) e dall’Archivio del Moderno dell’Università della Svizzera italiana, in partenariato con i Musei Vaticani, e con il patrocinio della Biblioteca Apostolica Vaticana, a cura di Nicola Navone, Letizia Tedeschi (Università della Svizzera italiana-Archivio del Moderno) e Patrizia Tosini (Università Roma Tre), che si svolgerà dal 27 novembre 2022 al 19 febbraio 2023. L’esposizione presenta la carriera e le opere dell’architetto Domenico Fontana mettendone in luce il dialogo con i numerosi artisti che collaborano alla realizzazione dei grandi cantieri da lui progettati e diretti, tra Roma, Napoli, Amalfi e Salerno. Nelle sue fabbriche più prestigiose, di committenza papale e reale, al lavoro di muratori, vetrai, stagnai e fabbri, si sovrappone l’opera delle botteghe artistiche di pittori, scultori, bronzisti, stuccatori, indoratori e incisori. Si ha così modo di vivere, in mostra, l’esperienza dei grandi cantieri artistici della Roma papale di fine Cinquecento attraverso la presenza di rilevanti opere d’arte di pittori quali il Cavalier D’Arpino, Cesare Nebbia, Giovanni Guerra, Paul Bril, Andrea Lilio, Ferraù Fenzoni, scultori in bronzo e in marmo, come Bastiano Torrigiani, Lodovico Del Duca e Leonardo Sormani, medaglisti come Domenico Poggini.Di questa straordinaria coralità che unisce le più diverse competenze, vuole parlare la mostra, suddivisa in tre sezioni principali, articolate al loro interno in sottosezioni tematiche. Riproduzioni digitali, fotografie immersive e ricostruzioni multimediali accompagnano le opere, creando un ricco e sfaccettato apparato digitale che integra e arricchisce il racconto, interagendo in maniera diretta con il visitatore.La mostra illustra i risultati del progetto di ricerca, finanziato dal Fondo Nazionale Svizzero per la ricerca scientifica (FNS), L’impresa Fontana tra XVI e XVII secolo: modalità operative, tecniche e ruolo delle maestranze” e si svolge nell’ambito del progetto FNS-Agorà The «invention of many works». Domenico Fontana (1543-1607) and his buildings works (CRAGP1_199500, 2022-2024), volto a favorire il dialogo tra comunità scientifica e società civile.Domenico Fontana nacque a Melide nell’attuale Cantone Ticino (Svizzera) nel 1543. Esordisce come stuccatore a Roma a partire dal 1563, dove interviene nei cantieri del cardinale Ricci (gli attuali Palazzo Sacchetti e Villa Medici), nel Palazzo del Campidoglio e nella Chiesa Nuova in Santa Maria in Vallicella. È attestato anche a Villa d’Este a Tivoli nel 1568. Nel 1584 costruisce la Cappella Sistina in Santa Maria Maggiore per il cardinale Felice Peretti, futuro papa Sisto V, che diventerà il suo principale committente. La nuova cappella incorporò la duecentesca Cappella del Presepio di Arnolfo di Cambio: il piccolo sacello fu trasportato all’interno della costruzione utilizzando complesse macchine di cantiere. Per lo stesso committente costruì la grandiosa Villa Montalto alle Terme. Con l’accesso al soglio di San Pietro di Felice Peretti,Fontana , ricevette prestigiose committenze: costruì il complesso del Laterano che sostituì l’antico Patriarchio, con il Palazzo, la Loggia delle benedizioni e l’edificio della Scala Santa, il Palazzo Apostolico e la Biblioteca Apostolica Vaticana. È ancor oggi celebre per l’innalzamento dell’obelisco in Piazza San Pietro, impresa di cui pubblicò un resoconto nel suo libro Della transportatione dell’obelisco Vaticano e delle fabriche di Sisto V, pubblicato a Roma nel 1590. Eseguì, inoltre, l’innalzamento di altri tre obelischi antichi nell’odierna Piazza del Popolo (Obelisco Flaminio), Piazza Santa Maria Maggiore (Obelisco Esquilino) e Piazza San Giovanni in Laterano (Obelisco Lateranense). Ottenne dal papa il titolo di cavaliere dell’Ordine dello Speron d’oro.Alla morte di Sisto V, l’architetto, accusato di malversazioni, fu costretto a trasferirsi nel 1592 a Napoli dove fu al servizio dei viceré spagnoli, impegnati in grandi opere per la nuova e seconda capitale del Regno. Fece il progetto per il porto di Napoli e fu incaricato della progettazione del Palazzo Reale la cui costruzione fu avviata nel 1600. Morì a Napoli nel 1607 e fu sepolto nella chiesa di Sant’Anna dei Lombardi. A seguito del crollo della chiesa nel 1805, la salma fu traslata nel vestibolo della Chiesa di Monteoliveto dove l’Arciconfraternita dei Lombardi si trasferì.

