Ministri, il totonomi per il governo Meloni
Se Antonio Tajani è il ‘jolly’ del centrodestra, nome spendibile per varie caselle del prossimo governo (dal Viminale agli Esteri, senza escludere anche lo Sviluppo economico), Licia Ronzulli è il “ministro” (ipotetico) della discordia. La fedelissima di Berlusconi sta facendo discutere la coalizione. Il leader di Forza Italia vorrebbe piazzarla in un dicastero “che conta”. La considera la migliore opzione possibile per guidare la delegazione azzurra nell’esecutivo, dunque il nome giusto per un ministero di fascia medio-alta. Meloni non ne è convinta. Preferirebbe scegliere profili con più esperienza, con curriculum più adatti per quei posti. Ed ecco che Ronzulli diventa un caso, il nodo da sciogliere per velocizzare i tempi e trovare la squadra definitiva che sarà guidata con ogni probabilità da Giorgia Meloni. Che vuole diversi tecnici nel suo esecutivo – forse addirittura dodici su una ventina di ministeri – tecnici di area, senza partito in tasca.
E vediamo allora i nomi che circolano e che creano tensioni tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.
Giustizia
Il ministero della Giustizia sembrerebbe andare proprio a un tecnico, infatti: Carlo Nordio. Anche se Salvini continua a insistere su Giulia Bongiorno.
Viminale
Tutto ruota intorno al Viminiale. E a quello che deciderà Salvini, se rinuncerà al ministero dell’Interno (anche per il processo che lo vede imputato per sequestro di persona sul caso dell’autorizzazione negata allo sbarco dei migranti dell’Open Arms) accontentandosi della nomina del suo ex capo di gabinetto, Matteo Piantedosi, attualmente prefetto di Roma. E quindi accettere così lo Sviluppo economico, l’Agricoltura o le Riforme e magari anche un incarico da vicepremier. Tajani ha aperto al leader leghista (“Per noi ci sono problemi”), ma proprio il nome del coordinatore di Forza Italia è tra i papabili.
Farnesina
Anche per gli Esteri torna Tajani. Meloni però insiste con Elisabetta Belloni,