India, vivo dopo 5 giorni in un pozzo Rahul Sahu: 100 ore per salvare l’«Alfredino indiano»

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di Ferruccio Pinotti

Rahul Sahu, 11 anni, sordo, era precipitato in un pozzo nello stato del Chhattisgarh, in India, mentre giocava. Centrali le telecamere, un lungo tubo per portargli ossigeno e i liquidi e la frutta calati dall’alto

Lo hanno soprannominato l’«Alfredino indiano», in ricordo del piccolo Alfredino Rampi che nel giugno 1981 morì dopo la caduta in pozzo a Vermicino: ma in questo caso Rahul Sahu, dopo 100 ore, è stato salvato, nonostante fosse sordo e muto e non potesse chiedere aiuto. L’11enne era precipitato in un pozzo profondo 24 metri nello stato del Chhattisgarh, in India, mentre giocava. Intrappolato per 5 giorni sotto terra, nelle scorse ore è stato salvato grazie agli sforzi di oltre 500 persone, che hanno partecipato alle operazioni, tra operatori dell’esercito e della National Disaster Response Force (NDRF), la Protezione Civile Indiana. La vicenda ha tenuto col fiato sospeso tutto il Paese ed è stata seguita in tutto il mondo via social da venerdì scorso, quando si è verificato l’incidente.

Il bambino è stato tenuto sotto controllo minuto per minuto e aiutato a respirare grazie a sofisticate tecnologie, tra cui una telecamera e una conduttura per l’ossigeno, che lo avevano raggiunto a 24 metri di profondità. A rendere più difficile la sopravvivenza del bambino il fatto che il fondo melmoso fosse «abitato» anche da uno scorpione e un serpente.

Una volta tirato fuori dal pozzo artesiano, nel cortile dietro casa, è stato trasferito in ospedale, dove i medici hanno riferito che le sue condizioni sono buone e si riprenderà presto. Al bambino sono stati somministrati anche liquidi e frutta con una corda. «La presenza di rocce dure ha ostacolato il ritmo di costruzione del tunnel, ritardando ulteriormente il processo di salvataggio, ma alla fine gli sforzi di tutti hanno prodotto risultati e siamo riusciti a salvare il bambino», ha affermato Mahabir Mohanty, ispettore del terzo battaglione della NDRF, che era impegnato nei soccorsi. I soccorritori hanno infatti scavato una fossa parallela vicino al pozzo e creato un tunnel per raggiungere il bambino.

Le immagini riprese dalle televisioni locali hanno mostrato il ragazzino su una barella mentre i soccorritori lo trasportavano sulle spalle dall’imboccatura del tunnel fino a un’ambulanza. Il padre, Lala Ram Sahu, ha ringraziato tutte le persone coinvolte nell’operazione e gli abitanti del villaggio di Pihrid per essere stati accanto a lui in un momento così difficile. Non è la prima volta che si verifica un episodio del genere, ma non sempre gli esiti sono stati positivi. Si pensi, solo per citare a quelli più recenti, a Rayan, il bimbo di 5 anni finito in un pozzo in Marocco lo scorso febbraio ma tirato fuori già morto dai soccorritori. Stessa sorte per Haidar, morto a 9 anni dopo essere rimasto intrappolato in un pozzo in Afghanistan. Vicende che agli italiani ricordano la triste sorte di Alfredino Rampi a Vermicino (Roma), il bimbo che dopo la caduta in un pozzo artesiano il 13 giugno 1981 perse la vita a 6 anni dopo tre giorni di tentativi di salvataggio. Da quell’episodio nacque l’impulso alla creazione della Protezione Civile.

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