Architetture fatte ad arte. BBPR, Costantino Dardi, Monaco-Luccichenti, Luigi Moretti

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Una lettura originale dei documenti d’archivio, mettendo a sistema autori diversi con una particolare chiave di lettura: la relazione tra architettura e opera d’arte nel loro lavoro.
BBPR, Costantino Dardi, Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti, Luigi Moretti sono i protagonisti della mostra Architetture fatte ad arte, che nasce dalla volontà di valorizzare e condividere i preziosi materiali che negli ultimi anni hanno arricchito la Collezione MAXXI Architettura, in particolare gli archivi di alcuni tra i più importanti architetti italiani del ‘900.Dal restauro e sistemazione dei Musei del Castello Sforzesco a Milano di DPR alle architetture che accolgono e si integrano con importanti opere d’arte dello Studio Monaco Luccichenti; dagli allestimenti di mostre di Costantino Dardi e il suo lavoro con critici e artisti all’amore per l’arte di Luigi Moretti, conoscitore, appassionato ed esperto, raffinato collezionista e gallerista, oltre che architetto.L’esposizione di progetti, documenti, immagini e carteggi mette così in luce un approccio colto e interdisciplinare ai progetti di architettura, in cui la dimensione personale si interseca con quella professionale.

Giotto e il Novecento

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Sono trascorsi più di sette secoli dai tempi in cui Giotto reinventò la pittura italiana aprendo la strada alla grande rivoluzione del Rinascimento. Oggi al MART di Rovereto una mostra si prepara a raccontare come, lungi dal restare confinato nel passato, il maestro di Vespignano sia stato fonte di ispirazione per gli artisti per buona parte del XX secolo. Dal prossimo 8 dicembre fino al 19 marzo 2023, oltre 200 opere metteranno in scena un viaggio attraverso la storia dell’arte sulla scia del pittore e architetto toscano. Nata da un’idea del direttore Vittorio Sgarbi e curata da Alessandra Tiddia, Giotto e il Novecento riunirà nelle sale del museo trentino protagonisti della pittura italiana come Carlo Carrà, Giorgio Morandi, Mario Sironi, Gino Severini, Massimo Campigli, Ubaldo Oppi, che nella prima parte del secolo rintracciarono nel collega duecentesco il principale testimone di una tradizione artistica a cui guardare, nonché maestri legati all’ambiente internazionale delle avanguardie come Henri Matisse. Ma non finisce qui. Opere di Lucio Fontana, Yves Klein, Mark Rothko, Josef Albers illustreranno il seguito della storia, mostrando come anche nella seconda parte del secolo l’arte di Giotto sia stata alla base del lavoro di alcuni degli artisti più innovativi nel panorama mondiale. E non mancheranno incursioni nell’arte del presente, con l’americano James Turrell e la britannica Tacita Dean – giusto per citarne un paio - pronti a raccogliere e ad attualizzare ancora una volta l’eredità del maestro medievale.

