Il suolo che non tornerà: in Italia ne abbiamo consumato 43.585 ettari in 18 anni, lo rivela l’Atlante ISPRA 2025
È facile non accorgersene, ormai ci siamo abituati. Una rotatoria in più, un magazzino logistico al margine di un campo, una strada secondaria asfaltata in una manciata di ore e disponibile al traffico in pochi giorni. Ma è così, metro dopo metro, che l’Italia ha perso oltre 43.500 ettari di suolo naturale in appena 18...
Mentre la natura arretra sotto l’avanzare dell’asfalto, l’Atlante ISPRA rivela le trasformazioni silenziose del territorio italiano, tra logistica, urbanizzazione diffusa e fragilità crescenti
@Canva
È facile non accorgersene, ormai ci siamo abituati. Una rotatoria in più, un magazzino logistico al margine di un campo, una strada secondaria asfaltata in una manciata di ore e disponibile al traffico in pochi giorni. Ma è così, metro dopo metro, che l’Italia ha perso oltre 43.500 ettari di suolo naturale in appena 18 anni. È un fenomeno lento, pervasivo, cui non prestiamo molta attenzione. Eppure il suo impatto è profondo: compromette la sicurezza del territorio, la qualità dell’aria, la disponibilità d’acqua e la stabilità del clima.
Lo mostra con chiarezza l’Atlante 2025 “Territori in trasformazione”, pubblicato da ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Non si tratta solo di fotografie satellitari o numeri in tabella: è una radiografia del nostro Paese, che racconta come, dove e perché il territorio viene trasformato. La mappa aggiornata al 2023 parla chiaro: il 7,16% dell’Italia è ormai coperto da cemento o asfalto.
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