L’instancabile Boris Vian: Piccolo Itinerario di un artista geniale.

Gli artisti, si sa, sono dotati di menti eclettiche e dedite alla ricerca.

Grandi compositori capaci di sentire note mai suonate, scultori dediti a liberare forme nascoste dal marmo, pittori che racchiudono in un’immagine un pensiero secolare e scrittori che, attraverso la parola, creano mondi mai visti.

Tuttavia può capitare, abbastanza raramente, che tutte queste doti si convoglino in un unico individuo.

È il caso di Boris Vian.

Nato a Ville-d’avray il 10 Marzo 1920, Vian è sempre stato circondato dall’arte.
Partendo come musicista, compose i propri primi brani già in tenera età, arrivando a padroneggiare il proprio strumento, la tromba, all’età di 11 anni.
Arrivato, all’età di 19 anni, a Parigi, il giovane Boris volle subito darsi da fare, fondando uno dei locali letterari più in voga all’epoca.
La musica era la sua vita, tanto da arrivare a comporre centinaia di brani jazz iconici, tra cui il celebre inno pacifista, poi tradotto in Italia da Margot, Luigi Tenco, Ornella Vanoni e Ivano Fossati, “Le Déserteur” (Il disertore).
Il successo musicale non tardò, tanto da divenire il contatto francese di maestri del mondo Jazzistico come Duke Ellington e Miles Devis.

boris vian

La musica non bastava all’insaziabile Boris Vian, egli doveva trovare nuovi modi per esprimersi.
Decise, dunque, di dedicarsi alla scrittura di capolavori quali “La schiuma dei giorni”, “Favole per gente comune”, “Lo strappacuore” e numerosi altri romanzi, racconti e opere teatrali.
In ambito letterario, sfortunatamente, non fu subito riconosciuto, ma bastò scrivere un breve romanzo Pulp di sfondo erotico, firmato con lo pseudonimo di Vernon Sullivan, per guadagnarsi approvazione e scandalo.
Il titolo?

“Sputerò sulle vostre tombe”, scritto per scommessa in due settimane ed entrato di diritto tra i romanzi più influenti del ‘900.

Mente curiosa e brillante, sempre accompagnata dalla propria tromba “Trompinette” e dai propri fogli, Boris si interessa al mondo della matematica e, capendo di non conoscerla come dovrebbe, si impegna nel laurearsi in Ingegneria cartaria.
Scrive su giornali francesi e non, traduce grandi opere, compone, esegue e canta centinaia di brani, scrive capolavori di generi vari, si dedica all’ingegneria e intraprende una frenetica vita sociale, arrivando a sposarsi due volte.

È una vita frenetica e instancabile quella di Vian, sempre disposto a qualsiasi cosa per l’arte, ma anche le storie più avvincenti posso avere un finale tragico.
Il successo di “Sputerò sulle vostre tombe” è inimmaginabile, eppure, per puro bigottismo, più copie vengono vendute, più il romanzo viene criticato.
La storia, cruda e sanguinolenta, incapace di tralasciare il minimo dettaglio, rabbioso o sessuale che sia, genera uno scandalo che porterà a risalire alla vera identità dell’autore, distruggendone, inspiegabilmente, la reputazione.

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Il 23 Giugno 1959, non ancora quarantenne, Boris Vian entra in una sala del “cinema Marbeuf” con l’intento di osservare una trasposizione cinematografica, realizzata a sua insaputa, del suo romanzo più controverso.
“Sputerò sulle vostre tombe” è ambientato in America e, a causa della scelta del Cast, Boris scattò in piedi urlando «Questi tizi dovrebbero essere americani?», per poi essere colpito da un infarto fatale.

Si spegne così, senza ricevere il giusto riconoscimento e nel più grottesco dei modi, una delle menti più brillanti e curiose del secolo scorso.

“Sono solo due le cose che contano: l’amore, in tutte le sue forme, con belle ragazze e la musica di New Orleans e di Duke Ellington. Tutto il resto è da buttar via, perché è brutto…”

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