Perché bisogna rispettare chi non si vaccina

La lettera di un professore italiano che da 20 anni vive in Giappone.

Ricevo questa lettera da un collega italiano che vive da 20 anni in Giappone. La condivido su questo blog col consenso dell’autore, il cui nome però, per ragioni che saranno evidenti leggendo la lettera, non è reso pubblico. Buona lettura.

Caro collega,

sono un italiano docente da molti anni in una università Giapponese. Conosco circa un ugual numero di vaccinati e di gente che non si vuole vaccinare. Pensandoci bene, forse conosco più persone che non si vaccinano semplicemente perché nel paese dove vivo non è obbligatorio e non fa nessuna differenza. I miei colleghi qui all’università mi dicono che circa il 50% degli studenti è vaccinato, gli altri optano per non farlo. Tra i docenti, la percentuale di vaccinati penso sia superiore.

Detto questo, capisco molto bene le ragioni di chi si vuole vaccinare: è semplice, se c’è una malattia pericolosa in giro, ed esiste un vaccino, tanto vale vaccinarsi. Il vaccino è nuovo rappresenta un rischio, ma ci sono organizzazioni internazionali di vario tipo e natura che controllano questo rischio, e oramai è chiaro che il rischio è minuscolo, oserei dire ridicolo. Quindi diciamo che trattasi di un basso rapporto rischio/beneficio. Ci sono alcune cose implicite in questo ragionamento di chi opta per vaccinarsi: la coscienza della pericolosità della malattia, la coscienza che il vaccino protegga, e la convinzione che non sia pericoloso per la salute. Le ragioni di queste persone sono chiare e razionali, quindi inutile soffermarsi.

Dal lato opposto, ci sono le persone che non sentono la necessità di vaccinarsi. Capisco e comprendo molto bene anche le ragioni di questi ultimi. Fanno anche loro rispettabili ragionamenti, e si basano su fatti concreti. Conosco molte di queste persone, e ritengo che le ragioni siano riassumibili in questi tre punti: temono che i rischi da vaccino siano superiori ai rischi della malattia, il vaccino funziona poco, ed esso può fare male alla salute. Ho messo queste tre ragioni in ordine di importanza, secondo la mia impressione parlando con queste persone

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Per il fatto che la malattia non sia così grave come ci viene raccontata, le ragioni sarebbero che i dati Istat ufficiali dicono che circa il 95% delle persone non si ammala e che oltre il 97% di quelli che si ammalano guarisce. Il punto chiave è che quelli che non guariscono non sono persone sane, la stragrande maggioranza hanno altre patologie in corso e un’età media di oltre 80 anni, che però è anche l’aspettativa di vita media. Io personalmente mi sono guardato semplicemente le statistiche ufficiali governative. Ho notato, che i Paesi più vaccinati, come l’Italia, l’Inghilterra e Israele, non hanno una situazione migliore dei Paesi dove invece si è vaccinato poco.

Inoltre, chi non vuole vaccinarsi ha accumulato una qualche sfiducia nelle istituzioni che hanno adottato misure inefficaci: i lockdown, per esempio, non hanno sortito alcun effetto utile. Non c’è alcuno studio che lo dimostra, e quando ho cercato di verificarlo personalmente, non ho trovato nulla che dimostri l’efficacia delle misure. Ne avevo trovato uno in particolare sui 50 Stati americani. Com’è noto, ognuno di essi s’è comportato in maniera diversa, praticando i lockdown con tempi e modi indipendenti, e alcuni Stati addirittura non facendo nulla. Confrontando le curve dei decessi pubblicate dai vari Stati non si vede nessuna correlazione di nessun tipo, né benefica né malefica. Di tutta evidenza, i lockdown non sono serviti a nulla.

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Altra cosa che sento spessissimo da queste persone contrarie alla vaccinazione di massa, è che i vaccini sarebbero poco efficaci. Il loro discorso sarebbe che quel che uno s’attende da un vaccino efficace è che sia un singolo shot, magari con un richiamo, e che poi duri, se non per sempre, almeno qualche anno. Invece, afferma chi non vuole vaccinarsi, i vaccinati si ammalano come i non vaccinati, e muoiono anche in numero cospicuo.

Sono andato a verificare personalmente la cosa: l’Istituto italiano di statistica ha già pubblicato le statistiche dei tre mesi agosto-settembre. Dicono che per il mese di ottobre 2021 più di 40.000 diagnosi covid tra i non vaccinati e 55.000 tra i vaccinati (ma, attenzione, i vaccinati sono più numerosi). Per quanto riguarda i decessi, lo stesso sito pubblica 367 decessi di non-vaccinati e 411 decessi di vaccinati. Sono in numero leggermente superiore i deceduti con il vaccino ma, di nuovo, i vaccinati sono in numero superiore. Alla fine, il verdetto è decisamente positivo per il vaccino. Epperò – dicono quelli che rifiutano il vaccino – se ne vorrebbe uno più efficace, come lo sono altri vaccini, e che duri di più, non uno da doversi somministrare ogni sei mesi.

Allora, per quanto riguarda questi due punti (malattia non pericolosa, vaccino inefficace e insufficiente), personalmente mi sembra che queste persone che non intendono vaccinarsi abbiamo le loro ragioni razionali. Voglio dire, uno può non essere d’accordo, ma non sono ragionamenti irrazionali campati per aria.

Rimane la questione dei pericoli del vaccino. Questa cosa mi pare molto meno nominata, e mi sembra l’ipotesi più traballante. Non ci sono informazioni ufficiali di nessun tipo che io abbia trovato. Tranne articoli sporadici sui giornali, o aneddoti. Ma di pubblicato su articoli scientifici o su statistiche nazionali non trovo nulla su questa questione, quindi io ho difficoltà a farmi una valutazione personale. Queste persone che non hanno un parere favorevole sui vaccini, hanno anche dei dubbi sulla loro sicurezza a lungo termine.

Anche se la eventuale pericolosità dei vaccini non è dimostrata da nulla, le ragioni di chi manifesta dubbi sulla sicurezza rimangono – a mio parere – ragioni razionali. Dico questo per il semplice motivo che diversi vaccini sono stati bloccati – temporaneamente per alcuni, per sempre per altri – da diversi Istituti di controllo. Vedasi quello che successe inizialmente con AstraZeneca, e poi con quello russo, quello cinese, etc.

Non è allora un atteggiamento irrazionale quello di dubitare di una cosa nuova, che per giunta alcuni governi bloccano temporaneamente o permanentemente. Posso non essere d’accordo, ma è un atteggiamento piuttosto diffuso quello di dubitare di qualcosa che pochi mesi prima è stata giudicata pericolosa da organizzazioni governative o internazionali importanti.

Fonte: Nicola Porro.it

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