Le giravolte di Bassetti e la punizione che manca agli italiani

Da qualche giorno su whatsapp un po’ di contatti mi fanno vedere le dichiarazioni di Bassetti ove si evince un netto cambiamento nella sua narrazione.Diversamente dai tanti che già vanno in sollucchero (“Lo dice Bassetti! Lo dice anche lui!”) io non solo rimango indifferente ma anzi provo una fortissima indignazione. Se fossimo un paese serio, qualche magistrato invece di rompere il cazzo ai pochi giornalisti che ancora fanno il loro lavoro onestamente (un po’ di nomi a caso, Francesca Totolo, Ilaria Bifarini, Valerio Malvezzi, Marco Tosatto) avrebbe convocato Bassetti in procura e gli avrebbe chiesto: “Scusi prof. ma esattamente cosa intendeva dire quando diceva che se non ci vacciniamo vedrete cosa ci accadrà?”. Ma poi subito un flash mi porta ad anni in cui non c’ero (neanche mio padre era in calendario) ma in cui può arrivare l’immaginazione, figlia delle descrizioni ma anche dalla mia conoscenza degli italiani.

Siamo nel 1945. L’Italia esce sconfitta da una guerra, dopo venti e rotti anni di fascismo. Poche migliaia hanno combattuto l’invasore tedesco, ma per ventuno anni, dal 1922 al 1943, non è successo nulla o quasi. Opposizione quasi nulla, poche migliaia di bastonati e confinati, e tutto finisce. Nessun italiano è più fascista. Nessuno. Il regime lo hanno tenuto in piedi pochi gerarchi, pare. Nessun italiano pensa di aver perso una guerra: l’hanno persa “quelli là”, i fascisti. Era la guerra di Mussolini, dei fascisti. Non la loro. Da quando hanno scaricato il duce dalla propria coscienza, loro sono rinati. Sono democratici, adesso. In fondo l’America gli è sempre piaciuta. E gli americani li hanno liberati. Quello della capitolazione del fascismo è forse il momento più vergognoso del paese, ma nessuno si vergognava veramente: erano tutti, sempre e da sempre, dalla parte del vincitore. Fascisti? In Italia? Saranno stati in tre, gli altri erano solo “opportunisti”, come se fosse meglio essere fascisti per opportunismo che per convinzione.
Sempre nel 1945, in Germania, inizia la cosiddetta Entnazifizierung, la denazificazione, attraverso la quale decine di milioni di persone furono costrette a certificare il proprio passato politico, fossero alti funzionari o semplici cittadini. Bastava che qualcuno fosse stato anche solo semplicemente iscritto al partito nazista e ciò sarebbe bastato non solo a cacciarlo da qualsiasi posto pubblico e vietargli qualsiasi lavoro non fosse manuale o sottoposto (e gli sarebbe andata bene, perché in caso di gravi responsabilità, sarebbe finito direttamente in galera) ma anche ad essere spedito nei campi a ricostruire l’economia tedesca uscita distrutta dalla guerra.
Se vi ho parlato di questi due estremi non è per farvi una lezione di antifascismo e antinazismo. Né tantomeno per fare l’ennesimo ridicolo spot antifascista. Anche perché la vera vergogna dell’antifascismo, sia comunista che anticomunista, è aver punito i tedeschi per essersi affidati a Hitler senza affrontare le gravissime responsabilità degli Alleati in merito all’ascesa dei nazionalsocialismi, da essi finanziati e nutriti in chiave antisovietica. E non è neanche una questione di “punizione”. Perché essa richiede un punto di vista morale e cioè “I tedeschi erano dei cattivoni, gli ebrei tutti buoni, gli americani e i sovietici liberatori”. La realtà è, invece, nella sua banalità, molto più brutale. Quando si dichiara guerra ad un popolo e lo si opprime, ma poi quel popolo passa dalla parte giusta della storia, alla fine arriva un salatissimo conto. Le circostanze possono rinviare il momento della sua presentazione. Ma quando è il momento di saldarlo, il creditore batte cassa e al debitore non resta che pagarlo. I tedeschi pagarono il conto e tutta l’intelligentia tedesca fu letteralmente epurata. Tutti gli intellettuali che furoreggiavano durante il nazismo, videro bruciare ogni pagina di ogni singola loro opera. In Italia, viceversa, vi fu un’amnistia generale che di fatto riabilitò i tantissimi intellettuali che del fascismo furono sinceri apologeti fino a quando il regime non iniziò a puzzare di morto. Se andate a vedere gli intellettuali del dopoguerra, tutti rigorosamente antifascisti, scoprirete discorsi degni della tanto vituperata Forza Nuova o CasaPound. Anzi molto ma molto peggio. Perché io a Fiore e Di Stefano non ho mai sentito fare discorsi razzisti e antisemiti. Se invece cercate Scalfari, Montanelli, Bocca e in generale tutti gli intellettuali che poi sarebbero saltati sul carro antifascista, vi si aprirà un mondo.

