Il Mein Kampf di Adolf Hitler: un programma per “ripulire la razza”

Quando si parla di Adolf Hitler e Nazismo, bisogna tenere sempre a mente che tutta la follia oggi ben conosciuta abbia preso le mosse, oltre che da una mente folle, da un’opera letteraria in grado di plasmare un intero Partito prima e un’intera nazione poi: il Mein Kampf.

In italiano traducibile con “La mia battaglia/lotta“, fu pensata e scritta prevalentemente tra il 1923 e il 1925, durante la prigionia del futuro Fuhrer; per chi non lo ricordasse, fu arrestato per aver tentato invano un colpo di Stato a Monaco il 9 novembre 1923.
Si dice che in parte fu trascritto da Rudolf Hess, uno dei suoi seguaci più fedeli oltre che compagno di cella, sotto dettatura.

Definito anche saggio autobiografico oltre che politico, fu alla base del Partito e dell’ideologia Nazista: in esso sono delineati tutti i punti principali che, da inizio anni ’30 a metà anni ’40, guideranno le scelte interne ed estere della Germania.
Pur parlando, talvolta, anche di vera e propria politica, facendo riferimento, per esempio, alle metodologie della propaganda, il nucleo attribuito all’opera è quello che fa riferimento al discorso sulla razza.

L’obiettivo di Adolf Hitler, come viene delineato nel saggio, era quello di “ripulire la razza” dagli “scarti” colpevoli di sporcarla. Questa teoria è alla base dell’anti-semitismo oggi ben noto. Gli ebrei, ritenuti colpevoli di cospirare contro il pianeta intero per ottenere una supremazia mondiale, furono sempre più essenzializzati e stigmatizzati, fino a divenire oggetti da eliminare.
Al loro stesso modo, comunque, erano trattati anche i disabili, i comunisti, gli omosessuali, gli africani, i rom e i testimoni di Geova, oltre che, ovviamente, gli avversari politici. Tutti coloro che sono appena stati nominati, seppure in quantità minori, subirono lo stesso trattamento degli ebrei nei lager.

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Traditori, parassiti, usurai e truffatori” – così, Hitler, definiva gli ebrei. “Gli ebrei non furono mai nomadi, ma sempre e soltanto parassiti” scriveva sul Mein Kampf. E ancora, dall’opera: “Se gli ebrei fossero soli su questa terra, essi annegherebbero nella sporcizia e nel luridume, combattendosi ed eliminandosi in lotte gonfie d’odio; la mancanza di senso del sacrificio – resa evidente dalla vigliaccheria che li contraddistingue – fa della loro lotta una farsa.

Ovviamente, tutto questo odio doveva necessariamente sfociare in guerra: nel trattato, infatti, si nota come abbiano rilevanza assoluta i concetti di “lebensraum” (ricerca dello spazio vitale verso Oriente) e “lotta tra le razze”, queste col fine, in ultimo, di ripulire la razza ariana.

La cosa incredibile di quest’opera è quanto fu sottovalutata: fu permesso, alla mente che concepì un testo dal quale si sarebbe potuto facilmente evincere il tragico sviluppo futuro, di agire in totale libertà, nonostante il Mein Kampf ebbe una grandissima diffusione (tanto da permettere a Hitler di ri-stabilirsi economicamente), e di arrivare addirittura a capo del Governo.

Chi ha studiato la storia in modo approfondito, sa quanto gli altri personaggi politici e parte del popolo stesso incisero nella salita al Governo di Adolf Hitler: con un’opera del genere in giro, va ritenuto imperdonabile che essi in primis gli abbiano concesso un potere tanto illimitato.

Altre frasi dal Mein Kampf tradotto:

“Nella debolezza fisica risiede quasi sempre la causa della vigliaccheria personale.”

“La degradazione della razza e del sangue è il peccato mortale di questo mondo e la fine dell’umanità che vi si abbandoni.”

“I negri sono delle mezze scimmie.”

“Gli ebrei sono indubbiamente una razza, ma non sono umani.”

“In un mondo imbastardito e ‘negrizzato’ sarebbero persi i concetti dell’umanamente bello e sublime.”

“Perciò io credo di agire nel senso del Creatore del mondo: in quanto mi difendo dagli ebrei, lotto per le opere del Signore.”

“L’ariano rinunciò alla purezza del sangue: e così perse il proprio posto nel paradiso che si era creato.”

“Il segno più caratteristico del rapporto tra gli ebrei e la culturaumana sta nel fatto che una ‘cultura ebraica’ non è mai esistita e che le due regine dell’arte, architettura e musica, non devono niente di originale all’ebraismo. Ciò che l’ebreo produce in campo artistico è o furto o paradosso. Gli mancano le qualità geniali delle razze dotate di valori.”

“Lo scopo supremo dello Stato nazionale è quello di conservare quei primordiali elementi di razza che, quali donatori di civiltà, creano la bellezza e la dignità d’un’umanità superiore.”

“La nazione, o meglio, la razza non consiste nella lingua, ma solo nel sangue.”

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