Pillole Letterarie: l’Inno di Mameli, canto di un giovane patriota

Era il 1847 quando, grazie alla musica di Michele Novaro e all’ingegno letterario di Goffredo Mameli, sorse l’inno che ancora oggi, dopo quasi due secoli, accompagna ogni italiano fin dalla nascita. L’autore del testo fu un poeta deceduto a soli 21 anni per combattere in difesa della Seconda Repubblica Romana.

Il giovane patriota, nato a Genova quando la città era parte del Regno di Sardegna, aveva iniziato a comporre versi fin dai tempi delle prime esperienze scolastiche, risultando piacevole perfino al Carducci; a una tenerissima età cominciò peraltro a comporre versi politici e sociali, d’ispirazione romantica e tutti vòlti all’azione concreta. Era perfettamente inserito nel clima di quegli anni, anticipatore dei moti del ’48 (rivoluzionari contro i regimi assolutisti europei) che avrebbero poi, alla lunga, portato alla Prima Guerra d’Indipendenza e quindi all’Unità d’Italia.

I moti del 48 in Italia

Come anticipato, fu nel 1847, all’età di 20 anni, che compose “Il Canto degli Italiani” altrimenti noto come “Inno d’Italia” o “Fratelli d’Italia”; un canto composto da 6 strofe e un ritornello ripetuto altrettante volte, in grado di esprimere con ordine ed eleganza il profondo sentimento patriottico che già legava milioni di persone, certamente ispirato dagli ideali diffusi da Mazzini.

La storia dell’inno è in realtà tormentata, se si guarda il lato ufficiale: nel dicembre dell’anno di composizione avvenne la prima esecuzione pubblica, ma solo nel 1946, dopo la tragica esperienza della Seconda Guerra Mondiale e del Fascismo, il Canto divenne “Inno nazionale provvisorio”, per rimanere tale fino, udite udite, al 4 dicembre 2017 quando, con la legge n.181, ricevette lo status di “Inno nazionale ufficiale”.

IL TESTO COMPLETO:

Fratelli d’Italia
L’Italia s’è desta,
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Uniamoci, amiamoci,
l’Unione, e l’amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Dall’Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l’Aquila d’Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

(Evviva l’Italia
Dal sonno s’è desta
Dell’elmo di Scipio
s’è cinta la testa
Dov’è la vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò)

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