Lettera aperta a Roberta Bruzzone

Cara Roberta,

in questo periodo più che una biker rocchettara sembri una rapper dedita al dissing nei confronti di chiunque non sia in linea con il “Bruzzone pensiero”. Come una qualunque tigre da tastiera disturbi la tua materia cerebrale per rovistare nella mia vita cercando, ansiosamente, qualcosa per colpirmi e sminuirmi; pubblichi o meglio esorti a pubblicare da profili di sconosciute che improvvisamente si interessano a me, vecchie e risolte notizie che riguardano il mio passato, che poi guarda caso, commenti con faccine sorridenti e soddisfatti commenti sarcastici.

Roberta ma sono così pericoloso per il tuo ego e la tua fama da indurti a sforzarti, di invitare a far circolare un vecchissimo video di striscia la notizia, articoli ampiamente chiariti o la bugia che io non sarei un medico legale? Mi illudi con le tue attenzioni, mi fai sentire importante. Insomma, appena qualcuno osa contraddirti, diventa ai tuoi occhi orribile e da incarcerare nell’oblio mediatico. Albina Perri, direttrice della rivista Giallo, fin quando ti ha concesso un ennesimo e retribuito spazio di visibilità, era degna anche di prefazioni ai suoi scritti, ma da quando ti ha negato la rubrica settimanale, sembra essere diventata una persona orribile tanto da essere apostrofata, pubblicamente, con un mortificante “porella”. Ma la lista è lunga.

Capisco che l’evoluzione dell’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, il caso crime del secolo, è dura da digerire per chi si presenta come la migliore di tutti; hai passato anni nei teatri e sui media a dire che Alberto Stasi era colpevole, ad etichettare chi pensava altro come inconsistente, compreso i magistrati, ed ora ti ritrovi con una bella patata bollente in mano. Se poi dovesse aggiungersi, come purtroppo sembra, anche l’abbaglio di Louis Dassilva innocente nell’omicidio di Pierina Paganelli, allora sarebbe davvero dura da spiegare ai followers ed al pubblico da casa.

Eppure, essere onnipresente mediaticamente per manifestare tesi ed opinioni, non è un problema per te, anzi. Se esiste una forma di narcisistico presenzialismo televisivo tu ne sei l’emblema. Scrivi e parli di narcisismo come fosse un problema di altri ma il modo di porti nei confronti di chi ti contraddice e le scritte riportate sui tatuaggi mostrano quella immagine di Dorian Grey che forse un po’ ti appartiene.

Vado a memoria ma non ricordo personaggi, neppure mostri sacri come Pippo Baudo e Raffaella Carrà, che abbiano avuto tanto spazio nella tv di Stato, quindi pagata dai cittadini come me. Uno spazio che, come certamente ti è noto, il Criminologo con la C maiuscola, il compianto Professor Francesco Bruno, riteneva pericoloso per il rischio che, nell’opinione collettiva, facesse diventare verità, non la realtà e l’accaduto, ma il detto e raccontato televisivo; in quest’ottica chi come te, gode di tanto tempo e spazio, ha certamente vantaggi, anche professionali. Con un piccolo ritocchino qua e là sei passata perfino da Ballando con le Stelle, dove si sa il crime la fa da padrone. Da Milly Carlucci e Selvaggia Lucarelli sei andata via per impegni o perché c’erano stelle che brillavano più di te?

Se fosse la prima ipotesi, te ne sei dovuta andare da Ballando con le Stelle perché non avevi tempo e trovi il tempo di interessarti di me? Eppure, la tua padronanza del mezzo televisivo è così forte. Pensa che immagino, quotidianamente, le orde di medici, magistrati, avvocati che interrompono le udienze, il lavoro serale o la cena per fiondarsi innanzi al mega Led ed attendere che tu, con sguardo narciso e criniera da leonessa, gli dica, con fermezza e competenza, cosa fare, che decisione prendere, quale strategia adottare. Del resto, chi ne sarebbe capace oltre te? Il tuo curriculum, sciorinato in ottima forma grafica sul sito web, ci informa dei titoli, tanti e belli. Qualcuno in passato si è perfino azzardato a metterli in dubbio sottolineando che alcuni sarebbero da approfondire. Io di certo mai mi permetterei anche perché non è questo il mio sport preferito, contrariamente a te, cara Robertina.

Le tue qualifiche ci dicono che pochi, men che mai un Pasquale Bacco qualsiasi, potrebbero far tremare la mitica dottoressa Bruzzone, la psicologa forense che riassume in sé tutte le qualifiche possibili e che senza tentennamenti indica la strada a medici, giudici, legali e conduttori televisivi. Perché allora non inserirle anche nel curriculum, tali competenze che ogni giorno mostri a noi? A quel punto l’orchestra di chi se la suona e se la canta avrebbe un organico completo.

Del resto in una delle tue ultime interviste, su Leggo, hai confidato di essere molto triste e sconsolata perché “avresti meritato e meriteresti avversari migliori”, più preparati e competenti; nella stessa intervista hai anche precisato, semmai a qualcuno fosse sfuggito il tuo spessore culturale, che “i programmi televisivi sono solo la schiuma del cappuccino”, ma non dimenticarti mai che tu “sei il cappuccino”. Per un attimo, ma solo per un attimo, qualcuno ha malignato che ti imbarazzassi un po’ dell’iperpresenzialismo televisivo e che volessi prendere le distanze da qualche tuo compagno di viaggio.

Sai, Roberta, ogni volta che parlo di te mi dicono di evitare, di non farmi nemica la criminologa più televisiva d’Italia. Anche mentre scrivevo questa lettera, tanti a cercare di dissuadermi. Credo sia legato all’abitudine ossessivo compulsiva di minacciare querele; in America, dove ho vissuto, minacciare continuamente di rivalersi inducendo a non esprimere le proprie opinioni liberamente, è un reato.

E concludo: ti allena Marc Jacobs sullo scatto centometrista per arrivare sempre prima a proporti come consulente nei casi di Crime? Li, li batti tutti.

Ad Majora, Roberta Rider.

Pasquale Bacco

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