
Questo collettivo di artisti del Congo trasforma i rifiuti in spettacolari costumi per denunciare la crisi ambientale
Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, è la terza città più popolosa del continente africano. Questa megalopoli in continua espansione si trova ad affrontare sfide complesse e diffuse, tra cui l’inquinamento generato dall’importazione massiccia di beni di consumo e dall’uso eccessivo di plastica monouso. View this post on Instagram A post shared by François...
“Ndaku Ya La Vie Est Belle” è un collettivo di artisti di Kinshasa, capitale del Congo, che denuncia i danni del consumismo e la crisi ambientale realizzando costumi “tradizionali” fatti di rifiuti
©Stephan Gladieu/𝙉𝙙𝙖𝙠𝙪 𝙮𝙖 𝙇𝙖 𝙫𝙞𝙚 𝙚𝙨𝙩 𝙗𝙚𝙡𝙡𝙚-Instagram
Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, è la terza città più popolosa del continente africano. Questa megalopoli in continua espansione si trova ad affrontare sfide complesse e diffuse, tra cui l’inquinamento generato dall’importazione massiccia di beni di consumo e dall’uso eccessivo di plastica monouso.
Per sensibilizzare la popolazione e denunciare l’impatto ambientale di questi fenomeni, un collettivo di artisti chiamato “Ndaku Ya La Vie Est Belle”, fondato da Eddy Ekete, ha deciso di reinterpretare in chiave contemporanea le tradizionali maschere locali, realizzate originariamente con materiali naturali come paglia, legno e foglie.
Questi artisti hanno scelto di sostituire i materiali tradizionali con scarti e rifiuti urbani, tra cui vecchi cellulari, cavi, pneumatici, lattine, tappi di bottiglie e parrucche usate, trasformandoli in costumi che diventano potenti strumenti di protesta visiva contro la crisi ambientale e i danni del consumismo.
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