Report Rai 3 e vaccini, Ranucci: “Puntata no vax? Stufo di accuse”

Le parole del conduttore dopo la bufera: “Detto quello che manager Pfizer ha detto ai propri investitori”.
Dopo la bufera scatenata dall’ultima puntata di Report, con un servizio dedicato a vaccini anti covid e terza dose, Sigfrido Ranucci replica con un tweet alle accuse sulla diffusione di un “lungo compendio delle più irresponsabili tesi no vax” lanciata dal Pd. “Sono stufo di queste accuse – scrive il conduttore -. Sono vaccinato come tutta la redazione di Report, ma come giornalista devo essere libero di raccontare delle criticità. Quali sarebbero i contenuti no vax? Credo che i parlamentari non abbiano visto il servizio”. Poi, parlando con l’Adnkronos, aggiunge: “Quando mi accusano di ‘qualunquismo’ sul business della terza dose da parte delle aziende farmaceutiche, voglio dire che noi non abbiamo fatto altro che raccontare quello che lo stesso manager della Pfizer ha detto ai propri investitori in un incontro riservato a marzo. Sono loro che a marzo, ancora prima che scadesse la prima dose, hanno parlato della possibilità di fare il business con la terza dose”, spiega il giornalista replicando ancora alle accuse che gli sono state mosse dai parlamentari del Pd della Commissione Vigilanza Rai e dal deputato di Forza Italia in commissione di Vigilanza, Andrea Ruggeri, che ha parlato di “lagna qualunquista” a proposito del servizio mandato in onda ieri sera ‘Non c’è due senza tre’ dedicato alla possibile terza dose di vaccino contro il covid.
Rispondendo al senatore Matteo Renzi, il quale ha invece sostenuto che “Report non fa servizio pubblico”, Ranucci ha detto che “sarebbe bene che vedessero tutta la puntata. Non so chi riporta le copie a Renzi, ma invece di estrapolare una frase se avesse visto tutto il servizio si sarebbe reso conto che l’ipotesi di fare il business con la terza dose lo dice lo stesso manager della Pfizer“. Ranucci ha concluso dicendo di essere “stufo di queste accuse. Sono vaccinato come lo è l’intera redazione di Report, ma da giornalista ho la libertà di raccontare le criticità. Per il resto, non vedo contenuti no vax. Credo che i parlamentari non abbiano visto il servizio”.
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È di nuovo bufera per un servizio andato in onda su Report, definito un “lungo compendio delle più irresponsabili tesi No Vax e No Green Pass” da alcuni parlamentari del Partito Democratico, membri della Commissione di Vigilanza della tv pubblica, i quali hanno chiesto un chiarimento ai vertici Rai. A finire nel mirino il servizio dal titolo “Non c’è due senza tre”, a firma di Manuele Bonaccorsi e Lorenzo Vendemiale, i quali si sono occupati di vaccini e terza dose e Green Pass. I due giornalisti hanno lavorato per ricostruire l’iter con il quale l’Italia è arrivata alla decisione di passare alla somministrazione della terza dose, effetti collaterali, indicazioni delle farmaceutiche, Ema ed Aifa. Alla definizione di “servizio antivaccinista”, il conduttore Sigfrido Ranucci, tramite l’Ansa, ha risposto di essere “stufo di queste accuse” e che da giornalista vaccinato come tutta la redazione di Report, deve essere “libero di raccontare delle criticità”.
Poi, sempre tramite l’Agenzia di Stampa Nazionale Ranucci ha chiesto: “è da no vax dire che il 9 settembre Aifa si è sbagliata a scegliere con troppa fretta di iniettare il vaccino Moderna a dose intera quando la stessa azienda Moderna sei giorni prima aveva raccomandato metà dose?”
Il servizio, di cui qualche riga più in basso trovate il link diretto, tratta tre principali tematiche, ovvero la possibilità che l’efficacia della protezione da vaccino sia in diminuzione, la nuova variante Delta Plus, il possibile contagio anche dopo aver ricevuto la vaccinazione, il che si sta osservando principalmente nei sanitari, i primi a sottoporsi a profilassi.
A dirlo ai giornalisti di Report è stato Antonio Palma, segretario del sindacato infermieri Nursing: “dal mese di luglio al mese di agosto c’è stata un’impennata che ha portato i casi di operatori sanitari infetti da 250 a 1950, questa impennata repentina ci dice che qualcosa è successo”. Secondo una infermiera la cui identità è stata preservata da Report, all’inizio di settembre al sant’Eugenio di Roma, è chiuso il pronto soccorso e tutti i lavoratori dell’ospedale sono stati sottoposti a tampone. Secondo i lavoratori i contagiati sarebbero più di 10, tra cui 6 i pazienti, molti con sintomi. “Tutto è cominciato da un paziente che quando era stato ricoverato in pronto soccorso risultava negativo, ma poi si è scoperto che era positivo. Da lì il covid si è diffuso nei reparti”, ha spiegato alle telecamere la testimone, “inizialmente l’azienda ha negato, solo dopo alcuni giorni hanno deciso di fare il tampone a tutti. Anche io sono risultata positiva”.
