Metaverso: ricercatrice subisce violenza sessuale

La donna ha subito uno stupro virtuale sulla piattaforma di Meta Horizon Worlds. Lo denuncia l’organizzazione SumOfUs, per cui la ricercatrice stava lavorando

L’organizzazione SumOfUs, attiva a livello globale nel campo della corporate accountability, ha denunciato uno stupro virtuale subito da una sua ricercatrice sulla piattaforma di Meta Horizon Worlds. In una serie di tweet del 24 maggio, SumOfUs ha evidenziato come la donna sia passata da semplicemente indossare un paio di occhiali per la realtà virtuale a subire un abuso sessuale nell’arco di un’ora.

Nel report che l’organizzazione ha pubblicato si può leggere un resoconto dei fatti: l’avatar della ricercatrice sarebbe stato condotto in una stanza e forzato ad atti sessuali, mentre altre persone (sempre nella forma di avatar) assistevano alla violenza. L’ambientazione era quella di una festa privata. La ricercatrice, sempre secondo il report, ha descritto l’esperienza come “disorientante”, ma ha voluto comunque tenerne traccia, considerandola importante per il tipo di lavoro che stava svolgendo, relativo proprio alla violenza online nell’ambiente del metaverso.

Vicky Wyatt, direttrice delle campagne di SumOfUs ha dichiarato alla Bbc che, pur non trattandosi di un abuso sul corpo fisico, un comportamento di questa natura ha comunque un impatto reale sugli utenti”. Ci sono stati altri racconti di stupri e abusi sessuali su avatar dall’aspetto femminile nel metaverso. A dicembre del 2021, Nina Jane Patel aveva raccontato su Medium di aver subito uno stupro di gruppo dopo soli sessanta secondi che si trovava su Horizon Worlds. “È stato surreale, un incubo”, ha scritto Patel.

Al momento Horizon Worlds ha soltanto trecentomila utenti attivi ed è accessibile negli Stati Uniti e in Canada, ma sembra che sia ancora molto indietro per quanto riguarda il lavoro sulla moderazione dei contenuti e la prevenzione della violenza. Ovviamente questi problemi non sono limitati agli ambienti gestiti da Meta. “Gli utenti della VR hanno da tempo segnalato problemi di molestie sessuali, abusi verbali, insulti razziali e invasione dello spazio personale su una miriade di app (non di proprietà di Meta) come Rec Room, VRChat e AltspaceVR.25” si legge nel report.

L’idea di costruire un metaverso, uno spazio online che combina tecnologie di realtà virtuale e aumentata e in cui giocheranno un ruolo di primo piano anche i non-fungible token e le criptovalute, ha attirato l’attenzione di investitori e grandi compagnie tecnologiche. Tuttavia la sua definizione, nonché una precisa idea riguardo alla sua fattibilità tecnica su larga scala, sono ancora piuttosto sfuggenti. Anche in ambienti virtuali nuovi, evidentemente, comportamenti fin troppo familiari continuano a ripetersi: violenza sessuale, insulti a sfondo razziale od omofobico, molestie verbali. Secondo SumOfUs, si tratta di una conseguenza di un minimo sforzo di moderazione da parte della compagnia.

Meta ha detto alla Bbc che esistono degli strumenti per consentire alle persone di avere un’esperienza positiva nel metaverso e nelle sue app. Tra cui una funzionalità chiamata Personal Boundary, che dovrebbe permettere di tenere gli sconosciuti a distanza. La ricercatrice sarebbe però stata convinta a disattivarla dagli avatar con cui ha interagito. Una dinamica simile a quella che vediamo in atto nella realtà fisica: le vittime di molestie o di stupri sono spesso caricate del peso di doversi difendere da sole, senza che si intervenga sui fattori sistemici che influenzano il rischio di subire violenza.  SumOfUs ha presentato un’istanza ad alcuni azionisti, chiedendo un’analisi di rischio di violazione dei diritti umani nel metaverso e negli ambienti di realtà virtuale.

 

Metaverso: ricercatrice subisce violenza sessuale

Fonte:https://www.wired.it/article/metaverso-violenza-sessuale-ricercatrice/

Foto:pixabay

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