Creatività che fa bene al pianeta: come arte, design e sostenibilità stanno riscrivendo il futuro dei brand
Che cosa accomuna la campagna di un marchio di moda che racconta la filiera del cotone rigenerato, l’allestimento di un negozio che invita a ricaricare cosmetici senza plastica e la luce calda che, in un ristorante, mette in risalto i piatti plant-based dello chef? La creatività. Ma non una creatività qualunque: parliamo di un approccio...
Che cosa accomuna la campagna di un marchio di moda che racconta la filiera del cotone rigenerato, l’allestimento di un negozio che invita a ricaricare cosmetici senza plastica e la luce calda che, in un ristorante, mette in risalto i piatti plant-based dello chef? La creatività. Ma non una creatività qualunque: parliamo di un approccio che unisce strategia, cultura visiva e – soprattutto – responsabilità ambientale.
Negli ultimi anni la transizione ecologica ha cambiato il modo in cui aziende, designer e comunicatori concepiscono i progetti. È nato un nuovo mantra: mettere l’impatto prima dell’estetica. Non si tratta più di “dare un tocco green” ai prodotti; si tratta di ripensare l’intero processo, dal concept alla comunicazione, per ridurre l’impronta ecologica e generare valore sociale.
Questo scenario richiede figure professionali ibride, capaci di parlare la lingua del brand e quella del pianeta. Tra le più richieste spiccano l’art director e il green designer.
Perché oggi il design deve occuparsi di ambiente?
Secondo il Global Status Report for Buildings and Construction, il 38% delle emissioni climalteranti deriva dal settore costruzioni; la parte restante
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