Ponte Morandi, si riapre il polverone dopo le parole di Mion
Il crollo del ponte Morandi di Genova continua a far discutere, soprattutto dopo le nuove ammissioni di Gianni Mion, ex AD della holding dei Benetton Edizione.
Il crollo del ponte Morandi di Genova continua a far discutere, soprattutto dopo le nuove ammissioni di Gianni Mion, ex AD della holding dei Benetton Edizione, ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia, al processo proprio per l’incidente costato la vita a 43 persone. Parole da cui emergono ulteriori indiscrezioni sulle possibili responsabilità che saranno accertate dal processo in corso. Vediamo tutto nell’analisi.
Le ammissioni di Mion
“Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e il direttore generale Riccardo Mollo mi rispose ‘ce la autocertifichiamo’. Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico“, ha dichiarato Mion.
“Fu fatto un errore da parte di Aspi quando acquistò Spea (società di ingegneria specializzata nel settore dei trasporti), la società doveva stare in ambito Anas o del ministero, doveva rimanere pubblica. Il controllore non poteva essere del controllato“, ha aggiunto Gianni Mion all’audizione al
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