“Formidabile Boccioni”, il genio futurista in un docufilm

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Il 19 ottobre 1882 nasceva in Italia Umberto Boccioni, anima del Futurismo, artista geniale, uomo dalle molte inquietudini e dalla vita avventurosa. Dopo di lui, l’arte italiana ed europea non sarebbe stata più la stessa: innamorato della modernità, Boccioni dedicò ogni energia all’invenzione di un linguaggio nuovo e rivoluzionario, capace di esprimere lo spirito del suo tempo. A 140 anni esatti dalla nascita dell’artista, un documentario inedito invita a riscoprirlo sullo schermo. Prodotto da ARTE.it Originals in collaborazione con ITsArt e Rai Cultura, scritto da Eleonora Zamparutti e Piero Muscarà con la regia di Franco Rado, FORMIDABILE BOCCIONI sarà disponibile in esclusiva sulla piattaforma ITsART a partire dal 19 ottobre 2022.Ca' Pesaro Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Venezia, Frame da "Formidabile Boccioni" | © ARTE.itAd accompagnare gli spettatori in un viaggio denso di sorprese saranno interviste ai massimi esperti del Futurismo, a collezionisti e direttori dei musei che custodiscono i capolavori di Boccioni, da James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera, a Karole P.B. Vail, direttrice della Collezione Peggy Guggenheim, e a Danka Giacon, curatrice del Novecento di Milano, con la partecipazione degli storici dell’arte Ester Coen e Niccolò d’Agati, dello storico Giordano Bruno Guerri, del biografo Gino Agnese e della scrittrice Marella Caracciolo Chia. Testimoni d’eccezione come Romana Severini, figlia del pittore Gino Severini, e Floriane D’Auberville, pronipote del famoso gallerista francese Joss Barnheim-Jeune, animeranno la narrazione con la freschezza di chi ha conosciuto da vicino fatti e protagonisti di un’avventura indimenticabile.Frame da "Formidabile Boccioni" | © ARTE.itCome in ogni trama ben tessuta, innumerevoli fili si intrecciano nel racconto della vita e della ricerca artistica di Boccioni, mentre sullo sfondo prendono vita l’Italia sull’orlo della Grande Guerra e l’Europa delle avanguardie. Tra filmati vintage, documenti d’epoca e le immagini di celebri capolavori, seguiremo Boccioni nel suo sodalizio con il futurista Marinetti o nelle polemiche con Picasso e i cubisti, in preda alla febbre della creazione o ai capricci di un umore ballerino, mentre dà scandalo con i suoi quadri o si atteggia a tombeur de femmes. Fino a quando, per una curiosa ironia della sorte, un cavallo spaventato da un treno in corsa metterà fine alla vita dell’artista e al suo focoso elogio della modernità. Tra le tante storie narrate in FORMIDABILE BOCCIONI ce n’è una ancora aperta. Quella dell’attrazione del grande futurista per la scultura, in cui, secondo molti, avrebbe dato il meglio di sé. Sfidando secoli di immobilità, Boccioni si propose di liberare una volta per tutte quest’arte dalle forme chiuse, dalla bellezza classica. Il suo grande capolavoro, Forme uniche della continuità nello spazio, è divenuto un’icona universale, riprodotta in milioni di esemplari sulle monete da 20 centesimi di euro. Dopo la morte di Boccioni, tuttavia, le sue sculture furono distrutte, fatte a pezzi da un anonimo artista “passatista”, mentre nei più importanti musei del mondo restano solo delle riproduzioni. Come è potuto accadere? E soprattutto, perché?Umberto Boccioni, "Forme uniche della continuità nello spazio", Frame da "Formidabile Boccioni" | © ARTE.it

“FORMIDABILE BOCCIONI” – Sbarca su ITsART il documentario sul visionario artista futurista

