Conte non paga l’Inps, ora rischiano i pensionati

Loy (Inps): “Buco da 16 miliardi nei conti per gli aiuti Covid”.

La denuncia del presidente del Consiglio di vigilanza dell’istituto: “È una ipotesi estrema ma potrebbe succedere che non ci siano risorse per coprire le prestazioni, pensioni comprese. Due mesi per ricevere la cassa integrazione sono troppi. Dovremmo scendere a uno e rafforzare gli assegni molto bassi”.
ROMA —«Due mesi per ricevere la Cassa integrazione sono troppi, dovremmo scendere a uno e rafforzare gli assegni molto bassi», dice Guglielmo Loy, ex segretario confederale della Uil, dal novembre 2017 presidente del Civ, il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps che sorveglia l’Istituto di previdenza per conto di lavoratori e imprese. «Vorrei anche dire che c’è un buco di quasi 16 miliardi nel bilancio Inps, creato proprio dalla Cig Covid. Il legislatore dovrebbe intervenire prima di mettere a rischio la sostenibilità e dunque le prestazioni di Inps».
Presidente, possibile che ci siano ancora questi ritardi sulla Cig Covid? Cosa non funziona?
«C’è un miglioramento rispetto a inizio pandemia, l’Inps con fatica ha cercato di velocizzare le procedure. Ma due mesi di attesa in media sono eccessivi, occorre dimezzare. Anche perché non c’è solo un problema di tempi. Qui c’è una questione di bacino da svuotare, di domande incagliate da ripulire».
L’Inps è al limite? Qual è l’imbuto?
«Purtroppo il sistema informatico non è stato tarato a sufficienza per lavorare milioni di domande. D’altro canto, l’informatica da sola non basta a sciogliere le pratiche complicate, quelle col codice fiscale che non torna, l’azienda con più posizioni da verificare e così via. Dopodiché non esistono alibi. Anche l’Inps deve aiutare le imprese. Un difetto di comunicazione senz’altro c’è stato, con rimbalzi di mail e tutto da remoto. Derogare alle macchine non sempre aiuta».
Come Civ avete infilato i dati delle domande in giacenza in una vostra delibera. Perché non c’è trasparenza su questi dati?
«Il presidente dell’Inps era presente alla riunione. Il documento è pubblico».
Ha smentito i numeri?
«No, perché sono numeri Inps».
Allora come spiega i ritardi?
«Immagino li ritenga fisiologici e per quanto riguarda i mesi più recenti, come novembre, ha ragione».
Il Civ li considera fisiologici?
«Assolutamente no, al netto degli incagli bisognerebbe accelerare. Dietro ci sono le vite delle persone».
Una norma potrebbe aiutare?
«Autorizzare subito la domanda, erogare il 60-70% dell’importo e posticipare i controlli. Ma ci vuole il coraggio del rischio».
I casi dei furbetti del reddito di cittadinanza non aiutano.
«Decisamente no».
A proposito di furbetti, gli onorevoli che hanno chiesto e ottenuto anche il bonus da 600 euro che fine hanno fatto?
«Il ministero del Lavoro ha chiarito che la somma era indebita e l’Inps è obbligata a recuperarla. Rivelare la loro identità immagino sia ancora materia all’esame della Privacy».
Nel documento Civ si parla di 20 miliardi di disavanzo. Siete preoccupati?
«Di questi 20, ben 15,7 miliardi sono un buco creato dalla Cig Covid, una misura straordinaria introdotta dal governo quando ha chiuso il Paese. E che però è stata anticipata da Inps attingendo ai suoi fondi. Se non viene ripianato, quando si tornerà all’ordinario l’Inps rischia di non avere le risorse, che ricordo sono frutto di contributi di imprese e lavoratori, per erogare le prestazioni. O doverle ridurre».
Pensioni comprese?
«È un’ipotesi estrema, non certo peregrina. Se l’anticipazione di Inps sulla Cig Covid è strutturale, allora si trasforma in credito dello Stato. Chiediamo che venga sanato per non minare la sostenibilità del bilancio dell’Istituto. Tra l’altro il rosso da 20 miliardi che indichiamo nel documento si basa sulle ottimistiche stime della Nadef per il Pil 2021. Corretto dal punto di vista contabile, ma non rassicurante».
L’Inps è a rischio?
«Se il sistema non è più in equilibrio, qualcuno potrebbe essere tentato di tirare la cinghia sulle prestazioni, pensioni incluse. La profonda recessione poi inciderà molto, con contributi calanti. Il legislatore deve intervenire quanto prima».
Fonte: La Repubblica.it

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