Omicron 5, la nuova ondata e i milioni di positivi “nascosti”: così l’Italia rischia di chiudere a luglio

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L’Italia rischia un altro lockdown. Mentre il bollettino certifica il record di contagi dal 27 aprile scorso (83 mila) la nuova ondata di Omicron 5 a luglio potrebbe portare i positivi a quota due milioni. Un numero che, sommato a chi va in vacanza, rischia di fermare il paese. Visto che le regole della quarantena impongono a tutti, per ora l’isolamento. Intanto il tasso di occupazione delle terapie intensive è salito al 3%. Si trova ampiamente al di sotto della soglia di allerta. Ma, rileva Agenas, si tratta dello stesso valore di un anno fa. Per ora il problema più grande resta l’isolamento domiciliare. Attualmente in quarantena ci sono 767 mila persone. Ufficialmente. Perché si tratta soltanto di chi ha comunicato la positività al ministero della Salute. In realtà i positivi sommersi sarebbero il doppio. E con il picco di fine luglio potrebbero sfondare quota due milioni.

L’isolamento domiciliare

Partiamo dal balzo dei contagi. Dopo il calo dei numeri nel fine settimana, nelle ultime 24 ore è stata toccata quota 83.555 nuovi casi in Italia contro i 24.747 di ieri. I test sono arrivati a 717.400 grazie ad antigenici e molecolari: appena 100.959 i tamponi effettuati ieri. I dati del bollettino quotidiano del ministero della Salute dicono che bisogna risalire al 22 marzo scorso per trovare un numero verso i 100 mila (furono registrati 96.365 nuovi positivi) mentre l’ultimo dato più alto si era verificato lo scorso 8 febbraio, con 101.864 contagi in un giorno. Perché crescono i contagi nonostante il caldo? La chiave sta nella grande contagiosità dell’ultima variante di Omicron: «Contro quella caratteristica non può fare molto l’estate, cioè il periodo caldo nel quale si vive di più all’aperto», dice oggi a Repubblica Fabrizio Pregliasco, epidemiologo di Milano.

«Il Coronavirus di Wuhan aveva un Rt di 2, la Delta di 7 e questa di 15- 7, come morbillo e varicella». Il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, fa notare come la grande contagiosità sia dimostrata anche dalla capacità di colpire chi è già stato contagiato. «Oggi abbiamo percentuali di reinfezioni all’8,4%, ricordo che nel periodo in cui circolava Delta eravamo al 2%». Inoltre, dice sempre Locatelli «osserviamo un incremento virale per il venir meno delle misure di protezione». In Portogallo Omicron 5 ha provocato una crescita nei contagi per due mesi. Poi i positivi sono scesi. In Italia la ripresa dei contagi è cominciata all’inizio di giugno. Ci si attende quindi un calo dei positivi per la fine di luglio.

“Liberare” i positivi asintomatici?

Di fronte a queste previsioni, spiega oggi La Stampa, c’è dibattito nel governo Draghi e tra gli esperti. C’è chi punta a “liberare” i positivi, evitando l’isolamento domiciliare almeno agli asintomatici. E questo perché già oggi l’isolamento non è rispettato: molti continuano ad andare in giro nonostante un test di positività. Anche perché c’è chi fa il tampone senza comunicarne l’esito al ministero della Salute. L’annullamento dell’isolamento poi risolverebbe almeno il problema dei servizi a rischio d’estate. «Se l’obiettivo è convivere con la pandemia e passare a una condizione endemica, che i positivi asintomatici possano uscire di casa, magari con la mascherina, rappresenta un segno di normalità», ha detto ieri il sottosegretario alla Salute Andrea Costa.

«D’altronde, quando uno ha un raffreddore non sta chiuso in casa. Credo che lì dovremmo arrivare, magari ci arriveremo con calma, dovremo aspettare di superare il picco di casi, che si dice arrivi a luglio». Ma, ha concluso, «dobbiamo diffondere messaggi positivi ai cittadini, dando loro una prospettiva di fiducia e speranza». Gli argomenti di chi non vuole rinunciare all’isolamento sono facilmente intuibili: così si mettono a rischio i fragili e coloro che non hanno potuto vaccinarsi; favorendo la circolazione del virus se ne favorisce anche la mutazione; e, last but not least, proprio il no alla quarantena potrebbe provocare un aumento dei positivi.

Omicron 5: cure e positivi nascosti

Come funziona la procedura di segnalazione di positività? In teoria nel momento in cui un paziente ha una diagnosi di tampone positivo a Sars-Cov-2 dovrebbe avvisare il medico di famiglia e il ministero. Ma tante persone decidono di non farlo perché attualmente il virus è cambiato e tende a fermarsi alle vie respiratorie superiori. Chi invece decide di farlo di solito è mosso da necessità di lavoro o di sanità. Ma proprio per questo la percentuale di virus rilevati è cresciuta tantissimo. E i positivi sono il triplo di quelli ufficiali. I sintomi più comuni di Omicron BA5 sono la febbre e il mal di gola. L’alterazione però si ferma di solito a 38-39 gradi. C’è anche una minore incidenza della perdita dell’olfatto e del gusto. Mentre la febbre, così come per l’influenza, si accompagna a dolori muscolari e alle articolazioni.

Altre caratteristiche sono il mal di gola “da Covid”, ovvero una faringodinia diffusa tra faringe e tonsille. Infine, la debolezza generale e l’inappetenza. E le cure? Come spiega al quotidiano Massimo Andreoni, «per le persone con febbre e dolori il consiglio è di prendere antinfiammatori e antipiretici», cioè ibuprofene o simili e paracetamolo. Servono a contrastare i sintomi. «Non vanno presi invece il cortisone e gli antibiotici». Per un paziente fragile o un anziano si possono usare gli antivirali o gli anticorpi monoclonali. «Dopo il tampone positivo va avvertito il medico. Questi farmaci vanno dati entro cinque giorni, meglio se a un paio dalla diagnosi. A maggior ragione sono utili per le persone non vaccinate o vaccinate solo parzialmente».

 

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