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Centoquarant’anni fa, il 19 ottobre 1882, nasceva in Italia Umberto Boccioni. Artista geniale, inquieto, primo attore del Futurismo, dedicò la sua vita ad inventare un nuovo linguaggio contemporaneo per esprimere la modernità in pittura e in scultura. In questa occasione dal 19 ottobre 2022 sarà disponibile in esclusiva su ITsART il documentario inedito dal titolo FORMIDABILE BOCCIONI di Eleonora Zamparutti e Piero Muscarà con la regia di Franco Rado, un’opera prodotta da ARTE.it Originals in collaborazione con ITsART e Rai Cultura. Scrittore, giornalista, illustratore, Umberto Boccioni diventa infine pittore seguendo un percorso non convenzionale. Era figlio del suo tempo, un’Italia scossa dalla Rivoluzione Industriale e dalle grandi scoperte scientifiche, destinata a diventare epicentro della Grande Guerra. La vita di Boccioni cambia il 21 febbraio 1910 quando conosce a Milano il poeta Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del Futurismo. L’artista abbraccia la rivoluzione di Marinetti, traducendo la poesia in arte e dando un apporto fondamentale alla più importante Avanguardia artistica del primo Novecento in Europa, il Futurismo. In pittura realizza opere come La città che sale e La risata, che espone in una mostra a Parigi alla Galerie Bernheim-Jeune scontrandosi con Picasso e i Cubisti e destando scandalo in tutta Europa. In scultura Boccioni sfida secoli di immobilità, liberando una volta per tutte quest’arte dalle forme chiuse, dalla bellezza classica. Il suo grande capolavoro, Forme uniche della continuità nello spazio, emblema del dinamismo impresso dalla nuova cultura futurista, è divenuto un’icona universale, riprodotta in milioni di esemplari sulle monete da 20 centesimi di Euro. Per paradosso della sorte la sua morte giunge inaspettata, per caso, nell’agosto del 1916, in una pausa dal fronte dove si era arruolato volontario. Lui, il modernissimo, disarcionato dal cavallo spaventato dal passaggio di un treno. Dopo la sua morte, a 34 anni non ancora compiuti, le sculture di Umberto Boccioni vengono distrutte, fatte a pezzi da un anonimo artista "passatista". Quelle che ammiriamo nei più importanti musei del mondo sono delle riproduzioni in bronzo. FORMIDABILE BOCCIONI è il racconto sulla vita e le opere dell’artista futurista attraverso interviste esclusive ai massimi esperti, ai collezionisti e ai direttori dei più importanti musei che custodiscono i capolavori di Boccioni. Il documentario è corredato da una varietà di documenti, filmati e materiali d’epoca originali. Tra gli intervistati James M. Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera, Karole P.B. Vail, direttore della Collezione Peggy Guggenheim di venezia, Danka Giacon, curatrice del Museo del Novecento di Milano. Gli storici dell’arte prof.ssa Ester Coen e Niccolò D’Agati, lo storico Giordano Bruno Guerri, presidente Il Vittoriale degli Italiani, il biografo Gino Agnese e la scrittrice Marella Caracciolo Chia, autrice del libro Una parentesi luminosa dedicato alla storia d’amore tra Umberto Boccioni e la principessa Vittoria Colonna. Si segnalano inoltre i contributi speciali di Floriane D’Auberville, pronipote del gallerista francese Joss Bernheim-Jeune, Romana Severini, figlia dell’artista Gino Severini grande amico sin dalla gioventù di Umberto Boccioni, e Giacomo Rossi, erede di Gianni Mattioli che ha prestato la sua importante collezione di arte futurista al Museo del 900 di Milano dove a breve sarà presentato al pubblico in un nuovo allestimento. “Il Museo del Novecento di Milano ha una collezione unica al mondo di opere d’arte futuriste dove il ruolo di Boccioni è portante” dichiara il direttore Gianfranco Maraniello “Il nuovo allestimento, arricchito dai capolavori della Collezione Mattioli, tra cui alcune delle opere più significative dell’artista, rende ancora più completa e preziosa la Galleria dedicata al Futurismo”. “Viviamo tutti, come Boccioni, Freud e Einstein - afferma James M. Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera - senza sapere cosa ci riserverà il futuro, così come Einstein nel 1907 non prevedeva il pieno impatto della sua consapevolezza che energia e materia fossero correlate. Tuttavia, il futuro di Einstein, quello di Freud e quello di Boccioni sono stati in gran parte realizzati.” “Peggy Guggenheim ha sempre amato la scultura, basti pensare che la prima mostra che organizza a Palazzo Venier dei Leoni, nel 1949, è proprio dedicata alla scultura contemporanea. Il suo trasferimento in Italia influì senz’altro sul suo interesse nei confronti dell’arte futurista, tanto da portarla ad acquisire nel 1958 Dinamismo di un cavallo in corsa + case, un’opera scultorea unica nel suo genere, realizzata da Boccioni nel 1915”, afferma Karole P. B. Vail, direttrice della Collezione Peggy Guggenheim, a Venezia. TITOLO: FORMIDABILE BOCCIONI DURATA: 54’ FORMATO: FULL HD ANNO: © 2022 ARTE.it Originals in collaborazione con ITsART e Rai Cultura Un film di Eleonora ZAMPARUTTI & Piero MUSCARÀ Regia: Franco RADO ITsART Promossa dal Ministero della Cultura, ITsART nasce per supportare la diffusione e la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale italiano nel mondo ed è la prima piattaforma a offrire un servizio streaming di questo genere a livello internazionale. Disponibile in Italia, nel Regno Unito e in tutti i paesi dell’Unione Europea, propone un vasto catalogo di contenuti e un approccio nuovo e originale all’offerta culturale. I contenuti sono fruibili tramite Smart TV, PC, MAC, Smartphone e Tablet. È possibile scaricare l’applicazione ITsART dagli Store ufficiali di Android, iOS, Android TV, Google TV, oppure dagli Store delle principali marche delle Smart TV (visualizza i dettagli sulla compatibilità dei dispositivi nelle FAQ visitando la sezione “Assistenza” del nostro sito web). 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L’arte è inganno. A Padova una mostra sul rapporto tra colore, movimento e percezione nell’arte

