La ‘Ndrangheta controllava una banca per investire in criptovalute i soldi sporchi della droga

Anche la Ndranagheta, come prevedibile, usa le cripto. In una recente operazione di polizia coordinata dalla Procura di Catanzaro sono state infatti arrestate 25 persone tra cui Giovanni Barone e il suo avvocato  Edina Szilàgy, specializzata in diritto commerciale e con buoni agganci con il mondo imprenditoriale italiano. L’inchiesta Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri [...]
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Anche la Ndranagheta, come prevedibile, usa le cripto. In una recente operazione di polizia coordinata dalla Procura di Catanzaro sono state infatti arrestate 25 persone tra cui Giovanni Barone e il suo avvocato  Edina Szilàgy, specializzata in diritto commerciale e con buoni agganci con il mondo imprenditoriale italiano.

L’inchiesta

Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha spiegato che Barone è accusato di avere costruito un impero milionario per conto della cosca del superlatitante Pasquale Bonavota, il quale dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, è il nuovo “nemico pubblico numero uno” della giustizia italiana. Gratteri ha parlato di  “Ndrangheta evoluta” che si “posiziona a un livello superiore rispetto all’articolo 416 bis” e che, partendo, da un paesino della Calabria, “riesce ad avere un respiro internazionale”. In Ungheria, si legge nelle carte dell’inchiesta dicono la cosca aveva preso il controllo di un istituto di credito per investire in criptovalute i soldi sporchi della droga proveniente dall’Aspromonte.
Della vicenda se ne è occupato il giornalista d’inchiesta Simone di Meo per il settimanale Panorama, al quale un investigatore ha spiegato che è stato scoperto un sistema che


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