Lazio zona rossa, la polemica degli statistici: “Una misura priva di senso scientifico”

Antonello Maruotti, professore ordinario di Statistica alla Lumsa e co-fondatore dello StatGroup-19: “Inseguiamo la pandemia e ci basiamo su dati vecchi di due settimane, l’indice Rt è calcolato male, finiamo in zona rossa senza un perché”.
“Siamo sempre in ritardo, inseguiamo la pandemia e ci basiamo su dati vecchi di due settimane. Lo dicono i numeri: il Lazio non dovrebbe essere per nessun motivo considerato zona rossa”. A dirlo è Antonello Maruotti, professore ordinario di Statistica alla Lumsa e co-fondatore dello StatGroup-19, panel di ricerca sul Covid costituito da diversi accademici statistici da tutta Italia che già da mesi ha presentato studi per dimostrare quanto l’indice di contagio Rt, nel Lazio arrivato a quota 1.31, non sia affidabile per determinare le misure anti-coronavirus da adottare a livello regionale.
“L’indice Rt è calcolato male e lo abbiamo già spiegato nelle pubblicazioni firmate con il professor Massimo Ciccozzi, epidemiologo del Campus Bio-Medico. Finiamo in zona rossa senza un perché. I dati che vediamo ogni giorno non sono belli, ci mancherebbe. Ma se chiudiamo il Lazio che si è comportato meglio di tutte le altre regioni, allora chiudiamo tutto”, continua Maruotti. Per chiarire la sua posizione, lo statistico prende come riferimento la chiusura della provincia di Frosinone decisa dalla Regione: “Lì c’è stata un’impennata e l’intervento è stato tempestivo. Ci si aspetta che la zona rossa del frusinate abbatterà i dati, che sono già in calo da giorni in tutta la regione. Quindi non ha senso che ora paghino tutte le province laziali per i dati di due settimane fa riferiti a un solo territorio”.
Per il professore della Lumsa “ci sono troppo falle metodologiche, dal punto di vista statistico” nell’uso dell’indice Rt e servirebbero invece “dati scorporati a livello provinciale, su tutti il numero dei ricoveri, per localizzare i trend del contagio. Ma questi numeri non sono pubblici. Così vige il sistema di monitoraggio messo in piedi dall’Istituto superiore di sanità, che funziona a livello regionale e penalizza tutti”.
Il caso del Lazio, continua Maruotti, è del tutto particolare: “Se avessimo seguito i dati in tempo reale, saremmo dovuti essere arancioni la scorsa settimana. Ora la crescita sta rallentando e oggi saremmo dovuti essere ancora arancioni o già gialli. Ripeto, per portare in zona rossa il Lazio si stanno basando su dati vecchi. Si interviene a cose già fatte e l’indice Rt non è fatto per identificare le soglie di rischio. Gli altri indicatori a Roma e nel resto della regione sono buoni. Non siamo ovviamente felici di avere 800 casi al giorno nella capitale. Ma il doppio salto da giallo a rosso non ha davvero senso”.
Fonte: La Repubblica.it

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