Il motivo per cui metto a paragone Germania e Italia è proprio per indicare la differenza tra questi due popoli. I tedeschi sapevano di aver perso e pagarono con dignità la propria responsabilità. Fecero i conti con la propria sconfitta, si videro sconfitti, ridotti in povertà, divisi in due. Mentre gli italiani, che li pugnalarono alle spalle, ne sono usciti con un miracolo economico e con un tana liberatutti che li ha convinti che l’opportunismo sia vincente, che si possa tradire impunemente chiunque, senza che questo ci bolli agli occhi del mondo. E infatti, di fronte al voltagabbanesimo, la risposta è sempre la stessa: non potevamo fare niente, obbedivamo agli ordini, se ci fossimo rifiutati ci avrebbero ammazzati. Opportunismo puro e semplice. Attraverso il quale si continuava a vessare una parte della popolazione che invece non si piegava. Non vi ricorda qualcosa? Sì che ve lo ricorda. La pandemia volge al termine e questa indegna classe politica sta boccheggiando. Si vede da tantissime cose. Dalla violenza e dall’arroganza tipica di chi sta perdendo. Si capisce lontano un miglio che per loro la questione del vaccino è semplicemente vitale. Sembrano come quei tossici che picchiano il babbo e la mamma perché non gli danno i soldi per la dose. Sapete perché stanno picchiando? Perché non sanno convincere con le buone, perché non hanno più credibilità. Ma gli opportunisti oggi come allora, obbediscono. Gli avevano detto che l’emergenza sarebbe durata un mesetto ma poi sarebbero tornati ad abbracciarsi. Poi è passato un anno e l’emergenza non solo non è passata ma è stato detto loro che si dovevano fare un vaccino, senza il quale sarebbero state tolte alcune cose ma che, facendolo, sarebbero stati immuni per sempre. Oggi scopriamo che tre dosi di vaccino non sono bastano ma già si parla di quarta dose. E che nonostante ciò, si ammalano lo stesso. Allora sono passati alla bugia successiva: il vaccino non protegge ma almeno non si finisce in terapia intensiva. E nel frattempo assistiamo allo spettacolo avvilente di gente che tenta di ammalarsi pur di non fare il vaccino, che crede ad ogni bugia che viene raccontata. E quando tra qualche tempo questa storia si chiarirà, assisterete puntualmente alla discesa del carro. “Non potevamo immaginare che le cose fossero così”, “Eseguivamo ordini”. Fu la stessa risposta che i gerarchi nazisti diedero a Norimberga. Curiosamente però non convinsero i giudici che infatti li condannarono a morte. E fu in quel momento che i tedeschi capirono quanto sia pericoloso l’opportunismo.

Il problema non è il cosa. Non è se Hitler o Berlusconi o Mussolini o Draghi siano bene o male. Se sia bene vaccinarsi oppure no. Non è il problema di essere pro o contro. Il problema è il COME; è fare festa coi vincitori o stare a testa bassa, umiliati dalla sconfitta. E sì, questo cambia. Perché non è vero che non si possa scegliere. Abbassare la testa oppure opporsi, scegliere alla guerra il disonore, illudendosi che non si avrà la guerra, è comunque una scelta. Decidendo di oppormi a questo scempio, io ho fatto una scelta. Dolorosa. Che mi è costata salatissime perdite. E io di tutto questo chiederò conto, assieme ai milioni che non si sono piegati. Quel giorno, i sostenitori della dittatura sanitaria scopriranno una cosa: che esistono milioni di persone che hanno fatto screenshot di tutte le folli dichiarazioni di tutti i giornalisti e di tutti i conoscenti che hanno goduto di fronte ai morti non vaccinati. E che busseranno alla porta per chiedere il conto. Non si illudano coloro che hanno sostenuto questo schifo che tutto si concluda con un volemose bene. Non si illuda Bassetti che solo perché ora scende dal carro, noi perdoneremo le sue minacce. Questa pandemia ha creato solchi incolmabili, rancori irredimibili. E quei milioni di persone a cui per due anni è stata rubata la vita, non avranno pietà e chiederanno conto di tutto quello che una massa di codardi ha sostenuto. Non sarà giustizia, sarà una vendetta. Ma non ci sarà nulla che chi starà dalla parte dei perdenti, potrà fare per sfuggire. Solo quel giorno, tutti impareranno finalmente una cosa: l’opportunismo solo in Italia è una scusante. Fuori è considerata un’aggravante.
Ma almeno quel giorno l’Italia diventerà, finalmente, maggiorenne.

FRANCO MARINO
Fonte: Il Detonatore.it

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