Il Consiglio Ue trova un accordo sulle emissioni industriali. L’Italia dice no

Il Consiglio europeo ambiente ha adottato la sua posizione negoziale ("orientamento generale") su una proposta di revisione della direttiva sulle emissioni industriali ed evidenzia che «Le nuove norme offriranno una migliore protezione della salute umana e dell'ambiente riducendo le emissioni nocive degli impianti industriali e degli allevamenti intensivi nell'aria, nell'acqua e attraverso gli scarichi di rifiuti. Presentando il compromesso raggiunto, la giovane ministra svedese per il clima e l'ambiente, la liberale Romina Pourmokhtari, presidente di turno del Consigliuo Ue ambiente, ha ricordato che «L'inquinamento provoca gravi malattie e danneggia l'ambiente. L'obiettivo dell'Ue per il 2050 è ridurre l'inquinamento a livelli non più dannosi per la salute umana. L'accordo raggiunto oggi dal Consiglio sulle emissioni industriali stabilisce norme più rigorose per contrastare l'inquinamento alla fonte. Questo fisserà i limiti di inquinamento a livelli più efficaci e fornirà indicazioni chiare all'industria e alle grandi aziende zootecniche affinché effettuino i giusti investimenti in modo da ridurre efficacemente il loro inquinamento». Ma, nonostante la vicinanza politica (e la lontanaza anagrafica)  con la 26enne Pourmokhtari, il ministro dell’ambiente italiano Gilberto Pichetto Fratin ha annunciato che «L’Italia non può esprimersi favorevolmente alla proposta di compromesso della Presidenza svedese sulla modifica della direttiva riguardante le emissioni industriali, il cui campo di applicazione si estende in maniera consistente sulle realtà dell’allevamento. Nonostante l’apprezzato lavoro di mediazione svolto sul testo, permangono i problemi di fattibilità della proposta, con tre tipi di criticità: sull’impatto per gli allevamenti, in tema di deroghe e sulla tutela della salute umana». Qurewllo dell’”eccezionalità italiana” è ormai un refrain che il nostro governo utilizza per ogni proposta di progresso verso un’economia davvero sostenibile: dalla conversione energetica delle abitazioni ai rifiuti, dagli allevamenti ai combustibili fossili, alle auto elettriche. Infatti, anche stavolta per Pichetto Fratin «Il livello di ambizione rimane eccessivo, perché il campo di applicazione aumenterebbe di oltre 5 volte». Per il ministro italiano, altro tema critico è «La disciplina del ricorso alle deroghe, i cui criteri non consentono analisi costi-benefici integrate e non considerano la necessità di coordinare i tempi degli investimenti con i programmi di ambientalizzazione in atto». Infine, «I riferimenti alla salute umana sono confusi e ciò può determinare un’incongrua prevalenza degli aspetti sanitari rispetto a quelli ambientali e una sovrapposizione di altre normative». A Pichetto è subito arrivato l’apprezzamento del presidente della Coldiretti Ettore Prandini: «Continua la battaglia per fermare la Direttiva europea ammazza stalle che equipara gli allevamenti alle fabbriche spingendoli alla chiusura dopo l’approvazione della posizione negoziale del Consiglio dei Ministri dell’Ambiente dell’Ue nonostante il voto contrario del Ministro italiano Gilberto Pichetto al quale va il nostro ringraziamento». Ma cosa prevede questo regolamento che è ritenuto così pericoloso da governo e Coldiretti? Gli impianti industriali - come la produzione di elettricità e cemento, la gestione dei rifiuti, l'incenerimento dei rifiuti e l'allevamento intensivo di bestiame - le cui attività sono elencate nella direttiva devono operare in conformità a un'autorizzazione concessa dalle autorità nazionali. L'autorizzazione fissa valori limite di emissione per le sostanze inquinanti emesse dagli impianti. Le autorizzazioni riguardano le emissioni in aria, acqua e suolo, la produzione di rifiuti, l'utilizzo di materie prime, l'efficienza energetica, il rumore, la prevenzione degli incidenti ambientali e il ripristino del sito alla chiusura. I valori limite di emissione si basano sulle migliori tecniche disponibili (BAT) per limitare le emissioni. Il Live Stock Unit (LSU) è un'unità di riferimento che utilizza coefficienti basati sui fabbisogni di mangime per diversi tipi di animali ed è solitamente maggiore del numero di animali in una data azienda. L'obiettivo