Isola di Pasqua, fu davvero un “ecocidio”? Lo studio che rivoluziona tutte le teorie

Circa 1.000 anni fa, un piccolo gruppo di polinesiani attraversò migliaia di chilometri di oceano per stabilirsi in uno dei luoghi più remoti del mondo: l’isola che chiamarono Rapa Nui, o Isola di Pasqua. Qui costruirono centinaia di “Moai“, le famose statue di pietra. La storia tradizionale racconta che la popolazione dell’isola crebbe a dismisura,...

Un recente studio sfida la teoria tradizionale del collasso ecologico dell’Isola di Pasqua, dimostrando che i coloni polinesiani trovarono modi ingegnosi per sostenersi attraverso i giardini di pietra, mantenendo una popolazione stabile per secoli

@Stephanie Morcinek – Unsplash

Circa 1.000 anni fa, un piccolo gruppo di polinesiani attraversò migliaia di chilometri di oceano per stabilirsi in uno dei luoghi più remoti del mondo: l’isola che chiamarono Rapa Nui, o Isola di Pasqua. Qui costruirono centinaia di “Moai“, le famose statue di pietra. La storia tradizionale racconta che la popolazione dell’isola crebbe a dismisura, esaurendo le risorse naturali e portando alla rovina della loro civiltà. Tuttavia, un nuovo studio offre una versione diversa.

Recenti ricerche suggeriscono che la popolazione di Rapa Nui non sia mai diventata insostenibile. Gli abitanti trovarono modi ingegnosi per gestire le risorse limitate dell’isola, mantenendo una popolazione stabile per secoli. L’evidenza di questo è nei “giardini di pietra”, dove coltivavano patate dolci nutrienti. Questi giardini coprivano solo un’area sufficiente a sostenere poche migliaia di persone.

Lo studio, pubblicato su Science Advances, sfida la teoria


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