Giovane parà morto in caserma, condannati due commilitoni

I due militari erano a processo per omissione di soccorso nei confronti del viterbese Tiziano Celoni

Per la morte di Tiziano Celoni, il paracadutista di Gallese trovato morto cinque anni fa nella caserma Gamerra di Pisa, due parà della Folgore sono stati condannati a otto mesi di reclusione per omissione di soccorso. Si tratta di Augusto Simeoni e Alessio Fracassi, per i quali la procura aveva chiesto la pena di un anno, che hanno scelto il rito abbreviato. Il giudice del tribunale di Pisa ha disposto anche una provvisionale per i genitori del 27enne viterbese che singolarmente si sono costituiti parte civile.

Caporalmaggiore appartenente al 185esimo Reggimento artiglieria paracadutisti di Bracciano, Celoni era a Pisa per svolgere mansioni logistiche nell’ambito di un corso di addestramento. Il suo superiore, Fabio Tirrito, la cui posizione è stata stralciata rispetto a quella dei commilitoni Simeoni e Fracassai, un mese fa è stato rinviato a giudizio per omicidio colposo. Il processo verrà celebrato con rito ordinario e anche in questo caso si sono costituiti parte civile sia la madre, avvocato, che il padre, poliziotto, del parà viterbese.

Secondo la procura di Pisa, i tre commilitoni non avrebbero aiutato Celoni quando stava male. Il 27enne, dopo una cena fuori con amici, pur avendo l’obbligo di dormire in caserma, avrebbe trascorso la notte tra il 9 e il 10 novembre 2017 in un’auto all’esterno della Gamerra. Insieme a lui, stando a quanto ricostruito dalle indagini, ci sarebbe stato Tirrito che verso le 8 avrebbe chiesto aiuto a Fracassi e Simeoni per portare il parà dentro. Lasciato sulla branda, se ne sono andati. Il caporalmaggiore sarebbe stato trovato agonizzante intorno alle 13,30, quando


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