Mani Pulite non ha dato nulla: ha solo distrutto l’Italia

In un matrimonio si è soliti festeggiare alcuni anniversari: dieci, venti, venticinque, trenta, cinquant’anni. Ed è una cosa che non ha alcun senso. Perché non festeggiare il ventinovesimo, il ventiquattresimo, il dodicesimo anniversario? Un po’ come se fossero alcuni numeri specifici a dare senso ad un rapporto d’amore perché manca altro. Questo non vale solo per i matrimoni ma anche per eventi di cronaca importante. Se trascorrono dieci, venti, trent’anni, sembra quasi che solo per questo un evento passato debba riacquisire importanza. Ma così vanno le cose e oggi che è il trentesimo anniversario di Mani Pulite, i media cosiddetti ufficiali celebrano la ricorrenza, per la verità meno di quanto avvenne vent’anni fa, anche perché il covid ha in un certo qual senso spezzato il legame tra i media e le sue propaggini politiche e la gente.

Nessuno si fa le vere domande. Cosa è davvero stata Mani Pulite? Cosa ha dato al paese?
Alla prima domanda è relativamente semplice rispondere. Mani Pulite, intendiamoci, di per sé non racconta cose che non accadessero. Non si può far passare la narrazione che la Prima Repubblica fosse il paradiso terrestre e che ad un certo punto un gruppo di giudici ha voluto distruggerlo.
In primo luogo perché, descritta come il regno del benessere, dell’opulenza, della ricchezza e dello sviluppo, era tenuta interamente in piedi dalla finanza angloamericana. Se abbiamo avuto la tv commerciale, l’alta moda, il campionato di calcio più prestigioso del mondo (e dunque i migliori calciatori del periodo), se le nostre migliori imprese potevano prosperare, ciò era dovuto ad una cosa sola: debito. Che alcune aziende hanno poi saputo capitalizzare bene. Che alcune famiglie hanno saputo ben amministrare lasciando a figli e nipoti, me compreso, cose che oggi hanno un valore. Ma che per molti altri è stata la convinzione folle che si potesse diventare ricchi senza avere un piano di rientro. Tutto con i soldi di americani e inglesi, i veri proprietari del nostro paese che, con la fine dell’URSS, peraltro preceduta da eventi simbolici come la perestrojka e la caduta del muro di Berlino, posero fine alla giostra.
In secondo luogo, perché la corruzione era un fenomeno sistemico e sistematico. Al punto che lo stesso Di Pietro ad un certo punto coniò il termine di “dazione ambientale”, quasi a sottolineare qualcosa che era risaputa e non ci fosse nemmeno bisogno di chiederla. Chiunque volesse fare qualcosa in questo paese, doveva chiedere il permesso ad un capoclan locale della politica. Che spesso era lo sfigato che in anni giovanili era vostro compagno di scuola e che avreste preso volentieri a botte. Ma che leccando i culi giusti è arrivato al potere mentre voi continuavate a lottare per costruire i vostri progetti.
Ma il vero punto è un altro. Dal momento che la corruzione era sistemica e sistematica, come mai ci si mise ben quarantacinque anni per scoprirla e proprio nell’anno successivo alla caduta dell’URSS? L’unica risposta è che quel sistema, dapprima conveniva a qualcuno che ci fosse, poi conveniva che non ci fosse più. E dunque è inevitabile pensare che in realtà Mani Pulite non sia stata altro che una gigantesca operazione non di polizia ma di pulizia di tutta la Prima Repubblica che a quel punto, venuta meno l’URSS, non serviva più.
mani pulite

