Dall’Europarlamento via libera alla nuova direttiva sull’efficienza energetica degli edifici

Con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astensioni, la plenaria dell’Europarlamento ha approvato oggi la proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia (Epbd), che un mese fa aveva già ottenuto il via libera della commissione Itre. Dopo il voto di oggi, la palla passerà ai negoziati finali tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue – il cosiddetto trilogo – prima di tornare in plenaria per l’approvazione nella formulazione definitiva. «L'impennata dei prezzi dell'energia ha riportato l'attenzione sull'efficienza energetica e sulle misure di risparmio energetico – spiega il relatore della misura, l’europarlamentare Ciarán Cuffe – Migliorare le prestazioni degli edifici europei abbasserà le bollette e la nostra dipendenza dalle importazioni di energia. Vogliamo che la direttiva riduca la povertà energetica e le emissioni, e garantisca migliori ambienti interni per la salute delle persone. Si tratta di una strategia di crescita per l'Europa, che creerà centinaia di migliaia di posti di lavoro locali e di buona qualità nell'edilizia, nelle ristrutturazioni e nelle energie rinnovabili, migliorando il benessere di milioni di persone che vivono in Europa». Il settore edilizio è responsabile infatti del 40% del consumo totale dell’energia e del 36% delle emissioni a effetto serra nell’Ue, ma già prima della guerra in Ucraina (dati 2020) circa 36 milioni di europei non potevano mantenere le loro case al caldo a causa di redditi bassi, spese energetiche elevate e scarsa efficienza degli impianti e degli edifici. Per contrastare in un sol colpo povertà energetica e crisi climatica, la nuova proposta di direttiva propone di raggiungere la neutralità climatica degli edifici entro il 2050, introducendo importanti tappe intermedie a partire già dal 2026. Per allora tutti i nuovi edifici pubblici dovranno essere a emissioni nette zero, un risultato che dovranno traguardare anche gli edifici privati entro il 2028. Soprattutto, case ed edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e D entro il 2033 (per gli edifici non residenziali e pubblici i target dovranno essere raggiunti con 3 anni di anticipo, rispettivamente). Per prendere in considerazione le differenti situazioni di partenza in cui si trovano i parchi immobiliari nazionali, nella classificazione di efficienza energetica, che va dalla lettera A alla G, la classe G dovrà corrispondere al 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Stato membro. Inoltre «gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche (ad esempio sotto forma di lavori di isolamento o rinnovo dell'impianto di riscaldamento) dovranno essere effettuati al momento dell'ingresso di un nuovo inquilino, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell'edificio». Questi gli obiettivi generali: saranno i singoli Paesi Ue a stabilire le misure necessarie per raggiungerli, all’interno dei Piani nazionali di ristrutturazione che dovranno essere redatti, in modo da tener conto delle specificità nazionali. Un fronte sul quale il Governo italiano sembra però voler gettare la spugna senza neanche provarci. «La direttiva sulle case green approvata in Parlamento europeo è insoddisfacente per l’Italia. Anche nel trilogo, come fatto fino a oggi, continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale – dichiara il ministro dell’Ambiente, Pichetto Fratin – Non mettiamo in discussione gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, ma gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, sono ad oggi non raggiungibili per il nostro Paese». Secondo questa lettura gli obiettivi di efficienza energetica, ritenuti raggiungibili dalla maggioranza degli eurodeputati di tutti i Paesi europei, non sarebbero raggiungibili per quella che è ancora la seconda potenza industriale del Vecchio continente. È davvero così? Per rispondere, oltre al potenziale ancora inespresso in termini di efficientamento, basti osservare i trascorsi degli ultimi anni. Secondo le stime prodotte dall’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) gli obiettivi al 2033 si traducono per l’Italia in circa 200mila interventi di ristrutturazione su singoli edifici l’anno, per un costo di circa 40-60 mld di euro annui. Nel 2022, con ecobonus e superbonus in vigore, gli interventi sono stati 260mila. Tornando invece al regime pre-superbonus e pre-cessione del credito/sconto in fattura – ovvero la scelta politica operata recentemente proprio dal Governo Meloni – il ritmo cala di molto: la decarbonizzazione completa del parco edilizio verrebbe raggiunta tra 3.800 anni anziché nel 2050. Non a caso gli eurodeputati hanno approvato una proposta in cui «i piani nazionali di ristrutturazione prevedano regimi di sostegno per facilitare l'accesso alle sovvenzioni e ai finanziamenti. Gli Stati membri dovranno allestire punti di informazione e programmi di ristrutturazione neutri dal punto di vista dei costi». È dunque evidente che anche l’Italia sarà presto chiamata, in caso di approvazione della nuova direttiva, a rivedere per l’ennesima volta gli incentivi a sostegno delle ristrutturazioni edilizie. «Il via libera arrivato oggi dall’Eurocamera alla direttiva case green – commenta nel merito Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – rappresenta un’ottima notizia. L’Italia non perda questa importante occasione, affronti con interventi concreti, politiche ambiziose e una revisione dei sistemi incentivanti, la sfida indicata dall’Europa a partire dalla definizione di un piano nazionale di riqualificazione edilizia evitando, però, di commettere gravi errori come quello fatto recentemente prevedendo lo stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura». L'articolo Dall’Europarlamento via libera alla nuova direttiva sull’efficienza energetica degli edifici sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Ai ritmi pre-superbonus l’Italia raggiungerebbe gli obiettivi di decarbonizzazione tra 3.800 anni

Plauso di Legambiente mentre il ministro Pichetto getta la spugna: «Obiettivi ad oggi non raggiungibili per il nostro Paese»

[14 Marzo 2023]

Con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astensioni, la plenaria dell’Europarlamento ha approvato oggi la proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (Epbd), che un mese fa aveva già ottenuto il via libera della commissione Itre.

Dopo il voto di oggi, la palla passerà ai negoziati finali tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue – il cosiddetto trilogo – prima di tornare in plenaria per l’approvazione nella formulazione definitiva.

«L’impennata dei prezzi dell’energia ha riportato l’attenzione sull’efficienza energetica e sulle misure di risparmio energetico – spiega il relatore della misura, l’europarlamentare Ciarán Cuffe – Migliorare le prestazioni degli edifici europei abbasserà le bollette e la nostra dipendenza dalle importazioni di energia. Vogliamo che la direttiva riduca la povertà energetica e le emissioni, e garantisca migliori ambienti interni per la salute delle persone. Si tratta di una strategia di


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