Giorgia Meloni e gli insulti su La Stampa, squallido attacco: ferita come madre e come donna

A volte lo squallore si impadronisce di certi giornalisti. La Stampa oggi dedica una pagina a Fratelli d’Italia e al no di Giorgia Meloni al governo Draghi.
Il che ci sta, in un’analisi con i suoi pro e i suoi contro, che ciascuno può valutare con la propria chiave di lettura. Quello che non va bene sono poche righe, ma davvero offensive, che non c’entravano nulla con l’articolo. Al punto che persino il direttore del quotidiano, Massimo Giannini, ha dovuto scusarsi pubblicamente con la Meloni: “In un pur ottimo articolo su Meloni e sul no al governo Draghi, oggi su “La Stampa” il nostro Alberto Mattioli usa parole inappropriate in un passaggio su sua figlia Ginevra. Ce ne scusiamo con la leader di FdI. Non è il nostro stile”.

Per il giornalista de La Stampa, la Meloni vive “sensi di colpa perché la politica la tiene lontana dalla figlia…prodotta con la collaborazione del compagno…”. Ecco, se si fosse fermato ai “sensi di colpa”, probabilmente non ci sarebbe stato motivo d’offesa, anche se non si capisce perché scriverlo. In fondo, la piccola Ginevra è una gioia per la madre e per il suo compagno e se è vero che è triste vederla poco, questo aumenta la gioia quando riescono ad abbracciarla e a starci assieme. Ma si va davvero oltre la misura scrivendo che la bimba è stata “prodotta con la collaborazione del compagno”.
Che cosa intende dire quel giornalista abbastanza screanzato? Ora si chiama collaborazione il rapporto di coppia che fa nascere una creatura? E quella bambina diventa addirittura un “prodotto”? Ma lo sa chi ha scritto l’articolo che cosa vuol dire avere figli? Amarli?
Ecco, queste sono le cose capaci di provocare indignazione. Perché mirano a fare male alle persone, con la scelta voluta, cercata, di termini che colpiscono al cuore una madre. Fa piacere che Giannini abbia voluto porgere le scuse alla presidente di Fratelli d’Italia. Ma il suo redattore continuerà a scrivere queste cose per il suo giornale?
 
Fonte: Il Tempo

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