
Milk brick: scarti dei caseifici al posto dell’acqua, ecco i “mattoni di latte” made in Sardegna che rivoluzionano il calcestruzzo
Un’idea tanto semplice quanto rivoluzionaria: sostituire l’acqua, bene sempre più prezioso, con scarti del latte nella produzione del calcestruzzo. A riuscirci è stato Giangavino Muresu, inventore e imprenditore originario di Ossi, in provincia di Sassari. La sua startup, Milk Brick, nata nel 2017, ha dato vita a una nuova generazione di materiali da costruzione a...
Un’idea tanto semplice quanto rivoluzionaria: sostituire l’acqua, bene sempre più prezioso, con scarti del latte nella produzione del calcestruzzo. A riuscirci è stato Giangavino Muresu, inventore e imprenditore originario di Ossi, in provincia di Sassari. La sua startup, Milk Brick, nata nel 2017, ha dato vita a una nuova generazione di materiali da costruzione a impatto idrico zero, destinati a cambiare il futuro dell’edilizia sostenibile.
Ogni metro cubo di calcestruzzo richiede circa 120 litri di acqua pura, che diventano miliardi se si considera la scala globale: oltre 150mila impianti nel mondo, di cui 2.400 in Italia. Da qui nasce l’intuizione di Muresu: impiegare i liquidi residui dell’industria lattiero-casearia, una filiera dove il 88% del latte lavorato viene scartato.
Il risultato è sorprendente: una miscela che mantiene le stesse prestazioni del calcestruzzo tradizionale, ma senza utilizzare acqua potabile. Dopo anni di sperimentazioni, nel 2022 Milk Brick ha raggiunto il livello di validazione industriale TRL 7, in collaborazione con Calcestruzzi Spa (controllata da Italcementi, gruppo Heidelberg Materials). Nel 2024, ha toccato il TRL 9, che certifica l’idoneità del prodotto per la produzione
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