Il professor Galli ha preso il Covid nonostante la terza dose: “Curato con tachipirina e vigile attesa?”

La notizia è di quelle destinate a fare rumore. La riporta il quotidiano La Verità, diretto da Maurizio Belpietro, e riguarda l’ex primario dell’ ospedale Sacco di Milano, l’infettivologo Massimo Galli, uno dei volti più noti dei talk show televisivi in questi tempi di pandemia.
Avranno applicato il protocollo “Tachipirina e Vigile Attesa? Sembrerebbe di no. Infatti l’ex infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano Massimo Galli è stato salvato dalle cure e non dal vaccino.
Lo scrive oggi La Verità, che riepiloga il caso dell’ex primario (andato in pensione a novembre), che avrebbe evitato il ricovero grazie a cure specifiche ed evitando la terapia intensiva.
Secondo il quotidiano il contagio di Galli, che ha ricevuto tre dosi di vaccino, sorprende.
Secondo quanto riporta la Verità, Galli che si è infettato dopo aver ricevuto la terza dose di vaccino, si sarebbe curato con le terapie domiciliari. Il che lascerebbe intendere due cose: innanzitutto che il vaccino da solo non basta a sconfiggere la malattia, e in secondo luogo che le tanto vituperate cure domiciliari possono invece fare la differenza, evitando il decorso grave della malattia e il ricovero in terapia intensiva.
Sulla prima questione, quella dell’efficacia dei vaccini, ormai sono gli stessi esperti ad ammettere che i vaccini non sono la soluzione al problema; non escludono la possibilità di contagiarsi e di contagiare, pur assicurando una potente difesa contro l’aggressività del virus, specie dopo la terza dose. Sul secondo aspetto, quello delle cure domiciliari, non c’è da stupirsi se gli stessi medici, nel momento in cui si contagiano, facciano ricorso a quelle terapie che sanno essere efficaci. A Galli va comunque riconosciuta l’onestà intellettuale di aver sempre detto chiaramente che il vaccino non era infallibile. Anzi, nei giorni scorsi aveva dichiarato: «Purtroppo il vaccino non è democratico. Non tutti rispondono allo stesso modo. Una minoranza finisce comunque per aver bisogno del ricovero».
Tuttavia con la terza dose il rischio dell’ospedalizzazione sembra ridursi al massimo. Lo conferma Il professor Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, che in un’intervista al Corriere della Sera spiega: «L’identikit del ricoverato di oggi allo Spallanzani è costituito da non vaccinati, o immunizzati con seconda dose da più di 5 mesi. Con un rapporto di 90 a 10 in reparto ordinario e 96 a 4 in terapia intensiva». Sui ricoverati con terze dosi Vaia risponde: «E’ l’eccezione che conferma la regola specie sui grandi numeri. E magari si tratta di fragili».
Vaia infine sembra concordare con quanto dichiarato nei giorni scorsi dal virologo Giulio Tarro che aveva in pratica spiegato come l’epidemia sia ormai scemata, lasciando il posto ad un’influenza endemica. Aggiunge infatti il direttore dello Spallanzani: «Il virus sembra avere sempre più i connotati di una malattia stagionale endemica. Non sta più attaccando i polmoni, ma si sta fermando alle prime vie aeree, come capita con le più comuni patologie respiratorie. È inutile ora parlare di quarta, quinta, sesta dose di vaccino. In autunno si penserà a mettere al sicuro gli anziani e i fragili, proprio come da anni si fa con il virus stagionale».
Infine per Vaia è arrivato il momento di smetterla con l’allarmismo, dal momento che ormai esistono cure specifiche per combattere il covid: «Abbiamo la capacità di far fronte alle ondate della pandemia con nuovi strumenti. Abbiamo i vaccini, gli anticorpi monoclonali e la nuova pillola in sperimentazione allo Spallanzani».
Forse è il caso che anche il sistema dell’informazione inizi a rivedere le modalità di comunicazione, smettendola di raccontare il virus con i toni apocalittici di due anni fa, come se nel frattempo non sia cambiato nulla. 
“Invece di pianificare restrizioni sempre più destabilizzanti per la vita dei cittadini, sarebbe fondamentale seguire una prassi di buonsenso (perfino banale) che noi abbiamo abbandonato nel febbraio 2020 e molti Paesi stanno recuperando con successo: il coinvolgimento attivo dei medici di base nelle cure domiciliaci. Al ritorno in tv una volta felicemente guarito, Galli dovrebbe spendere qualche buona parola in merito…”.

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