Chiarito tutto questo, Mani Pulite cosa ha dato all’Italia?
Qui occorre ritornare al contesto geopolitico che vede un’Italia che sta uscendo dall’orbita americana per rifare la Costituzione, dunque anche la magistratura, uscita fortemente indebolita dal caso Tortora che vide anche la vittoria di un referendum per l’introduzione della responsabilità civile dei giudici, che io peraltro ho sempre visto come un falso e populistico problema. Il CAF, acronimo di Craxi, Andreotti e Forlani, decide di intestarsi questo cambiamento, che vede – cosa che pochi sanno – l’appoggio di Giovanni Falcone, favorevole alla separazione delle carriere, nettamente contrario più ai metodi che al merito di come veniva condotta Mani Pulite e molto duro nell’incriminare i tanti finti pentiti che comparivano in quel periodo. Guarda caso, tutti e tre verranno travolti da un autentico massacro giudiziario e mediatico e Giovanni Falcone verrà ucciso. Piccolo corollario che dovrebbe fornire qualche indizio su chi davvero eterodiresse Mani Pulite e lo stragismo: tutti e tre avevano assunto posizioni filopalestinesi e, sia pure moderatamente, antiamericane.
Ma ammesso e non concesso che fosse giusto farli fuori perché in fin dei conti l’Italia rischiava di diventare un avamposto palestinese, come qualche fesso sostiene, poniamoci domande concrete.
Mani Pulite ha dato un paese più forte? Qui i parametri sono impietosi: l’Italia dopo trent’anni è un paese più povero, con più disoccupati, con una sanità più povera – e col covid lo abbiamo visto – con una scuola notevolmente peggiorata.
Ha dato un paese più onesto? No. Solo agli altissimi livelli dove sotto il tiro della magistratura, nessuno decide più nulla. Anche perché, essendosi esaurite le zizze angloamericane, ci sono molti meno soldi da rubare. Mentre a livello locale, tra patronati e amici degli amici, si continua a corrompere, a ricattare, a dare poteri ad alcuni immeritevoli e toglierli ad altri. E non sono intercettabili, perché nei paesi certe ruberie vengono decise con una stretta di mano o sotto le lenzuola.
Ha dato un paese più democratico? No. Oggi più che mai, la gente non conta nulla, anche grazie a quella cosa oscena che fu il Porcellum, che ha avuto un unico scopo: sradicare la politica centrale dai territori. Laddove prima perlomeno i cittadini erano correi delle porcate del potere politico mentre oggi possono a giusta ragione protestare contro una politica che non li rappresenta più.
Ha dato una giustizia migliore? No. Oggi più che mai il dibattito sulla giustizia è impestato da due categorie speculari e opposte. I pelosi garantisti che si indignano solamente quando ad essere colpito è qualche big (come Berlusconi e Renzi) mentre tacciono sulle migliaia di poveracci che, per il solo fatto di non avere appoggi, marciscono nell’indifferenza generale. E i giustizialisti, una torma di psicopatici che provano una profonda libidine quando viene emessa una sentenza di condanna, che deve essere il più crudele possibile e soddisfare il loro onanismo forcaiolo. Sullo sfondo, si continuano ad usare gli stessi metodi da quarto mondo di Mani Pulite: abuso della custodia cautelare, sputtanamento mediatico, intercettazioni che vengono usate in modalità pesca a strascico, una roba indegna di un paese civile.

Tutte queste conclusioni oggi ci sembrano già più scontate, perché la verità arriva tardi ma prima o poi arriva. Anche Mani Pulite ebbe lo stesso flusso dell’11 Settembre, del governo Monti e del covid. Una prima fase in cui la narrazione viene applaudita bipartisan, una seconda fase in cui si comincia a dubitare dell’autenticità della narrazione ma a farlo sono solo i cattivi di turno, gli “ultimi della classe”. E una terza fase in cui, anche grazie ai “pentimenti” interessati (perché comincia ad esserne colpito personalmente) di chi faceva parte del sistema (D’Alema, Veltroni, Violante, interi pezzi del vecchio PDS e del giornalismo) si prende finalmente atto della buffonata. Trent’anni fa Di Pietro era l’uomo più popolare d’Italia, oggi va a mungere le vacche in Molise, che è forse la sua dimensione più consona. Ma la domanda rimane: “Cosa ci ha dato Mani Pulite?”. E qui la risposta è semplice. Ci ha dato un paese molto più debole e molto più brutto. Ci ha regalato il Movimento 5 Stelle, che oggi governa con gli stessi che hanno provocato Mani Pulite. E ha timbrato la folle convinzione che un paese si debba governare non dalle aule parlamentari o da Palazzo Chigi, ma dalle procure e dalle aule di tribunale. Che non rispondono a nessuno del loro operato e dalle quali ogni cittadino possa essere fatto fuori in qualsiasi momento.
E’ tutto. E direi che basti e avanzi.

FRANCO MARINO
Fonte: Il Detonatore.it

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