Fast fashion: che fine fa la tua maglietta da 5 euro? L’Ue rifiuta la moda sostenibile (e scarica il problema ai Paesi più poveri)
Vestiti che durano poco e che inquinano a lungo. È questa la contraddizione centrale della fast fashion, il modello produttivo che sforna capi sempre nuovi a prezzi stracciati, alimentando un circolo vizioso fatto di consumi compulsivi e rifiuti insostenibili. Il risultato? Tonnellate di abiti usati finiscono ogni anno nei Paesi più poveri del pianeta, trasformati...
Il paradosso tossico della fast fashion: così l’Europa svuota i suoi armadi nei Paesi poveri
4 Giugno 2025
©keantian/123rf
Vestiti che durano poco e che inquinano a lungo. È questa la contraddizione centrale della fast fashion, il modello produttivo che sforna capi sempre nuovi a prezzi stracciati, alimentando un circolo vizioso fatto di consumi compulsivi e rifiuti insostenibili.
Il risultato? Tonnellate di abiti usati finiscono ogni anno nei Paesi più poveri del pianeta, trasformati in vere e proprie discariche tessili a cielo aperto.
Dietro l’apparente leggerezza di una maglietta a 5 euro si nasconde un sistema strutturalmente anti-circolare: la maggior parte dei capi è progettata senza pensare al recupero dei materiali. Le fibre sono miscelate in modo da renderne difficile — se non impossibile — la separazione. Il riciclo, quindi, più che una soluzione è oggi una chimera: meno dell’1% delle fibre commercializzate in Europa
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