principale della revisione è compiere progressi verso l'ambizione di inquinamento zero dell'Ue per un ambiente privo di sostanze tossiche». Le nuove regole prevedono di «Includere più impianti nel suo campo di applicazione (in particolare più allevamenti intensivi su larga scala); rendere i permessi più efficaci; ridurre i costi amministrativi; aumentare la trasparenza e dare maggiore sostegno alle tecnologie rivoluzionarie e ad altri approcci innovativi» In una nota il Consiglio ambiente Ue spiega che «Nel loro approccio generale, gli Stati membri hanno modificato la proposta della Commissione per estendere il campo di applicazione della direttiva agli allevamenti intensivi di bestiame con un numero di unità di bestiame vivo (ULA) superiore a 350 UBA per bovini e suini, 280 UBA per pollame e 350 UBA per allevamenti misti. Sarebbero esclusi gli allevamenti estensivi. Le nuove regole verrebbero applicate progressivamente a partire dalle aziende agricole più grandi». Gli Stati membri hanno convenuto di aggiungere le attività minerarie nel campo di applicazione della direttiva. Hanno introdotto una soglia di 500 tonnellate di capacità produttiva al giorno per minerali non energetici e minerali prodotti su scala industriale. Gli Stati membri hanno escluso il gesso dall'ambito di applicazione della direttiva e hanno incluso una soglia per l'idrogeno prodotto attraverso l'elettrolisi dell'acqua». Secondo la maggioranza dei governi dei Paesi membri dell’Ue, «L’approccio generale ha introdotto la flessibilità necessaria agli Stati membri per adattare le disposizioni in materia di sanzioni e risarcimenti in caso di danni alla salute ai loro diversi ordinamenti giuridici nazionali.Gli Stati membri hanno introdotto una deroga ai valori limite di emissione associati alle migliori tecniche disponibili in caso di crisi che porti a gravi interruzioni o carenza di approvvigionamento di energia o di risorse, materiali o attrezzature essenziali, a condizioni rigorose. L'orientamento generale prevede una deroga limitata nel tempo per gli impianti di combustione facenti parte di un piccolo sistema isolato, non interconnesso alla rete energetica continentale. L'obiettivo è dare loro tempo sufficiente per stabilire reti di interconnessione, al fine di garantire la sicurezza energetica. L'orientamento generale specifica gli obiettivi per il centro di innovazione per la trasformazione industriale e le emissioni (INCITE) proposto dalla Commissione. Chiarisce inoltre molte altre parti della proposta e cerca di ridurre gli oneri amministrativi per gli operatori e le autorità nazionali». Ora che il Consiglio ha raggiunto un orientamento generale, i negoziati con il Parlamento europeo possono iniziare non appena quest'ultimo avrà adottato la sua posizione negoziale. L'articolo Il Consiglio Ue trova un accordo sulle emissioni industriali. L’Italia dice no sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Coldiretti con Pichetto Fratin per la nuova “eccezionalità italiana”

[17 Marzo 2023]

Il Consiglio europeo ambiente ha adottato la sua posizione negoziale (“orientamento generale”) su una proposta di revisione della direttiva sulle emissioni industriali ed evidenzia che «Le nuove norme offriranno una migliore protezione della salute umana e dell’ambiente riducendo le emissioni nocive degli impianti industriali e degli allevamenti intensivi nell’aria, nell’acqua e attraverso gli scarichi di rifiuti.

Presentando il compromesso raggiunto, la giovane ministra svedese per il clima e l’ambiente, la liberale Romina Pourmokhtari, presidente di turno del Consigliuo Ue ambiente, ha ricordato che «L’inquinamento provoca gravi malattie e danneggia l’ambiente. L’obiettivo dell’Ue per il 2050 è ridurre l’inquinamento a livelli non più dannosi per la salute umana. L’accordo raggiunto oggi dal Consiglio sulle emissioni industriali stabilisce norme più rigorose per contrastare l’inquinamento alla fonte. Questo fisserà i limiti di inquinamento a livelli più efficaci e fornirà indicazioni chiare all’industria e alle grandi aziende zootecniche affinché effettuino i giusti investimenti in modo da ridurre efficacemente il loro inquinamento».

Ma, nonostante la vicinanza politica (e la


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