El Salvador: arbitro aggredito e ucciso in campo, un arresto

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di Paolo Virtuani

Un giocatore lo ha picchiato selvaggiamente. Nessuno ha difeso il direttore di gioco: sapevano che l’aggressore è un membro importante di una gang criminale

Un cartellino rosso estratto durante una partita tra dilettanti nel Salvador è costato la vita all’arbitro José Arnoldo Amaya, 63 anni. L’episodio è avvenuto domenica allo stadio del quartiere di Toluca a San Salvador, l’uomo è poi deceduto in ospedale a causa delle ferite riportate. Il giocatore, che milita nella squadra Psg, non ha accettato la sanzione: gli ha tirato un calcio in pieno petto e poi ha continuato a picchiarlo fino a fargli perdere i sensi. Nessuno ha mosso un dito per difendere l’arbitro, perché tutti sapevano chi era l’aggressore: un pandillero, cioè un membro importante di una gang criminale. Amaya è stato trasporto in ospedale, ma l’emorragia interna era già troppo grave e i medici non sono riusciti a salvarlo. In un comunicato la Federcalcio salvadoreña ha condannato duramente l’episodio.

Un arresto

La polizia martedì ha effettuato un arresto. Si tratta di Juan Manuel Cruz Lorenzana, ritenuto il calciatore assassino. È un affiliato della pandilla Mao Mao, come ha confermato il ministro della Sicurezza, una delle tante bande criminali che intossicano la vita nei Paesi dell’America centrale e di El Salvador in particolare. Amaya arbitrava da 25 anni ma, a causa dell’età, ormai dirigeva solo partite locali e amatoriali. Negli ultimi anni aveva arbitrato nelle province di Soyapango e Zacamil. Le persone che lo hanno conosciuto lo descrivono come un uomo umile, tranquillo e rispettoso nel suo lavoro.

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