A fare un controllo sull’efficacia del vaccino, secondo il servizio di Report, sono solo due aziende sanitarie in Italia, tra cui Niguarda. A realizzarlo a Milano è il professor Scaglione, direttore di Microbiologia all’ospedale, il quale riuscirebbe a fare 5000 test al giorno. I dati raccolti dal giornalista Manuele Bonaccorsi raccontano di una diminuzione del 50% degli anticorpi a sei mesi dalla seconda dose di vaccino, che sarebbe ancora utile alla protezione, ma che continuerà a scendere. Se non fosse stato per Scaglione quindi, non si avrebbero dati? “I dati scientifici per il 90 per cento derivano dalla buona volontà di qualche ricercatore che si mette a farli, non c’è la ricetta dello Stato”, ha detto lo stesso Scaglione a Report, “una ricerca iniziata autonomamente ed autofinanziata”.
L’Istituto Superiore di Sanità avrebbe iniziato uno studio su sole 2500 persone a febbraio, ma dei risultati ancora nessuna traccia.
Quindi, si chiede Report, su quale base è stato deciso il Green Pass?
“Su nessuna base Noi abbiamo sentito molti politici dire che col green pass creiamo negli ambienti sicuri. Non è assolutamente vero questo” ha detto a Report Andrea Crisanti, professore di Microbiologia all’Università di Padova, secondo cui gli esponenti del Governo “hanno detto una serie di stupidaggini pazzesche perché guardando i dati di Israele si sarebbero dovuti sta zitti. Il vaccino sembra stia perdendo efficacia per quanto riguarda la capacità di bloccare la trasmissione”.
Poi a parlare è un dirigente anonimo che racconta di un incontro del Cts nel quale si sarebbe avvallato il Green Pass: “sul tavolo c’era una nota del capo di gabinetto del ministero della Salute, per conto del ministro Speranza, che chiedeva di allungare la durata delle certificazioni verdi. La richiesta è politica, il Governo pone delle domande per capire se le sue scelte politiche sono compatibili con ciò che dice la scienza”. Bonaccorsi ha quindi chiesto se il Cts abbia avvallato l’estensione del Green Pass a 12 mesi, anche se nessuno sa se il vaccino dura 9, 12 o forse anche 6 mesi. Il dirigente gli ha risposto “Assolutamente. Questa decisione non è supportata da certezze scientifiche. Oggi nessuno sa se una persona è effettivamente protetta e per quanto tempo”.
Moderna, ritenuto uno dei vaccini più efficaci ma con il dosaggio più forte, avrebbe dovuto essere somministrato in terza dose ma dimezzato, come la stessa casa farmaceutica ha proposto ad Ema ed Fda, lasciando la dose intera solo per gli immunodepressi. Aifa al contrario il 9 settembre 2021 ha dato parere positivo alla somministrazione intera anche per gli ospiti delle Rsa, e gli anziani over 80. Ergo l’Italia avrebbe dato la terza dose doppia rispetto al necessario?
Secondo Antonio Cassone, ex direttore del Dipartimento di Malattie Infettive ISS, si: “Certo l’agenzia Aifa in quel momento probabilmente non sapeva neanche che la ditta moderna stava proponendo di abbassare il dosaggio, è stata una decisione forse precipitosa”. Secondo Cassone “il problema è che gli effetti collaterali dopo la seconda dose dei vaccini a base Mrna sono molto frequenti, e non ci sono ancora dati sufficienti per valutare appieno cosa succederà con la terza. A preoccupare in particolare sono le miocarditi, che hanno una frequenza tutt’altro che trascurabile”. La bilancia rischi benefici si abbassa, secondo Cassone, tra i 12 e i 24 anni di età, mentre dai 50 anni in su il rapporto rischio beneficio è di gran lunga superiore per il beneficio”.
Il servizio si sposta poi negli States, dove Bonaccorsi domanda a Peter Doshi, professore di Servizi Sanitari dell’Università del Maryland, come mai “Pfizer prima dice che il vaccino è efficace, poi chiede l’autorizzazione sulla terza dose perché perde efficacia”, a cui Doshi risponde perentorio. “Loro sono ben consapevoli di quello che fanno, per loro è un business, è questo il loro obiettivo”, afferma, “quello che non capisco è perché le agenzie regolatorie glielo lascino fare”.

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