Da Poggio Bustone all’infinito viaggiando sulle emozioni con Lucio Battisti

Il 5 marzo del 1943 nasceva il cantautore che ha dato forma ai sentimenti di un intero Paese, che ha rivoluzionato la musica, grazie a una capacità creativa e una sensibilità uniche, avanti anni luce rispetto agli altri.

Lucio Battisti oggi avrebbe compiuto 78 anni. La data di nascita è già importante e simbolica: il 5 marzo del 1943, un giorno dopo la nascita di Lucio Dalla, quasi a voler dire che in quei due giorni nasceva il meglio della musica italiana, sotto il segno dei Pesci.
Oggi, 78 anni dopo, ci troviamo in un’Italia musicale che ancora ama i suoi testi, si confronta con le sue canzoni e le sue intuizioni, che ama la sua voce e le sue melodie intramontabili, che conosce a memoria i suoi versi.

Giovani, adulti e anziani: tutti lo conoscono e lo amano.
Nacque in un paesino della Sabina, Poggio Bustone. Una famiglia semplice, una vita qualunque fino al successo.
Quando comincia ad apparire sulla scena e in televisione, Lucio Battisti si fa conoscere dal pubblico anche per il suo volto da ragazzotto di provincia, i capelli ricci e i vestiti semplici.
Era 23 luglio del 1966, usciva “Dolce di giorno”, lato A di un 45 giri che aveva sul lato B un altro piccolo gioiello, “Per una lira”.
Battisti era un ragazzo: aveva ventitré anni e, da quel momento tutte le sue canzoni sono entrate a far parte della storia della musica italiana.
44 settimane in classifica con Emozioni. Tv, concerti, interviste proprio a lui, così timido, sensibile e introverso, con la voce unica e particolare.
Il giorno dopo la sua scomparsa, scrisse Michele Serra: «Se almeno in queste ore… riuscissimo a parlare di questa comune tenerezza, di questo esserci arresi tutti insieme alla stessa cosa, potremmo imparare qualcosa di più su ciascuno di noi. Nel rimescolo di pensieri che la morte del vecchio ragazzo Lucio suscita, nessuno può davvero orientarsi se non accetta di inchinarsi ai sentimenti più banali, banali come le canzonette».
Ma le sue composizioni erano caratterizzate soprattutto da una costruzione ardita, uno stile lontano da ogni stile, con improvvisi rallentamenti e ritorni di ritmo, che niente hanno a che vedere con la tradizione italiana musicale di strofa-ritornello-inciso o con la banalità di rime cuore-amore.
Dai “giardini di marzo” che si vestono di nuovi colori, a “che anno è, che giorno è”, da “Acqua azzurra, acqua chiara” a “La collina dei ciliegi”, a “Una donna per amico”.
Con i testi di Mogol, la voce, l’espressività, la musica di Battisti, le sue canzoni diventano opere d’arte musicali, che restano nel cuore e nella mente di chi le ascolta.
Entrano in noi, scavano nei sentimenti, donano emozioni.

Si cantano ovunque. Esplodono in ampie volute melodiche e dipingono paesaggi esteriori ed interiori. Dai luminosi orizzonti che si aprono dalle colline di Poggio Bustone, ai tumulti, alle schiarite del cuore. Lucio è il meglio della musica italiana, della poesia, dei sentimenti.
«Tu chiamale, se vuoi, emozioni…».

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