Croce Rossa, Rocca rieletto presidente della federazione internazionale

di Margherita De Bac

Romano, 56 anni, sarà fino al2026 a capo delle 192 organizzazioni nazionali e di 14 milioni di volontari. La sua storia

Dalla parrocchia di Ostia alla riconferma come presidente della Federazione internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna rossa. E’ la parabola di Francesco Rocca, 56 anni, romano, che oggi a Ginevra è stato rieletto al vertice dell’organizzazione di volontariato nata nel 1928 per dare «assistenza sanitaria e sociale sia in tempo di pace sia in tempo di conflitto». La guiderà per altri 4 anni, unico italiano della storia a coordinare i 14 milioni di volontari (prima elezione ad Antalya nel 2017)

Clima e carestie

Lo hanno deciso con i loro voti i rappresentanti delle 192 società nazionali, a cominciare da quella italiana di cui lui stesso è presidente. E’ una fase difficilissima. Dopo la pandemia, la guerra in Ucraina, due crisi accompagnate da instabilità economica, carenza di cibo, emergenze sanitarie e climatiche. Tre le priorità di Rocca. Affrontare il crescente impatto umanitario della crisi climatica, ridurre le diseguaglianze sanitarie, sostenere e proteggere i migranti. Tutto questo puntando sull’autonomia delle singole società.

La parrocchia di Ostia

Rocca si racconta: «Ho cominciato questa strada nella parrocchia Stella Maris di Ostia. Un luogo di aggregazione dove mi trovavo bene, era l’unico della zona in cui vivevo con i miei genitori. Famiglia semplice. Papà tecnico audio video in Rai, mamma insegnante alle elementari due fratelli più piccoli». Insegnava catechismo: «Quando sei educato così viene spontaneo coltivare il valore della solidarietà e l’attenzione per l’altro». Poi la prima esperienza nel volontariato di strada. E’ il 1988 quando si avvicina al movimento eucaristico giovanile. E’ in quegli anni che fa i turni in un rifugio per migranti etiopi vicino alla stazione Termini.

Ex penalista

A ispirarlo il francese Raoul Follereau, giornalista e scrittore, folgorato dalla scoperta dell’esistenza della lebbra, il primo a dedicarsi attivamente a questo popolo di dimenticati. Ne salverà milioni. Laureatosi in legge a tempi record, 3 anni e mezzo di studio, Rocca sogna un futuro da penalista. Fa l’avvocato e nel 90 finisce sotto scorta per 6 anni perché difende alcuni collaboratori di giustizia e questo non piace alla criminalità organizzata.

L’acquario tropicale

Alla fin, a metà degli anni 2000 cambia strada. Dai tribunali alla direzione di strutture sanitarie, esordio al Sant’Andrea di Roma, ospedale nascente. Nella Cri italiana comincia come commissario straordinario nel 2008 e da allora gestisce una lunga serie di emergenze umanitarie, terremoti, migranti, conflitti, carestie. Un ricordo indelebile? «Il sorriso dei bambini etiopi di Macallè» dove si è racato per visitare una scola. Un hobby? «L’acquario tropicale. E’ diventata una passione, un relax. Accompagna le mie giornate di lavoro quando siedo alla scrivania del mio ufficio romano seguo la vita dei pesciolini variopinti»

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