Non importa se ma come finisce

Gli articoli si dividono in due categorie: quelli in cui si profetizza il futuro e quelli in cui si analizzano i fatti. Non è che immaginare cosa potrà accadere sia illecito, semplicemente bisogna evitare di posare a profeti che, con barba bianca, occhiali e voce solenne, preannunciano cosa accadrà.

A meno che non si veda qualcuno cadere da un ventesimo piano: in quel caso, dire che morirà non significa profetizzare. E questo è l’unico caso in cui si possa davvero arrischiare una qualche profezia. Ma, in generale, la persona seria, se proprio vuole indicare una rotta su eventi futuri, ci dice cosa “potrebbe accadere se”. E già qui si può provare a configurare uno scenario.

Giovanni Falcone della mafia diceva che è un fenomeno umano che, in quanto tale, ha dunque un inizio, un prosieguo, un declino e dunque avrà anche una fine. Essendo la pandemia un fenomeno umano, prima o poi finirà. E questa non è una profezia. Anche perché o finisce una pandemia o finisce l’uomo. Dopodiché può finire tanto domani, tanto tra cinquant’anni. Tanto possiamo estinguerci noi. Il vero punto è come finirà. Cosa questo uragano che imperversa il pianeta lascerà quando sarà tutto finito.

Questa è la vera domanda da porsi.

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Personalmente, comunque finirà, le cose non saranno più come prima. A parte dover leccarci le ferite sul piano economico, la realtà è che non riusciremo più a guardare in faccia chi ci ha costretti a vivere due anni di inferno, chi si è reso complice di tutto questo, per interesse e per codardia. Inutile soffermarsi. Sono cose che avete già letto qui e altrove e non voglio annoiarvi.

Ma se le ripeto è proprio perché è importante capire chi suffragherà la fine di questa storia. Se uno viene rapito da una banda di sequestratori che chiede ai familiari un riscatto di 200.000 euro e viene liberato da un clan mafioso che in cambio gliene chiede 2000 al mese, non è stato davvero liberato. Intanto perché non è vera libertà quella subordinata al pagamento di un riscatto dilazionato. E poi perché potrebbero tornare altri sequestratori, magari mettendosi d’accordo con i mafiosi.

Al tempo stesso, non bisogna avere fretta che finisca questa storia perché, prima ancora che si possa tornare alla vita di tutti i giorni, è ben importante che non ci si torni grazie ai responsabili di quanto accaduto.

Se domani – dico per dire – Draghi si presentasse al proscenio degli italiani dicendo “tana liberi tutti, siete liberi, il green pass è abolito”, questo sottintenderebbe che il liberatore è lui. Se ne intascherà i meriti. Le stampe celebreranno la fine della pandemia come un suo successo personale. E sarebbe la cosa peggiore che potesse capitare.

Poi si passerà a qualcos’altro. Magari cominceranno a bruciare interi paesaggi e si dirà che la colpa sia del riscaldamento globale. E via con altre emergenze.

Quello che si fatica a far capire, sia ai lobotomizzati della vaccinazione forzata che ai tanti che discutono ancora di vaccini guardando il dito e non la luna, è che indipendentemente dalla questione sanitaria, l’emergenza covid ha legittimato una pericolosissima prassi, sdoganando cose che, in altri tempi o con altre persone, avrebbero fatto gridare alla dittatura, al fascismo che torna.

Quell’umanità, anche se ipoteticamente dovesse essere liberata domani, rimarrà. I criminali che hanno prodotto tutto questo, se fossero loro a liberarci, vedrebbero legittimata la propria azione. Ed è esattamente questo il punto. Che finisca il covid non è importante. E’ importante, anzi fondamentale, che se ne vadano quelli che l’hanno creato. E’ necessario che vengano rimossi i loro creatori. Perché se quei signori rimangono lì, sono come un tumore primitivo che, se rimossa la massa derivata ma non quella iniziale, si riformerà ancora più aggressivo. E le recidive, si sa, di solito sono fatali.

E ci sono gli stessi nomi dietro le più conosciute emergenze globali. Gli stessi affaristi travestiti da filantropi. Gli stessi lupi travestiti da agnelli.

Guai se si intesteranno i meriti della fine di questa orrenda storia.

FRANCO MARINO
Fonte Il Detonatore.it

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