La montagna ci guarda

La neve sparata sopra lo zero, gli impianti sempre più impattanti, lo sfruttamento eccessivo affollano alcune località e ne svuotano altre. Ma c’è una terza via, più sostenibile: rendere vette e valli a misura d’uomo, non solo di turista

Questo articolo è pubblicato sul numero 2-3 di Vanity Fair in edicola fino al 18 gennaio 2023

Se le montagne italiane potessero parlare, probabilmente si rivolgerebbero a noi come fa Edward Norton a Marla Singer alla fine di Fight Club: «Ci avete incontrato in un momento molto strano della nostra vita». In realtà, le montagne italiane ci stanno già parlando e raccontando di sé in ogni modo possibile, come un testo aperto, per solutori abili ma nemmeno troppo: la neve che c’è sempre meno, le estati che sono sempre più calde, il collasso dei ghiacciai e quello drammatico della Marmolada nel 2022, lo zero termico che si sposta sempre più in alto, le conifere che soffrono tempeste tropicali che vengono da sud, i parassiti. Negli ultimi decenni in Italia abbiamo addomesticato le montagne, le abbiamo avvicinate e fatte somigliare ai nostri consumi, ai nostri tic, ai nostri bisogni più immediati, senza preoccuparci di quanto fossero in sofferenza. Le Alpi e le Dolomiti oggi ci chiedono cura e attenzione. Come mostrano le immagini in queste pagine, la risposta che stiamo dando non


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