
Le tre ombre sulle elezioni tunisine
Ristretto – Prima espressione della volontà del popolo dopo gli stravolgimenti promossi dal Presidente Kais Saied, le elezioni del 17 dicembre sono già oscurate da una serie di ombre che, nel medio periodo, potrebbero contribuire all’instabilità politica del Paese. Il risultato delle elezioni del 17 dicembre in Tunisia contribuirà a definire in maniera sistematica e strutturale […]
Ristretto – Prima espressione della volontà del popolo dopo gli stravolgimenti promossi dal Presidente Kais Saied, le elezioni del 17 dicembre sono già oscurate da una serie di ombre che, nel medio periodo, potrebbero contribuire all’instabilità politica del Paese.
Il risultato delle elezioni del 17 dicembre in Tunisia contribuirà a definire in maniera sistematica e strutturale l’equilibrio e la postura politica del Paese, specialmente su tre snodi critici: il ruolo e il peso dei sindacati sulla scena pubblica, l’accordo con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e, infine, il posizionamento tunisino in merito al dossier sul Sahara occidentale.
Già ora, a competizione elettorale non ancora conclusa, il processo elettorale sembra oscurato da alcune ombre. Da una parte, infatti, la presenza dei sindacati rappresenta – paradossalmente – l’unico contrappeso all’azione presidenziale che ha intenzionalmente favorito sia un accentramento istituzionale, attraverso la nuova Costituzione, sia, con la nuova legge elettorale (di cui vi abbiamo parlato qui), una personalizzazione della politica, in cui i partiti sono pressoché inservibili. In questo contesto sbilanciato, l’Union Générale Tunisienne du Travail (UGTT), la principale unione sindacale del Paese che tutela soprattutto
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