Da paradiso a inferno: viaggio nelle terre ancestrali dei Waorani in ostaggio delle lobby minerarie e petrolifere

Prima il fuoco, poi la paura. Nella notte del 18 agosto, un attentato incendiario ha raso al suolo l’avamposto dei guardiani indigeni Waorani, un attacco brutale per mettere a tacere la loro lotta contro le trivelle e le estrazioni minerarie illegali che avanzano illegalmente nella foresta Yasuní. C’è un luogo nel nord-est dell’Ecuador, al confine con...

Nonostante un referendum abbia sancito lo stop alle trivellazioni nel parco Yasuní, il governo dell’Ecuador non si ferma. Ora la protesta dei popoli indigeni arriva nella capitale Quito mentre sul territorio si moltiplicano gli attentati orditi dalle lobby minerarie

Riccardo Liguori

21 Agosto 2025

@Amazon Frontlines/nemoguiquita(Instagram)

Prima il fuoco, poi la paura. Nella notte del 18 agosto, un attentato incendiario ha raso al suolo l’avamposto dei guardiani indigeni Waorani, un attacco brutale per mettere a tacere la loro lotta contro le trivelle e le estrazioni minerarie illegali che avanzano illegalmente nella foresta Yasuní.

C’è un luogo nel nord-est dell’Ecuador, al confine con il Perù, dove la democrazia sembra valere meno del petrolio che dorme sotto terra. È il Parco Nazionale Yasuní, una delle aree più biodiverse del Pianeta, un polmone verde di quasi 10.000 km2 che due anni fa il popolo ecuadoriano ha scelto di proteggere. Con un referendum storico, i cittadini hanno detto “NO” a nuove trivellazioni, preferendo la foresta al profitto. Ma oggi


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