Incidente al porto, dolore e rabbia per la morte di Alberto Motta: “Non si può morire di lavoro a 29 anni”

Proseguono le indagini sull'incidente sul lavoro allo scalo di Civitavecchia in cui ha perso la vita il giovane di Tarquinia

Incidente sul lavoro al porto di Civitavecchia: proseguono le indagini sulla morte di Alberto Motta, il 29enne di Tarquinia travolto dal carrello elevatore che stava manovrando. Dolore e rabbia sono sentimenti ancora molto forti in chi conosceva il giovane, ma non solo. “Non si può morire a 29 anni per lavoro”, “grida” sui social l’amico Andrea, che di Alberto ricorda anche la passione per il calcio: “Continua a tifare la Lazio e il Civitavecchia anche da lassù”.

Nato a Tarquinia il 30 novembre del ’93 e residente a Civitavecchia, in tanti volevano bene e apprezzavano Alberto. Oggi, oltre all’educazione, alla gentilezza e al suo essere “bravo ragazzo”, ne ricordano soprattutto la solarità e quella risata sempre pronta. “Il tuo sorriso e la tua simpatia rimarranno sempre nel mio cuore”, scrive Daniele su Facebook.

Il 29enne è morto venerdì mattina nell’area del terminal container dello scalo portuale di Civitavecchia. Stando alle prime ricostruzioni, mentre era impegnato nelle operazioni di movimentazione, sarebbe stato travolto dal carrello elevatore che stava manovrando: il mezzo si sarebbe ribaltato e lo avrebbe schiacciato non lasciandogli scampo,


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