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“Si può dire che l’arte inganna. Da sempre l’arte ha sfruttato l’illusione e le competenze su come influenzare, indirizzare e ingannare l’occhio. Solo disegnando un punto sullo sfondo, si crea un doppio piano che nella realtà non c’è” afferma Guido Bartorelli, professore di Storia dell’arte contemporanea presso l’Università di Padova e co-curatore della mostra “L’occhio in gioco” allestita presso il Palazzo del Monte di Pietà di Padova fino al 26 febbraio 2023. 
L’esposizione riprende nel titolo la famosa mostra The Responsive Eye presentata al MoMA di New York nel 1965, dedicata alle tendenze astratte dell’arte ottica e percettiva allora in voga (di quell’evento ne dà testimonianza un filmato breve, originale girato da un giovane Brian De Palma e disponibile su YouTube), e la declina in una chiave nuova, inedita. 

Due sono i binari sui quali viaggia “L’occhio in gioco". Uno a taglio storico, affidato a Luca Massimo Barbero, è dedicato alle ricerche artistiche che si sono concentrate sul colore, l’ottica, il movimento, la percezione articolandosi dal XIII al XX secolo. Un percorso che abbraccia lavori che vanno da astrolabi rinascimentali fino alla contemporaneità di un Anish Kapoor. L’altro percorso - a cura dai docenti di psicologia Giovanni Galfano, Andrea Bobbio e Massimo Grassi dell’Università di Padova insieme a Guido Bartorelli -, dischiude un magico mondo a cavallo tra arte e scienza che indaga sulle sperimentazioni condotte all’inizio degli anni Sessanta dagli artisti del Gruppo N in collaborazione con gli studiosi di psicologia della percezione di Padova.Molla scatenante di questa grande mostra da non perdere è l’anniversario degli 800 anni dell’ateneo di Padova di cui fa parte la scuola di psicologia fondata nel 1919. Per l’occasione i professori di psicologia hanno aperto un dialogo con i colleghi di storia dell’arte per indagare come nella città veneta, a partire dalla fine degli anni Cinquanta, si siano affacciati artisti che hanno messo al centro della loro ricerca il processo del vedere in sé. In quell’epoca sono stati realizzati lavori d’arte che avevano come obiettivo quello di indagare e di penetrare l’atto del vedere, come atto problematico in sé. Un obiettivo che coincideva con le ricerche portate avanti dagli psicologi dell’Ateneo patavino.Gli anni Sessanta a Padova sono stati un periodo molto fecondo per l’arte e la ricerca scientifica… “Il Gruppo N si forma nel 1960 e ha una vita abbastanza breve fino al 1964. L’interesse percettivo dal quale muovevano gli artisti arrivava dalla tradizione interna all’arte internazionale. Tra i loro punti di riferimento c’era il Bauhaus che nell’ultima parte della sua storia era insediato a Berlino dove c’era una scuola da dove si diffondeva la teoria della Gestalt, ossia della psicologia della percezione. Padova, come Berlino, come Graz è stata uno dei grandi centri di diffusione di queste teorie. Ebbene i padovani, molto giovani (erano poco più che ventenni), partono all’inizio a interessarsi al vedere in sé. Poi nel ’62 si rendono conto che a Padova si stanno studiando proprio quei temi con un’autorevolezza internazionale riconosciuta. Gli artisti padovani frequentano i laboratori di psicologia e gli psicologi iniziano a frequentare le mostre organizzate negli atelier del Gruppo N. E da lì imparano l’uno dall’altro, si assiste ad uno scambio interessantissimo. Gli artisti diventano più consapevoli di quello che fanno, affinano a un grado di grande complessità i loro mezzi nell’ottenere le illusioni ottiche o effetti di figure. Gli psicologi trovano nel lavoro degli artisti nuovi campi di ricerca.
Un caso emblematico è quello dell’effetto “moiré”: termine francese che indica un effetto ottico che si verifica in natura quando abbiamo due strutture simili che si sovrappongono su piani diversi. Si creano degli strani giochi di ombre e ricorrenze di figure che in realtà non ci sono, ma sono l’effetto del fatto che il nostro occhio non riesce a mettere a fuoco istintivamente l’uno e l’altro piano. Questo è un effetto che gli artisti del Gruppo N sfruttano molto. Dopodiché gli stessi psicologi si rendono conto che è un effetto che vale la pena di essere studiato.” 

