
Decreto rave, dal governo un emendamento che azzera gli allarmi: escluse le altre manifestazioni
Con un emendamento presentato dal ministero della Giustizia, il governo precisa i contorni del decreto anti rave, facendo decadere ogni residua possibilità di fraintendimento su finalità e ambito di applicazione. La modifica del governo, infatti, limita il reato a «chiunque organizza e promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici e privati, al fine […]
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Con un emendamento presentato dal ministero della Giustizia, il governo precisa i contorni del decreto anti rave, facendo decadere ogni residua possibilità di fraintendimento su finalità e ambito di applicazione. La modifica del governo, infatti, limita il reato a «chiunque organizza e promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici e privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento». Insomma, è confermato che non riguarderà in alcun modo le manifestazioni di dissenso o iniziative come le occupazioni studentesche, come invece paventato dalla gran cassa della sinistra. «Con quest’emendamento il governo perfeziona la norma, rendendo più efficace il contrasto delle condotte illecite che si vuole perseguire», ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
La norma non si applica a chi protesta in piazza o occupa una scuola
«Ci sono elementi che impediscono di estendere questa norma a chi protesta in piazza, a chi occupa una scuola o una fabbrica», ha spiegato il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, parlando dell’emendamento all’assemblea di Alis. Per quanto riguarda le intercettazioni restano possibili solo per gli organizzatori. La norma, infatti, distingue tra organizzatori e partecipanti, restringendo la punibilità in base alle nuove regole solo ai primi, mentre per i partecipanti restano in vigore le disposizioni precedenti, meno severe. Resta confermata «la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato, nonché delle cose che ne sono il prodotto o il profitto». Il reato, ha chiarito il viceministro, «è l’organizzazione». L’articolo sarà il 633 bis.
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Nello specifico, il testo prevede che la «reclusione da tre a sei anni e la multa da euro 1.000 a euro 10mila» è prevista quando dall’invasione «deriva un concreto
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