Ci sono 200.000 barili di rifiuti radioattivi nell’Atlantico abbandonati da 80 anni: una missione sta per svelare gli effetti sull’ecosistema

Negli abissi dell’Oceano Atlantico Nordorientale, tra i 3.000 e i 5.000 metri di profondità, giacciono oltre 200.000 barili di rifiuti radioattivi. Sono lì da decenni, scaricati dai Paesi europei tra il 1946 e il 1990. Ora, dopo quasi 80 anni, un’équipe internazionale di scienziati si prepara a esplorare questi luoghi dimenticati, per mappare la zona...

Oltre 200.000 barili radioattivi giacciono nell’Atlantico, gettati tra il 1946 e il 1990: dopo 80 anni, scienziati europei li stanno mappando per capirne l’impatto sull’ambiente marino

Rebecca Manzi

23 Luglio 2025

@Greenpeace/Pierre Gleizes @Flotte Océanographique Française

Negli abissi dell’Oceano Atlantico Nordorientale, tra i 3.000 e i 5.000 metri di profondità, giacciono oltre 200.000 barili di rifiuti radioattivi. Sono lì da decenni, scaricati dai Paesi europei tra il 1946 e il 1990. Ora, dopo quasi 80 anni, un’équipe internazionale di scienziati si prepara a esplorare questi luoghi dimenticati, per mappare la zona e studiare gli effetti a lungo termine sull’ecosistema marino.

L’obiettivo del progetto

Dal 15 giugno un gruppo di ricercatori è salpato alla volta delle piane abissali dell’Atlantico, nell’ambito del progetto NODSSUM (Nuclear Ocean Dump Site Survey Monitoring). A guidare la spedizione è il Centro Nazionale Francese per la Ricerca Scientifica (CNRS), affiancato da istituzioni come Ifremer e l’Autorità per la Sicurezza Nucleare (ASNR). L’obiettivo non è recuperare i barili, ma analizzare la loro


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