Disco base per zootropio, Wheel of life, edito da H.G. Clarke & Co., Londra 1870 Torino, Museo Nazionale del Cinema © Museo Nazionale del Cinema, Torino | Foto: © Giorgio Tovo

Quali sono gli effetti osservati dagli artisti e dagli psicologi della percezione?
“La sezione che ha come titolo “Il Gruppo N nella psicologia della percezione” inizia con un’esemplificazione degli studi scientifici che si compivano a Padova in quegli anni. Vittorio Venussi e Cesare Musatti avevano studiato l’effetto della stereocinesi, ossia del fatto che il rilievo, che l’arte in genere rendeva usando le ombre, si può ottenere anche facendo ruotare delle strutture con dei cerchi concentrici disegnati. Detto così sembra difficile da spiegare, ma è un po’ l’effetto che abbiamo quando osserviamo ad esempio una spirale che gira. Quando la vediamo girare, sembra che il centro penetri o venga verso di noi a seconda di come guardiamo. Ed è un effetto di tridimensionalità che si ottiene grazie al movimento: i cerchi sembrano piatti quando vediamo tutto da fermo e iniziano a prendere volume quando si mettono in moto. Questo è un esempio di indagine che si faceva a Padova. Ed è interessante come lo scienziato elabori le sue figurazioni grado per grado anche per sottoporle alle persone su cui verificare l’effetto, mentre l’artista ci dia delle configurazioni estremamente complesse di grande fascino simbolico, analogico. E’ interessante vedere la differenza tra materiali di laboratorio e materiali d’artista.”C’è anche il contributo di un filosofo alla mostra…“La filosofa Elisa Caldarola ha scritto un articolo per il nostro catalogo prendendo di petto il problema. La domanda è: perché percepiamo di ambiti totalmente diversi immagini quasi identiche come le tavole dello scienziato che servono per i suoi esperimenti, e le immagini prodotte dall’artista? In verità si tratta di quadri identici che però hanno due vite differenti. Se posso permettermi di riassumere brutalmente, la differenza è data dallo sguardo di chi osserva. Per cui dallo scienziato ci si attende la soluzione di un qualche problema, sono lavori che si guardano per il loro fattore funzionale verso la formazione di nuove conoscenze. Dall’artista invece non si va per la soluzione finale ma si rimane incantati nel notare l’orchestrazione di forme che hanno finalità in se stesse e non nella soluzione di un problema.”Quale approccio avete avuto nei confronti del visitatore?“E’ stato molto importante essere cordiali verso il visitatore che magari è a digiuno di arte: ci sono dei pannelli esplicativi e un’utile audioguida. E' una mostra che richiede una certa attenzione per registrare le vibrazioni che si creano tra le forme e i colori. Allo stesso tempo è una mostra che accompagna il visitatore attraverso la storia nel definire certe situazioni di origine padovana come Gruppo N di importanza internazionale. E’ una mostra grande, bisognerebbe avere molto tempo. E’ capace di dare molto ai bambini perché c’è un livello di lettura delle opere basata su effetti percettivi divertenti, quasi un gioco. Uno dei primi giorni di apertura della mostra, ho sentito Edoardo Landi, uno dei componenti del Gruppo N (insieme Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa e Manfredo Massironi), rilasciare un’intervista in cui diceva che i loro maestri, come ad esempio Emilio Vedova, li accusavano di fare dei giochetti. E Landi diceva: “benissimo perché noi vogliamo parlare ai bambini, noi vogliamo mostrare questi lavori sul vedere a chi ha l’occhio innocente e aperto a percepire senza preconcetti”. L’arte è un gioco che sa essere anche molto serio, che sa aprire le conoscenze e portarci a un livello di profondità non scontato.”

Botticelli e il Rinascimento dagli Uffizi agli States

133599 Sculture e disegni

L’Allegoria della Fertilità di Luca Signorelli ritrova il gruppo marmoreo dei Tre satiri che lottano con un serpente, proveniente dalla raccolta di Lorenzo il Magnifico disperso alla fine del Quattrocento e concesso in prestito da una collezione privata di Chicago. Un disegno di Filippino Lippi ispirato a motivi antichi dialoga con un’urna romana, mentre alcuni pannelli da un forziere nuziale delle Gallerie degli Uffizi, raffiguranti Storie di Ester e Assuero, incontrano un busto di San Giovanni Battista di Benedetto da Rovezzano. Accade al Minneapolis Institute of Art, museo che vanta una delle più importanti raccolte di arte europea oltreoceano, e dove dal 16 ottobre all’8 gennaio la mostra Botticelli and Renaissance Florence: Masterworks from the Uffizi, realizzata dalle Gallerie degli Uffizi in collaborazione con il Minneapolis Institute of Art, a cura di Cecilia Frosinini e Rachel McGarry, esplorerà il rapporto tra Botticelli, l’arte del Rinascimento fiorentino e l’antichità classica.Biagio D'Antonio, Giustizia, Botticelli and Renaissance Florence: Masterworks from the Uffizi | Courtesy Gallerie degli Uffizi I prestiti dagli Uffizi che includono lavori di Botticelli e di artisti suoi contemporanei incontreranno dipinti, sculture, stampe e disegni del museo americano. "Dopo gli anni difficili della pandemia, che hanno visto Minneapolis al centro di una rivolta epocale per la giustizia sociale e dopo le sofferenze causate dal Covid - si legge in una nota - la mostra sul Rinascimento che attribuisce a Firenze nel Quattrocento il ruolo di motore per la cultura mondiale, acquista un significato particolarmente profondo, e suona come un augurio di ripresa, tanto più in America e in questa città". Parte dei proventi della mostra sono stati utilizzati per restaurare le opere d’arte e portare avanti nuove ricerche, condotte nel corso di oltre due anni. Questi risultati sono confluiti in un catalogo ricco di contributi dei maggiori studiosi dell’argomento, italiani e stranieri. Grazie al volume è possibile adesso saperne di più sulle botteghe degli artisti, sul ruolo del teatro e delle feste cittadine nell’iconografia dell’Adorazione dei Magi, sui ritratti, mentre è stata proposta una revisione dell’attività di Botticelli basata su fonti e documenti riconsiderati in una nuova luce.Botticelli and Renaissance Florence: Masterworks from the Uffizi, Torso romano, Allestimento | Courtesy Gallerie degli Uffizi Ma c’è di più. Un importante e discusso ritratto oggi a Minneapolis è stato definitivamente attribuito a Benedetto Ghirlandaio, come anche il ritratto di religioso su embrice degli Uffizi, attribuito al famoso fratello Domenico. “La mostra - commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt - non solo è una rivelazione per il pubblico americano, ma si caratterizza anche per l’altissimo livello scientifico. Grazie ai contributi degli archeologi e degli storici dell’arte coinvolti, nonché dell’Opificio delle Pietre Dure, è stato possibile riconsiderare ogni opera e giungere a nuove identificazioni e attribuzioni su dipinti e sculture anche molto celebri. Forse uno degli accostamenti più emozionanti e rivelatori è quello tra l’Allegoria della Fertilità di Luca Signorelli e il gruppo marmoreo con Tre satiri che lottano con un serpente, proveniente dalla collezione di antichità di Lorenzo il Magnifico, dispersa alla fine del Quattrocento. L’opera, che si trovava nell’Ottocento in una collezione austriaca, ricomparsa sul mercato alcuni anni fa, è stata acquistata da un privato di Chicago. Accanto ad essa, il monocromo di Luca Signorelli assume un nuovo significato e spiega in un colpo d’occhio tutto il complesso argomento della relazione tra Rinascimento e Antichità”.Botticelli and Renaissance Florence: Masterworks from the Uffizi, Tre Satiri Allestimento | Courtesy Gallerie degli Uffizi Leggi anche:• 510 anni fa moriva Botticelli, il pittore che amava gli scherzi e le lettere